Giordania, il principe Hamzah accusato di complotto si ribella al blocco su internet: «Non obbedirò»
Il principe Hamzah, accusato di complotto contro il fratellastro, il re della Giordania Abdallah II, ha fatto sapere che non obbedirà agli ordini del capo di Stato maggiore, il generale Youssef Huneiti, perché «del tutto inconcepibili». La dichiarazione arriva a circa 24 ore dall’arresto: «Ovviamente non obbedirò quando mi dice che non sono autorizzato ad uscire, a twittare, a comunicare con le persone e che mi è permesso solo vedere la mia famiglia», ha detto in un audio reso pubblico. Una serie di limitazioni impostegli in virtù dell’accusa di cospirazione con soggetti stranieri per «destabilizzare il Paese», minacciando la sicurezza nazionale. Sempre su Twitter, il principe ha dichiarato di non volere «fare alcunché che possa creare una escalation».
Gli arresti
Sono 18 gli arresti in totale (all’inizio si pensava fossero 20) che ieri, 4 aprile, le autorità hanno eseguito. Diciotto personaggi eccellenti che, secondo il governo giordano, stavano ordendo «un complotto» contro il re Abdallah II: tra di loro anche due alti ufficiali vicini al principe. Poche ore prima, Bbc aveva diffuso un video trasmesso dallo stesso Hamzah, che denunciava di essere stato messo agli arresti domiciliari nel suo palazzo: ha raccontato che i militari si sono presentati alla sua casa intimandogli di non uscire, di non comunicare con l’esterno o darsi appuntamento con qualcuno. Le autorità gli hanno vietato l’uso dei mezzi di comunicazione, come telefono e internet, interrompendo direttamente le utenze. Hamzah ha parlato di una punizione per la sua partecipazione a incontri dove il re è stato criticato. E ha aggiunto: «Non rientro in nessuna cospirazione, organizzazione nefasta o gruppo appoggiato dall’estero, come viene sempre detto qui per chiunque dica cose critiche».
La faida familiare
Quella giordana è una faida familiare che si trascina da lungo tempo, precisamente dal 2004 quando Hamzah era stato privato del titolo di principe ereditario da re Abdallah, che cinque anni prima era diventato salito al trono dopo la morte del loro padre, re Hussein. Nel frattempo, vari Paesi si sono affrettati ad esprimere sostegno al re. Tra loro il dipartimento di Stato Usa, parlando di lui come di «partner chiave». Appoggio ad Abdallah è arrivato anche da Arabia Saudita, Bahrain, Kuwait, Oman, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Israele.
Il commento di Bruxelles
La vicenda è finita sotto la lente di Bruxelles che ha così commentato: «L’Unione europea segue da vicino i recenti eventi in Giordania. L’Ue e la Giordania hanno una partnership forte e solida. Continueremo a supportare la Giordania e il suo popolo. L’Ue sostiene pienamente il re Abdallah II e il suo ruolo di moderazione nella regione». A dirlo, la portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna, Nabila Massrali.