Draghi arriva in Libia. Il primo viaggio del premier per rilanciare il ruolo dell’Italia nel Mediterraneo
La visita di oggi di Mario Draghi in Libia ha un significato doppiamente simbolico. Da una parte sarà il primo viaggio all’estero del premier italiano, dall’altro la scelta di recarsi a Tripoli segna la volontà del nuovo esecutivo di rimettere il Mediterraneo al centro della politica estera italiana. E la Libia ne è la chiave principale. Una volontà espressa dai numerosi contatti avuti negli ultimi mesi dal ministro degli Esteri italiano, Luigi di Maio, con la controparte libica e con il nuovo premier ad interim Abdul Hamid Dbeibah, il cui compito sarà quello di trainare il Paese fino alle elezioni del prossimo 21 dicembre. «L’Italia difende in Libia – nel Mediterraneo orientale, ma un po’ dovunque – i propri interessi nazionali e la cooperazione internazionale anche nel campo della sicurezza con i suoi partner strategici. Se vi fossero interessi contrapposti, l’Italia non deve avere alcun dubbio a difendere i propri interessi nazionali», ha dichiarato il premier Draghi in aula al Senato lo scorso 24 marzo. Interessi che se da una parte in Libia coincidono con l’europeismo e l’atlantismo, pilastri rilanciati fin da subito dal nuovo esecutivo, dall’altra aprono a un rafforzamento della strategia italiana nel Mare Nostrum.
Alla ricerca di un ruolo di mediatrice
Non a caso, nel 2018, l’allora ministra della Difesa Roberta Pinotti decise di riassegnare le truppe italiane dispiegate in Iraq e Afghanistan alle missioni in Libia e nel Niger. Soprattutto a Tripoli, negli ultimi due anni, il panorama sul campo è diventato più complesso. Con lo scontro tra il premier appoggiato dall’Onu, Fayez al- Sarraj, e il generale della Cirenaica, Khalifa Haftar, negli ultimi anni si sono andati a rafforzare due fronti contrapposti. Da una parte Haftar ha ottenuto il supporto dell’Egitto, degli Emirati Arabi, e della Russia. Dall’altra, Sarraj ha avuto un grande sostegno in chiave militare da Ankara. Ed è in questo contesto che l’Italia, pur sostenendo l’ex premier Sarraj, ha provato a presentarsi come mediatrice, ma con scarsi risultati. Anche a causa dell’ostilità francese, più vicina ad Haftar e storica rivale dell’Italia nel Mediterraneo. Dove invece l’Italia ha mediato è stato sul dossier immigrazione. Con la firma del memorandum d’intesa con Tripoli, l’Italia ha continuato ad appaltare alla guardia costiera libica la gestione dei flussi migratori, condannando migliaia di migranti alla detenzione in carceri libiche in condizioni disumane.
Gli interessi energetici in gioco
Ma se, come sembra, le considerazioni di carattere etico e di rispetto dei diritti umani non arriveranno sul tavolo, con la visita dei prossimi due giorni l’obiettivo di Draghi sarà quello di difendere, come dichiarato al Senato, “gli interessi italiani”, anche di fronte all’opposizione di partner strategici. Interessi che sono legati anche alla produzione di petrolio e gas in Libia, una produzione controllata al 45% dall’Eni. Ma la portata degli interessi italiani si estende anche al Mediterraneo orientale, dove Eni è proprietaria per il 50% della gestione del giacimento di gas naturale offshore egiziano di Zohr, il più grande del Mediterraneo orientale. In quest’area Eni è anche leader nell’esplorazione di gas naturale offshore di Cipro. E non è un caso se è attesa in Libia anche una visita del premier greco Kyriakos Mitsotakis, che proprio nel Mediterraneo Orientale sta giocando da mesi una partita con Ankara.
Da ovest a est: la politica estera italiana nel Mediterraneo
Nel Mare Nostrum l’Italia si muove quindi su più fronti. E mentre i suoi interessi energetici in Libia «spingono Roma a schierarsi con la Turchia nel Mediterraneo centrale – fa notare un’analisi apparsa su Foreign Policy – i profondi partenariati energetici dell’Italia con l’Egitto e Cipro collocano Roma e Ankara sui lati opposti della barriera nel Mediterraneo orientale». Anche in Libia, la vicinanza tra Italia e Turchia è certamente appoggiata da Washington in chiave anti-russa. E sebbene la politica estera dell’Italia risulti spesso confusa, con l’arrivo di Draghi l’obiettivo principale di Roma sarà quello di bilanciare spinte geopolitiche differenti attraverso un maggiore ruolo di mediazione in Libia.