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Un militare italiano faceva la talpa per Mosca: arrestato un ufficiale della marina e un russo. 5 mila euro in cambio di documenti riservati

Le indagini dei Ros sono state condotte con la collaborazione dell'Aisi, l'intelligence interna, e dello Stato Maggiore della Difesa

Nella serata di ieri, 30 marzo, i carabinieri del Ros hanno arrestato un ufficiale della Marina militare italiana di nome Walter Biot, capitano di fregata in servizio all’ufficio Politica Militare dello Stato maggiore della Difesa. Con lui è stato fermato anche un ufficiale delle forze armate russe, la cui identità al momento rimane ignota. L’accusa che pende sul militare italiano è di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, spionaggio politico e militare, diffusione di notizie di cui è vietata la divulgazione. La Farnesina ha convocato l’Ambasciatore russo a Roma e ha notificato l’immediata espulsione di due funzionari russi.

Entrambi gli ufficiali sono stati scoperti mentre si davano appuntamento per un incontro clandestino, mentre l’ufficiale italiano cedeva all’altro dei documenti “classificati” in cambio di 5 mila euro. Secondo quanto riportato da Ansa, i due si erano accordati anche su una cifra più bassa, circa 4 mila euro. Il denaro è stato sequestrato al momento dello scambio dopo l’intervento del Ros, che hanno condotto le indagini con la collaborazione dell’Aisi, l’intelligence interna, e dello Stato Maggiore della Difesa. Le motivazioni del tradimento sarebbero di natura economica: Biot avrebbe accettato di cedere informazioni in cambio di denaro, probabilmente per fronteggiare gravi problemi familiari.

I documenti che l’ufficiale della Marina militare avrebbe ceduto al funzionario russo riguarderebbero i sistemi di telecomunicazione militare a cui avrebbe avuto accesso in quanto in servizio allo Stato maggiore della Difesa. Tra questi ci sarebbero anche documenti Nato all’ufficiale accreditato presso l’ambasciata della Federazione russa a Roma. I due reati previsti, rispettivamente dagli articoli 86 e 88 del Codice penale militare di pace rientrano nel Titolo dei reati contro la fedeltà e la difesa militare e, in particolare, nel capitolo relativo allo spionaggio militare e alla rivelazione di segreti militari. Due reati che prevedono l’ergastolo o, nel caso del secondo, la reclusione non inferiore a vent’anni.

Di Maio: «Un atto ostile». Replica il presidente della Duma: «Impronta negativa sul dialogo Italia-Russia»

Mentre dalla Nato non commentano, il Ministero degli Affari Esteri italiano ha convocato l’Ambasciatore della Federazione Russa in Italia, Sergey Razov. Come si legge da una nota della sede diplomatica russa, nel corso del colloquio la parte italiana avrebbe informato che due funzionari dell’ufficio dell’addetto militare presso l’Ambasciata sono stati proclamati persone non-grate. L’Ambasciatore avrebbe espresso rammarico in merito a questa decisione oltre all’augurio che l’accaduto «non si rifletta sui rapporti italo-russi». Meno conciliante il presidente della commissione della Duma, il parlamento russo, per gli Affari Internazionali Leonid Slutsky.

«La spiomania è arrivata anche in Italia – dichiara -. L’espulsione dei democratici è un passo estremo. Un tale gesto non corrisponde ad un alto livello di relazioni bilaterali e purtroppo imporrà la sua impronta negativa sul dialogo russo-italiano». Un primo attestato di solidarietà nei confronti dell’Italia arriva da Londra. Condividendo il messaggio con cui Luigi Di Maio ha riferito della protesta consegnata all’ambasciatore di Mosca a Roma e dell’espulsione dei funzionari russi, il ministro degli Esteri britannico Dominic Raab ha denunciato «l’attività maligna e destabilizzante della Russia». Lo stesso Di Maio ha definito quanto accaduto «un atto ostile di estrema gravità», ma ha aggiunto che «con gli attori internazionali serve un canale di comunicazione per non favorire un’escalation che nessuno vuole».

I precedenti

Ci sono poi altri episodi, nella storia recente, che ricordano quello dei due ufficiali della Marina, e che vedono la Russia protagonista di intrighi internazionali. E l’Italia non ricopre il ruolo di pedina, piuttosto quello di terreno di gioco. A maggio 2016 a Roma, nel quartiere di Trastevere, era scattata la trappola contro un dirigente dell’intelligence portoghese che stava incontrando il funzionario russo Sergey Nicolaevich Pozdnyakov.

L’incontro era fissato per una compravendita dei piani d’azione dell’Alleanza Atlantica. L’arresto aveva portato a tensioni con Mosca: le autorità russe contestavano il mandato di cattura portoghese e ribadivano la protezione diplomatica del loro connazionale, che aveva passaporto diplomatico. Due mesi dopo la magistratura italiana ha rilasciato Pozdnyakov. Alla fine dello scorso agosto, invece, è stato arrestato un tenente colonnello francese in servizio nel comando Nato di Napoli. Era stato catturato mentre era in vacanza in Francia: l’operazione era stata condotta dai servizi francesi ma non si è mai saputo quale fosse la natura della sua collaborazione con la Russia.

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