Coronavirus, Oxford sospende le sperimentazioni di AstraZeneca sui bambini. La Corea del Nord non manderà atleti alle Olimpiadi per il Covid
REGNO UNITO
AstraZeneca, l’Università di Oxford sospende le sperimentazioni sui bambini
In attesa che l’Authority per i farmaci britannica (Mhra) fornisca ulteriori informazioni «sui rari casi di trombosi e trombocitopenia che sono stati segnalati negli adulti», l’Università di Oxford ha annunciato di aver sospeso la sperimentazione del vaccino anti-Covid di AstraZeneca sui bambini, in attesa dei risultati delle analisi sui possibili legami tra il farmaco e gli episodi di trombosi registrati nella popolazione adulta. Le sperimentazioni erano iniziate a febbraio, coinvolgendo circa 300 volontari di età compresa tra i 6 e i 17 anni, ma in via del tutto precauzionale si è deciso per fermare i test. «Sebbene non ci siano preoccupazioni per la sicurezza nella sperimentazione pediatrica, attendiamo ulteriori informazioni dall’Mhra sui rari casi di trombosi e trombocitopenia che sono stati segnalati negli adulti, prima di procedere alla somministrazione di altri vaccini», ha spiegato il professor Andrew Pollard, direttore dell’Oxford Vaccine Group.
L’ipotesi dell’agenzia britannica del farmaco per la campagna vaccinale
Nel Regno Unito l’agenzia nazionale del farmaco (Mhra) sta pensando di mettere un tetto all’età dei soggetti cui potrà essere inoculato il vaccino AstraZeneca contro il Coronavirus, limitando così per i più giovani. La notizia arriva dall’emittente televisiva britannica Channel 4 che cita fonti vicine alle autorità sanitarie. «Due fonti ci hanno riferito che, sebbene i dati non siano ancora chiari, ci sono crescenti argomentazioni che giustificherebbero offrire alle fasce di età più giovane, under30 almeno, un vaccino differente», hanno fatto sapere dall’emittente. Il chief executive di Mhra, June Raine, come riportato dal Guardian, ha affermato che nessuna decisione è stata ancora presa.
COREA DEL NORD
I Giochi come un’occasione (mancata) per riavviare il dialogo
La Corea del Nord non parteciperà alle Olimpiadi di Tokyo in programma questa estate. La motivazione ufficiale è la volontà di «proteggere gli atleti dalla crisi sanitaria globale causata dal Covid-19», ha fatto sapere il dipartimento delle comunicazioni del ministero dello Sport. La notizia ha una forte valenza politica e diplomatica, oltre che sportiva. I Giochi olimpici avrebbero potuto rivelarsi un’occasione importante per innescare la ripresa del dialogo tra Corea del Nord e Usa, compromesso dal fallimento del vertice di Hanoi tra Kim Jong-un e Donald Trump nel febbraio 2019. Pyongyang, potenza nucleare isolata da gran parte del resto del mondo, aveva preso parte alle ultime Olimpiadi invernali in Corea del Sud, evento decisivo nel riavvicinamento diplomatico avvenuto nel 2018. Kim Yo-jong, sorella del leader nordcoreano Kim Jong-un, aveva presenziato come inviata del fratello e il presidente sudcoreano Moon Jae-in aveva sfruttato l’evento per dare il la alla mediazione tra Pyongyang e Washington, poi sfociata negli incontri tra Kim e l’allora presidente americano Trump.
April 6, 2021
USA
Il 32% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino
Almeno 15.000 casi riconducibili alla variante di Coronavirus individuata per la prima volta nel Regno Unito sono stati segnalati in tutti i 50 stati degli Usa. Si tratta della prima volta che accade, fanno notare i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc). La Florida è lo stato con il maggior numero di casi confermati di variante inglese (3.191), nota per essere più contagiosa dei ceppi precedenti. Il Michigan, che sta sperimentando una impennata nei contagi, ha il secondo maggior numero di casi confermati (1.649). Gli ultimi dati confermano la diffusione negli Usa anche delle varianti inizialmente rilevate in Sudafrica (in 32 stati e Washington DC) e Brasile (25 stati).
Sul fronte della campagna vaccinale, gli ultimi dati evidenziano una accelerazione delle somministrazioni negli Usa. Al momento sono state somministrate più di 167 milioni di dosi di vaccino anti Covid-19, circa l’80% delle 207.891.395 dosi consegnate. La media negli ultimi sette giorni è di circa 3,1 milioni di dosi al giorno. Complessivamente, circa il 32% della popolazione statunitense (più di 107,5 milioni di persone) ha ricevuto almeno una dose di vaccino, e quasi il 19% della popolazione (62 milioni di persone) è completamente vaccinata, secondo i dati del Cdc.
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