Calcio, la parola «Kosovo» è vietata: il botta e risposta tra un giornalista spagnolo e l’addetto stampa della nazionale balcanica – Il video
Calcio e politica, una vecchio legame che passa anche per il peso delle parole. Durante la conferenza stampa alla vigilia della partita di Siviglia tra Spagna e Kosovo, vinta dagli iberici per 3-1 e valevole per le Qualificazione al Mondiale in Qatar del 2022, è andato in scena uno scambio imbarazzante tra un giornalista spagnolo e il capo ufficio stampa della selezione balcanica. Durante la consueta intervista pre-partita, infatti, un cronista iberico non ha nominato la parola «Kosovo» nel porgere una domanda al commissario tecnico Bernard Challendes. «Non capisco all’allenatore di quale squadra sia rivolta la domanda», chiede al collega l’addetto stampa seduto accanto al tecnico. «[È rivolta] all’allenatore della squadra che affronterà quella di Luis Enrique domani», risponde il giornalista.
Le questioni interne
Sette anni fa, l’allora premier spagnolo Mariano Rajoy dichiarò che la Spagna non avrebbe riconosciuto lo stato kosovaro come indipendente, bensì come “territorio”. La posizione politica di Madrid è legata a diversi aspetti interni, come l’indipendentismo catalano. Un riconoscimento del Kosovo verrebbe visto dagli indipendentisti come un’autorizzazione alla scissione. Per questi motivi, diversi media spagnoli non citano la parola “Kosovo”. Il nome del Paese, infatti, non viene evocato dai telecronisti durante le partite di calcio o gli eventi sportivi, come accaduto nell’ultimo confronto avvenuto tra le due selezioni.
“Kosovo” non viene citato neppure su tanti articoli di giornale, cartacei o online che siano. Nella tv pubblica spagnola, la parola viene sostituita con il termine “Federazione calcistica kosovara”, la parola “inno” non viene associata a Europa, l’inno nazionale senza parole adottato nel 2008, anno della separazione ufficiale dalla Serbia. Anche le grafiche che appaiono in tv in ogni partita di calcio, riportano “SPA” in maiuscolo e “kos” in minuscolo.
La posizione della Uefa
La linea del governo iberico è stata adottata anche dalla federazione calcistica spagnola, che parla di “territorio del Kosovo”. Rispetto a questioni del genere la Uefa non permette a selezioni di paesi in conflitto bellico di disputare partite. L’organizzazione del calcio europeo, infatti, non concede partite tra squadre russe e ucraine, tra serbe e kosovare, o tra armene e azere. La Spagna, invece, disputa incontri con Gibilterra ed è per tali ragioni che ha dovuto farlo anche con il Kosovo.
Video: Twitter/@TeamAlbanians
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