Il Coronavirus è fuggito da un laboratorio? «Estremamente improbabile». Ecco i risultati del report dell’Oms
Sulla missione degli ispettori dell’Oms a Wuhan per accertare le responsabilità della Cina nell’emergere del nuovo Coronavirus sembra pesare l’eco della amministrazione americana precedente. Ricordiamo soltanto l’attività dell’ex spin doctor di Donald Trump, Steve Bannon, nel diffondere le tesi di complotto sul virus prodotto in un laboratorio. Lo possiamo leggere anche tra le righe del report tanto atteso dell’Oms, ora disponibile online. In quel centinaio di pagine, gli esperti ritengono molto probabile che sia avvenuto un salto del virus dai pipistrelli alle persone, nel mercato ittico della metropoli cinese. All’ultimo posto menzionano come «estremamente improbabile» una fuga dal laboratorio locale.
Una comunicazione schizofrenica
Avevamo già approfondito assieme al genetista Marco Gerdol le ragioni per cui questa ipotesi è da ritenersi puramente fantascientifica.
«È un’ipotesi del tutto, ma evitiamo di dire che sia impossibile per dare un contentino al governo americano»: così commenta Gerdol, interpretando l’atteggiamento dell’Oms.
Da quando si è conclusa la missione a Wuhan abbiamo assistito a comunicazioni schizofreniche sul tema. I primi di febbraio sono trapelate indiscrezioni riguardo a «informazioni mai sentite prima». Poi qualche giorno dopo è stato comunicano: «Il virus ha origine animale. La fuga da un laboratorio? Estremamente improbabile».
Il microbiologo Dominic Dwyer lamenta il fatto che «la Cina si sarebbe rifiutata di consegnare alcuni dati chiave al team dell’Oms, fornendo soltanto una sintesi». Recentemente la Cnn ha pubblicato un’intervista al segretario di stato americano Antony Blinken in cui quest’ultimo sospetta che il team di esperti di Pechino possa aver «aiutato» gli ispettori dell’Oms.
Persino l’ex direttore dei Cdc americani Robert Redfield si è sentito in dovere di dire la sua. In uno speciale della Cnn intitolato The COVID War, ritiene plausibile l’origine del virus da un incidente di laboratorio. Il problema è che non spiega come questo sarebbe avvenuto.
Cosa hanno concluso gli ispettori dell’Oms
Alla fine il rapporto dell’Oms fa prevalere i fatti, comunque li si voglia confezionare mediaticamente:
«Nel maggio 2020, l’Assemblea mondiale della sanità nella risoluzione WHA73.1 ha chiesto al Direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) di continuare a lavorare a stretto contatto con l’Organizzazione mondiale per la salute animale (OIE), l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura degli Stati Uniti. Nazioni (FAO) e paesi, nell’ambito dell’approccio One Health, per identificare la fonte zoonotica del virus e la via di introduzione alla popolazione umana, compreso il possibile ruolo degli ospiti intermedi. L’obiettivo è prevenire sia la reinfezione con il virus negli animali e nell’uomo sia la creazione di nuovi serbatoi zoonotici, riducendo così ulteriori rischi di insorgenza e trasmissione di malattie zoonotiche», recita l’introduzione del report.
L’origine di SARS-CoV-2 dal mercato ittico locale, mediante un ospite intermedio – magari tra quelli commerciati illegalmente, come il pangolino – resta lo scenario più probabile. Leggiamo alcuni passaggi:
«Il ceppo CoV RaTG13 più vicino noto (96,2%) a SARS-CoV-2 rilevato nei tamponi anali di pipistrello è stato sequenziato presso il Wuhan Institute of Virology. Il laboratorio CDC di Wuhan si è trasferito il 2 dicembre 2019 in una nuova sede vicino al mercato di Huanan. Tali mosse possono essere di disturbo per le operazioni di qualsiasi laboratorio – continua il report – I parenti più stretti di SARS-CoV-2 da pipistrelli e pangolino sono evolutivamente distanti da SARS-CoV-2. Ci sono state speculazioni sulla presenza del legame del recettore ACE2 umano e di un sito di scissione della furina in SARS-CoV-2, ma entrambi sono stati trovati anche nei virus animali e gli elementi del sito di scissione della furina sono presenti in RmYN02 e nel nuovo pipistrello thailandese SARSr-CoV. Non vi è alcuna registrazione di virus strettamente correlati a SARS-CoV-2 in alcun laboratorio prima di dicembre 2019 o di genomi che in combinazione potrebbero fornire un genoma di SARS-CoV-2».
«Il rischio di coltura accidentale di SARS-CoV-2 in laboratorio è estremamente basso. I tre laboratori di Wuhan che lavorano con la diagnostica dei CoV e / o l’isolamento dei CoV e lo sviluppo di vaccini avevano tutti strutture di alto livello di biosicurezza (BSL3 o 4) ben gestite, con un programma di monitoraggio della salute del personale senza segnalazioni compatibili con la Covid-19 […] Il laboratorio CDC di Wuhan che si è trasferito il 2 dicembre 2019 non ha segnalato interruzioni o incidenti causati dal trasferimento. Hanno inoltre segnalato l’assenza di attività di conservazione o di laboratorio su CoV o altri virus pipistrello prima dell’epidemia».
Allora perché la Cina si sarebbe dimostrata poco collaborativa?
In sinstesi, tutti gli esperimenti coi patogeni devono riportarne la sequenza genetica. Questa si trova necessariamente nei database internazionali. Lo abbiamo visto anche negli studi travisati di proposito l’anno scorso dai complottisti: si parlava di virus-chimera o di incidenti di laboratorio compatibili con l’emergere della Covid-19 a Wuhan.
Infine, per poter mimare le mutazioni puntiformi lungo l’intero genoma, compatibili evolutivamente con quelli dei BetaCoronaVirus imparentati trovati successivamente, occorrerebbe utilizzare una tecnologia che oggi semplicemente non esiste. La Crispr per esempio, lavora coi frammenti genetici, non su singole basi lungo l’intero genoma.
Dato il modo con cui Pechino mise a tacere il medico Li Wenliang, che per primo si accorse dell’emergere di una nuova malattia tra alcuni pazienti provenienti dal vicino mercato ittico di Wuhan, e data la scarsa trasparenza con cui il governo filtrava le informazioni sull’epidemia, è naturale che si senta l’esigenza di effettuare controlli più accurati tramite indagini da parte di terzi.
Forse sarebbe anche il caso di approfondire un giorno gli eventuali errori commessi dalle autorità cinesi. Risultano essere più plausibili i presunti tentativi iniziali di sminuire l’emergenza sanitaria. Questo potrebbe aver comportato potenziali conseguenze nella successiva diffusione del virus nel mondo. Il team internazionale di ispettori ha avuto tra i suoi scopi proprio quello di raccogliere dati sul modo in cui è scoppiato il primo focolaio. Conoscere meglio le dinamiche di origine e diffusione della Covid-19 andrebbe a beneficio di tutti, per prevenire future pandemie. Ma per avere una risposta precisa a queste domande dovremo forse attendere il futuro lavoro degli storici.
Foto di copertina: EPA/ROMAN PILIPEY | Liang Wannian (C), head of the expert group on COVID-19 response at China’s National Health Commission, attends with other Chinese expert members a media briefing at the National Health Committee in Beijing, China, 31 March 2021. The topic of the media briefing was about the joint research in Wuhan of the origins of COVID-19 held by Chinese expert members together with the World Health Organization (WHO) team.
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