AstraZeneca, oggi la decisione dell’Ema: l’Italia valuta il divieto sotto i 65 anni di età
Il verdetto dell’Ema sul vaccino anti-Covid di AstraZeneca arriverà oggi, mercoledì 7 aprile, alle ore 16. L’Agenzia europea del farmaco è pronta a pronunciarsi sul presunto legame tra il preparato anglo-svedese e i rarissimi casi di trombosi venosa cerebrale che hanno colpito, nei 30 Paesi dello Spazio economico europeo (Ue, Islanda, Norvegia, Liechtenstein), 44 persone su oltre 9 milioni di vaccinati. Secondo quanto trapelato già ieri, l’Ema potrebbe aggiornare le proprie valutazioni, riconoscendo di fatto il legame tra il vaccino di AstraZeneca e i rari casi di trombosi riscontrati, al netto di un rapporto tra rischi e benefici che resta favorevole.
L’Agenzia europea per i medicinali, con ogni probabilità, non bloccherà l’uso del vaccino anglo-svedese, ma delegherà alle Agenzie di farmacovigilanza dei singoli Stati la decisione su come impiegare il preparato e se destinarlo solo a determinate fasce di popolazione. AstraZeneca, infatti, viene già somministrato solo agli over 55 in Francia, agli over 60 in Germania, agli over 65 in Finlandia, mentre in altri Paesi come Norvegia e Danimarca lo stop dura ormai dallo scorso marzo, quando il blocco coinvolse numerosi Paesi europei, tra cui l’Italia.
Le mosse dell’Italia tra limiti d’età e richiami
In attesa del responso dell’Ema, in Italia si sono intensificati nelle ultime ore i colloqui tra l’Agenzia nazionale per il farmaco (Aifa) e il Ministero della Salute, e sembra prendere sempre più piede l’ipotesi di destinare AstraZeneca solo alla popolazione più anziana: secondo La Stampa l’asticella potrebbe essere posta a 60 anni di età, secondo Repubblica a 65. Una scelta che, in ogni caso, andrebbe di fatto a sovvertire l’iniziale piano vaccinale italiano, dove le dosi del vaccino anglo-svedese erano destinate alla popolazione più giovane.
Un limite di età al vaccino costringerebbe poi a una valutazione sui richiami a quanti hanno ricevuto la prima somministrazione del preparato, principalmente personale scolastico e forze armate, che da maggio dovrebbero iniziare a ricevere la seconda iniezione. In questo senso, anche qualora dovessero iniziare a esser posti dei paletti sulle somministrazioni di AstraZeneca, fonti di Palazzo Chigi hanno assicurato che le dosi di vaccino ci saranno per tutti, «qualsiasi cosa accada».
Le ricerche sul presunto nesso tra vaccino e trombosi
A livello scientifico, resta tutto da chiarire il presunto collegamento tra il vaccino di AstraZeneca e i casi di trombosi. Le cause, come ha spiegato ieri il responsabile dell’Ema per la strategia sui vaccini, Marco Cavaleri, non sono ancora note. Tra le ipotesi al vaglio degli esperti della farmacovigilanza europea, la più avvalorata sarebbe quella secondo cui il preparato anglo-svedese innescherebbe, soprattutto nella popolazione femminile più giovane, una risposta autoimmune che porterebbe all’attivazione di alcuni fattori di abbassamento delle piastrine, influendo sulla coagulazione del sangue e causando successivamente eventi tromboembolici.
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