Ilaria Capua non sostiene che il Coronavirus sia nato in un laboratorio e Salvini non lo aveva ipotizzato, ma dato per certo
Il 6 aprile 2021 Matteo Salvini pubblica un post su Facebook nel quale condivide delle affermazioni di Ilaria Capua in merito al Sars-Cov-2, il virus della Covid-19. Nel suo messaggio afferma che quando «ipotizzò» che il virus «fosse nato in un laboratorio (cinese)» venne «massacrato», ma che «il tempo è galantuomo» grazie alle parole della scienziata italiana. In realtà in passato aveva detto altro.
L’immagine condivisa da Salvini riporta il seguente virgolettato attribuito da Agi a Ilaria Capua: «È plausibile l’ipotesi che il Covid-19 sia nato in laboratorio». Nel post, il leader della Lega riporta il testo dell’articolo pubblicato a firma della scienziata su Il Corriere della Sera che andrebbe però letto con attenzione.
Analisi
Partiamo dall’affermazione di Matteo Salvini in cui il segretario della Lega afferma di aver «ipotizzato» quale sia stata l’origine del virus. In passato, come riscontrato da Open Fact-Checking, il leader della Lega non aveva posto un’ipotesi (sinonimo di supposizione) bensì una “certezza” basata su dichiarazioni altrui senza alcuna prova e su teorie del complotto:
- ad aprile 2020 aveva condiviso le fantomatiche teorie di Luc Montagnier;
- a settembre 2020 aveva condiviso le affermazioni della virologa cinese autrice del cosiddetto «Yan Report» sponsorizzato da Steve Bannon;
- a dicembre 2020 era intervenuto al Senato affermando che «Tutto è cominciato in un laboratorio cinese»;
- a gennaio 2021 era tornato alla carica intervenendo a Mezz’ora in Più (Rai 3).
Ecco il video dell’intervento al Senato:
L’articolo su Il Corriere a firma Ilaria Capua risale al 5 aprile 2021, ecco la parte riportata nel post di Salvini:
La scienza non può più nascondersi dietro un filo d’erba. Bisogna farsi coraggio e affrontare l’elefante che troneggia nei nostri dubbi sospesi a mezz’aria. Mi riferisco alla verità implicita racchiusa nella missione dell’OMS a Wuhan per investigare sull’origine del Sars-Cov-2. L’essenza è questa: se l’OMS, oltre un anno dopo il fatto, decide di spedire un gruppo di esperti in Cina per cercare di stabilire che cosa è successo, un motivo c’è. E il motivo che serpeggia nel fondo è che è accettato e risaputo che in alcuni laboratori del mondo esista la tecnologia per alterare virus naturali più o meno innocui e trasformarli in stipiti virali potenzialmente pandemici. Esemplifico: l’ipotesi che Sars-Cov-2 possa essere figlio di un virus generato in laboratorio è ritenuta plausibile al punto tale da dover mandare una squadra di esperti a verificare cosa è successo in quel laboratorio.
Ilaria Capua parla di ipotesi, un’ipotesi per la quale – come spiega – la stessa Oms «decide di spedire un gruppo di esperti in Cina per cercare di stabilire che cosa è successo» dal momento che il dubbio nasceva dal fatto che in Cina ci sono alcuni laboratori capaci di alterare virus (ricordiamo i servizi su TGR Leonardo). L’ipotesi, la supposizione e il dubbio: tutto questo avrebbe spinto l’Oms a indagare come avevano fatto molti altri, senza trovare riscontri che confermino la teoria.
La scienziata riporta nell’articolo una breve spiegazione della tecnica GOF (Gain Of Function), contestandola poiché ritenuta rischiosa in ogni caso, ma senza affermare che questa sia legata al Sars-Cov-2. Capua riporta anche il tema del salto di specie e la necessità di trovare delle strategie per ridurlo il più possibile:
La pandemia porta con sé l’urgenza di non ricadere negli stessi meccanismi che ci hanno resi vittime di questa catastrofe. Da un lato si dovranno trovare delle strategie di riduzione del rischio di salto di specie all’origine, ovvero ridurre al minimo quei contatti a rischio animale-uomo che sono il primum movens del fenomeno pandemico. Ma questo non può bastare.
Dalle critiche alla sperimentazione e alla necessità di ridurre il rischio di salto di specie dei virus, Ilaria Capua sostiene che sia necessario fare uno sforzo in più in ambito vaccinale:
Dobbiamo arrivare ad avere vaccini per tutta la popolazione da produrre rapidamente e su larghissima scala. Ma ci siamo accorti che all’armamentario di vaccini che abbiamo sviluppato manca ancora un pezzo fondamentale.
Per schiacciare definitivamente la curva del Sars-Cov-2 e soffocare il COVID19 – e ancor di più per proteggerci da un futuro evento pandemico dobbiamo avere vaccini «più agili».
La fine dell’articolo? Fare una scelta tra il finanziare laboratori o la ricerca sui vaccini e altro ancora:
Affrontare il rapporto rischio-beneficio di moltiplicare i laboratori che possono generare virus con potenziale patogeno rafforzato oppure spingersi nell’immaginare un mondo che grazie al COVID19 avrà presto vaccini in formato cerotto, spray, chip che possono arrivare a destinazione anche senza un involucro gigantesco e refrigerante, che a oggi si è mostrato uno dei principali colli di bottiglia della logistica. Si tratta solo di pensarci bene scegliere, perché questo dibattito plasmerà il futuro delle nostre società e proprio per questo motivo al tavolo ci devono stare tutti.
In merito alle teorie, avevamo chiesto un parere anche all’esperto di genomica comparata Marco Gerdol domandandogli quanto sarebbe plausibile che oggi si possa lavorare segretamente a dei virus come armi biologiche, ecco qual è stata la risposta: «È abbastanza palese che un’arma del genere si ritorcerebbe contro chi l’ha prodotta. In questo caso particolare SARS-CoV2 non sarebbe comunque un virus dalle caratteristiche giuste per usi terroristici, perché non è controllabile». Domande e risposte che riguardavano il fantomatico studio della virologa cinese citata nel post di Salvini:
Nel report si parla in modo esplicito di ingegnerizzazione a carico di determinate proteine virali, per esempio, quando non siamo nemmeno sicuri di cosa facciano nello sviluppo delle infezioni. Siamo veramente nell’assurdo. Anche del nostro genoma sappiamo relativamente poco; per quanto ormai sequenziato completamente da un bel po’ di tempo, le variazioni genetiche umane sono in larga parte imprevedibili, nel senso che non è possibile prevedere come determinerebbero il comportamento dell’Organismo a contatto con un virus.
Conclusioni
Salvini afferma di aver ipotizzato l’origine del virus, ma le sue pubblicazioni e affermazioni pubbliche non sono equiparabili a delle supposizioni. In merito all’origine del virus, Ilaria Capua non riporta alcuna novità nel suo articolo al Corriere. Riporta invece una panoramica della situazione, delle condizioni che avevano portato l’Oms a indagare (ritenendo infine che la teoria del laboratorio sia «estremamente improbabile») e delle critiche in merito a certe tecniche ritenendole pericolose, per richiamare l’attenzione sulla necessità di avere vaccini con maggiore celerità e capacità di azione. L’articolo punta a una riflessione e a una scelta: rischiare continuando a operare con certi laboratori o scegliere un’altra via per il mondo scientifico.
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