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Decreto Covid, via libera del Cdm. Salvini critico: «Ci appelliamo alla scienza, no alle chiusure per scelta di Speranza»

31 Marzo 2021 - 21:18 Felice Florio
Il segretario del Carroccio si è detto «insoddisfatto» per la scelta di escludere le zone gialle fino al 30 aprile. Confermate tutte le misure, dall'obbligo vaccinale per gli operatori sanitari allo scudo penale per chi somministra le dosi

Si è concluso, dopo due ore e mezza, il Consiglio dei ministri che ha portato all’approvazione del nuovo decreto Covid. La tabella di marcia di Palazzo Chigi non ha incontrato particolari ostacoli, ma qualche polemica c’è stata: sia il fronte leghista che le associazioni di categoria dei medici hanno trovato nel testo che sarà in vigore fino al 30 aprile dei motivi di insoddisfazione. Fonti del Carroccio assicurano che non ci sono stati screzi tra Mario Draghi e Matteo Salvini, «ma la Lega è convinta della necessità di seguire i dati scientifici». Il riferimento è all’abrogazione delle zone gialle e bianche, che non potranno entrare in vigore prima di maggio.

C’è stato anche un confronto di persona nel corso della giornata – 31 marzo – tra il segretario della Lega e il ministro della Salute Roberto Speranza. A qualche minuto dalla chiusura del Consiglio dei ministri, fonti della Lega tendono a sottolineare che sarebbe passata la linea di Speranza dato che, subito dopo Pasqua, il governo si sarebbe impegnato a valutare eventuali riaperture tenendo conto del piano vaccinale e dell’andamento dei contagi. Alla mediazione avrebbe lavorato personalmente Salvini.

Salvini: «Ci fidiamo della scienza, non di Speranza»

«Noi ci appelliamo alla scienza, noi ci fidiamo dei medici italiani. Se i dati scientifici classificheranno una Regione come ancora a rischio, cioè rossa, si manterranno le chiusure. Se invece i dati scientifici classificheranno una regione come più sicura, cioè gialla o bianca, si comincerà a riaprire. Semplice. Non si possono rinchiudere fino a maggio 60 milioni di persone e migliaia di attività economiche, sportive o culturali, per scelta politica, non medica o scientifica, del ministro Speranza», ha dichiarato Salvini in serata. «La nostra lealtà al presidente Draghi ci impone di lavorare insieme per risolvere i problemi – ha aggiunto – ma anche di avere il coraggio di sottolineare e correggere quello che non va. Dopo Pasqua, il ritorno alla vita e al lavoro nelle zone sicure sarà realtà».

I medici incalzano: «Provvedimento deludente»

I medici ospedalieri, d’altro canto, hanno definito il provvedimento «al di sotto delle necessità». Per il segretario dei sindacato dei medici ospedalieri Anaao-Assomed, Carlo Palermo, «il decreto è motivo di delusione per le categorie che rappresentiamo, non tanto per l’obbligo di vaccinazione quanto per la limitazione della tutela giudiziaria degli esercenti la professione sanitaria alla sola pratica della vaccinazione. Appare la non volontà di cogliere i problemi che da mesi, inutilmente, cerchiamo di evidenziare». Sulla stessa linea Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri, la Fnomceo: «È incompleta e insufficiente la tutela penale per i professionisti, che hanno operato in un contesto straordinario. E sono poco incisive anche le norme sull’obbligo vaccinale».

Speranza: «C’è l’impegno a estendere la protezione legale per tutti i sanitari»

«Non possiamo nascondere un pò di delusione, – ha aggiunto il presidente della Fnomceo – i provvedimenti non recepiscono a pieno le richieste avanzate dal mondo medico, limitandosi a esimere i vaccinatori dalla punibilità per omicidio colposo e lesioni colpose a seguito della somministrazione del vaccino. E anche le norme che introducono il cosiddetto obbligo vaccinale per i sanitari sono in realtà poco incisive. Le norme esistenti – conclude Anelli – già garantiscono il diritto dei cittadini a non essere messi a rischio. Questi provvedimenti non aggiungono, in buona sostanza, nulla di nuovo». Il ministro della Salute, al termine del Consiglio dei ministri, ha cercato di ricucire con le associazioni di categoria: «C’è l’impegno di tutto il governo a lavorare, in sede di conversione del decreto, a una protezione legale per il personale sanitario impegnato nell’emergenza che vada oltre la semplice norma approvata oggi che riguarda le vaccinazioni», ha assicurato Speranza.

Il decreto Covid del 31 marzo 2021 in sintesi

Il decreto approvato in serata prevede:

  • La proroga fino al 30 aprile delle misure previste dal precedente decreto Covid;
  • l’abrogazione delle zone gialle, salvo la possibilità, in questo arco temporale, di deliberare in consiglio dei ministri un allentamento delle misure, qualora lo consentano l’andamento dell’epidemia e l’attuazione del piano vaccini;
  • la scuola in presenza, anche in zona rossa, fino alla prima media. L’obiettivo è quello di garantire gradualmente il rientro a scuola in presenza di tutti gli studenti.

Per quanto riguarda la responsabilità penale di chi somministra i vaccini, il decreto esclude la punibilità dei vaccinatori quando hanno agito seguendo le procedure corrette previste per la somministrazione del vaccino e, quindi, l’uso è avvenuto in conformità con le indicazioni contenute nelle circolari pubblicate sul sito del ministero e nel foglietto illustrativo. Il decreto Covid, poi, ha introdotto l’obbligo di vaccinazione per gli esercenti le professioni sanitarie e per gli operatori di interesse sanitario che svolgono la loro attività nelle strutture sanitarie e socio/sanitarie pubbliche e private, in farmacie, parafarmacie e studi professionali.

La misura ha come obiettivo quello di tutelare più possibile sia il personale medico e paramedico sia coloro che si trovano a frequentare ambienti che possono essere maggiormente esposti a rischio di contagio. Il lavoratore che rifiuterà di vaccinarsi potrà essere adibito – ove possibile – ad altre mansioni che non comportino rischi di diffusione del contagi. In caso contrario la retribuzione non sarà dovuta. La disposizione vale anche per gli autonomi. Infine, è stata trattata anche la materia dei concorsi pubblici: il decreto prevede lo sblocco dei concorsi – circa 110 mila posti – e introduce procedure concorsuali semplificate.

Tra le principali novità si prevede una prova scritta e una prova orale nei soli concorsi per il reclutamento di personale non dirigenziale. Sono esclusi dalle procedure semplificate i concorsi per alcune categorie – il personale in regime di diritto pubblico, ex articolo 3 del Dlgs 165/2001 – tra cui magistrati ordinari, amministrativi e contabili, avvocati e procuratori dello Stato, professori universitari, appartenenti al comparto sicurezza e difesa, personale della carriera diplomatica e prefettizia. Per consentire lo svolgimento delle prove in sicurezza si prevede l’obbligo per i candidati di produrre la certificazione di un test antigenico effettuato nelle 48 ore precedenti. Inoltre, la durata massima della prova deve essere limitata a un’ora e lo svolgimento delle prove deve avvenire in sedi decentrate a carattere regionale.

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