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AstraZeneca, Bassetti mette in chiaro: «I casi di trombosi? Nessuna paura, nella popolazione non vaccinata i dati sono gli stessi»

05 Aprile 2021 - 12:47 Redazione
«Ha fatto bene l’Italia a seguire quello che dice l'Ema, i benefici del farmaco anglo-svedese superano ampiamente i rischi», ha detto il direttore delle Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova

«I dati relativi ai casi di trombosi in chi è vaccinato» contro il Covid «sono esattamente uguali a quelli per la popolazione non vaccinata». Matteo Bassetti, direttore delle Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, prova così a fare chiarezza su quelli che vengono definiti “casi sospetti” di trombosi relativi a persone cui è stato somministrato il vaccino AstraZeneca contro il Coronavirus. «Ha fatto bene l’Italia a seguire quello che dice l’Ema, i benefici del vaccino AstraZeneca superano ampiamente i rischi. Le istituzioni non hanno aiutato, Aifa in 3 momenti diversi ha autorizzato il vaccino per 3 categorie diverse. I dati britannici, con oltre 12 milioni di persone vaccinate tra Inghilterra e Scozia, hanno evidenziato che il vaccino è forte e sicuro», rimarca Bassetti nel corso di un’intervista a Mattino Cinque.

«Richiamo? Meglio con lo stesso farmaco»

Quanto all’ipotesi di utilizzare un altro vaccino per il richiamo della prima dose di AstraZeneca, presa in considerazione anche dall’Italia, Bassetti sostiene che «In generale sarebbe bene usare lo stesso vaccino per il richiamo. Moderna e Pfizer sono vaccini a Mrna, gli altri sono a vettore virale. Potrebbe bastare anche una sola dose, gli inglesi hanno somministrato la prima dose al maggior numero di persone e hanno rimandato la seconda. Chi ha avuto il Covid dovrebbe avere una sola dose: chi ha fatto l’infezione, ha la stessa risposta anticorpale se riceve una o due dosi». E ha poi aggiunto: «La variante più diffusa che abbiamo in Italia, la variante inglese, è perfettamente coperta dai 3 vaccini in uso e lo sarà anche dal vaccino Johnson&Johnson. Per la variante brasiliana e quella sudafricana, il vaccino potrebbe funzionare meno. Ma stiamo tranquilli: le vaccinazioni di massa sono il modo migliore per contrastare le varianti».

Immunità di almeno un anno col vaccino

Per quanto riguarda l’immunità, Bassetti spiega che «dopo aver superato il virus potrebbe durare 6-9 mesi. Per il vaccino, si dice dovrebbe durare almeno un anno. Ci sono dati, per il vaccino Moderna, che direbbero che si arriva anche a 2 anni. Lo capiremo strada facendo, controllando le persone che hanno partecipato alla sperimentazione. Credo che con il vaccino anti Covid succederà quello che accade con il vaccino per l’influenza, ne va fatto uno ogni anno. I virus mutano, cambiano faccia: dobbiamo essere in grado di intercettare eventuali cambiamenti». «Chi si vaccina e si infetta ha il 90% di carica virale più bassa rispetto ad un soggetto non vaccinato – dice ancora Bassetti -: il suo tampone sarà positivo e i sintomi saranno blandi, la capacità di trasmissione sarà decisamente inferiore. Il vaccino deve evitare che si muoia e in questo senso la copertura è del 100%. Quando avremo il 70-75% della popolazione vaccinata, se qualcuno» tra i vaccinati «si infetta non sarà un gran problema».

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