«Altro che violenti, noi ristoratori siamo disperati. Salvini? Non crediamo più ai politici» – La lettera
Open ospita la lettera scritta da Umberto Carriera, giovane ristoratore di Pesaro e promotore di #IoApro, stremato dalla pandemia e presente ieri, 6 aprile, alla manifestazione di Roma in cui sono stati registrati alcuni scontri con le forze dell’ordine.
Caro direttore,
ieri, in piazza a Roma, non c’erano violenti e facinorosi ma migliaia di partite Iva a un passo dal fallimento. Siamo disperati, non abbiamo vergogna, né timore a dirlo. Da oltre un anno non riusciamo più a lavorare a causa delle restrizioni anti-Covid. Siamo gli italiani non garantiti, siamo disposti a tutto pur di sopravvivere. La nostra è una lotta alla sopravvivenza. Prenda me come esempio: Ho 18 mila euro di affitti arretrati, provo a pagare le bollette, pur non guadagnando più niente, e non so più dove sbattere la testa. Intanto i politici vivono su Marte, pensano al bonus vacanze, al bonus monopattino o al cashback. E a noi chi ci pensa? Alla nostra disperazione che rischia di portarci davvero a una guerra civile?
Ieri in piazza c’erano non solo le partita iva, i ristoratori o i proprietari di palestre, c’erano anche le famiglie. Non identificateci con quei 20-30 scalmanati che hanno provocato scontri con le forze dell’ordine da cui prendiamo le distanze. Noi non siamo loro. «Fermatevi, fermatevi, fermatevi», ho detto più volte al megafono durante gli scontri. La cosa che mi ha fatto più male, però, è l’esserci ritrovati improvvisamente con un manganello a un centimetro dai nostri volti, stremati. Noi che chiediamo soltanto di lavorare e di non morire di fame. Chiediamo solo questo. Ma, attenzione, ho il timore che quello di ieri sia un campanello d’allarme che non può essere sottovalutato. La disperazione è tanta.
I politici? Beh, gli aiuti non arrivano e quei pochi ristori che abbiamo avuto non ci permettono di sopravvivere. Quando ci ascoltano sembra di parlare con gente che vive su Marte, che non conosce i veri problemi del Paese. Abbiamo chiesto una road map, ci dicano quando possiamo riaprire e come. Vogliamo rispettare i protocolli di sicurezza, saranno poi i cittadini a venire, o meno, da noi. Saranno loro a dirci se si sentono sicuri nei nostri locali. Ma fateci riaprire a pranzo e cena. Non solo a pranzo, vi prego. Siamo la categoria più falcidiata da questa pandemia.
Draghi è riuscito a fare peggio di Conte. Alcune spese non possiamo nemmeno più detrarle. Io ho preso 3.000 euro per coprire le spese di un anno. Che me ne faccio? Intanto ho i conti dei miei locali in rosso. Uno a meno 10 mila, l’altro a meno 3 mila, senza considerare gli affitti che non ho più pagato. Come devo fare? Di certo non me lo diranno i tanti politici che hanno cavalcato la nostra disperazione, penso prima di tutto a Matteo Salvini che prima ci ascoltava, poi è stato messo a tacere da Draghi e Speranza. La gente, adesso, non crede più a nessuna fazione politica. Poi, dopo l’accozzaglia di partiti del governo Draghi, è ancora peggio. Parole, parole, parole. La cosa che non potrò dimenticare è stato il racconto di una donna, un’imprenditrice che gestiva un agriturismo. Al piano terra ha il ristorante, in quello superiore la casa in cui vive con marito e figli. Ora le hanno staccato l’acqua. Non ho parole. Siamo davvero alla disperazione.
Foto in copertina di repertorio: ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI
Leggi anche:
- Scontri davanti alla Camera per le riaperture, tra ambulanti e ristoratori senza mascherina spunta anche lo sciamano come a Capitol Hill
- #IoApro, ecco chi sfida il Dpcm (e si fa anche multare): «L’emergenza sanitaria è una buffonata» – Il video
- Ristoratori sul piede di guerra: «Traditi da Salvini, chiediamo i danni al governo. Pronti allo sciopero della fame» – Le interviste
- Covid, i ristoratori contro Draghi. Banchieri: «Molto peggio di Conte, fa solo promesse. E il ministro Franco neanche ci riceve» – L’intervista
- Pic-nic in zona rossa, la provocazione dei ristoratori bloccata dal sindaco di Minori (che arriva e spinge via i tavolini) – Il video