Tracciamento, aerazione, mascherine. La sindacalista: «Le linee guida per la scuola in sicurezza ancora non ci sono» – L’intervista
Arrivederci all’anno prossimo. Tutti gli sforzi della scorsa estate sulla scuola hanno portato a un autunno di misure restrittive e a una primavera dalla Dad ancora più rigida. Al 7 aprile non sono ancora arrivati gli aggiornamenti del protocollo del 6 agosto per le scuole – necessari a fronte della diffusione della variante B117 del Coronavirus – e ora il Comitato tecnico scientifico e i sindacati lavorano per un ritorno in classe in sicurezza in vista di settembre 2021. «Avevamo chiesto nuove linee guida a marzo, ma a oggi stiamo ancora aspettando», ha spiegato Maddalena Gissi, segretaria generale della Cisl Scuola. «Speriamo almeno di arrivare pronti a settembre, in modo da poter riempire finalmente le scuole in modo regolare».
L’incontro tra sindacati e dipartimento del Ministero dell’Istruzione c’era stato il 22 marzo, quando le rappresentanze avevano chiesto un aggiornamento sullo svolgimento degli esami di stato. Quello sulle prove dei professori era stato il primo documento del Cts preso sulle scuole a maggio 2020, e aveva fatto da apripista al protocollo di agosto sulle scuole in generale. Dopo l’ultimo incontro di marzo 2021, i sindacati avevano chiesto che venisse fatta chiarezza anche sulle nuove misure da adottare per la didattica in presenza. Le risposte degli esperti su cui basare le nuove misure sarebbero dovute arrivare oggi, 7 aprile, giorno della ripartenza. Ma per il momento non è stato inviato nulla, e dal dipartimento si aspetta un’altra convocazione.
Le richieste al Cts: tracciamento e sistemi di aerazione
«Volevamo capire se non fosse il caso di aggiornare il documento del Cts e con esso il protocollo sulla didattica in presenza in generale», ha spiegato Gissi. «Il dipartimento ci ha chiesto di inviare delle questioni al Comitato, le cui risposte avrebbero fatto da base per le nuove disposizioni. A oggi, però, non abbiamo ricevuto risposta. Probabilmente avranno avuto altre urgenze». Tra le richieste avanzate c’era quella sull’aerazione degli ambienti tramite gli strumenti di ventilazione artificiale. Alcune scuole si erano già mosse gli scorsi mesi grazie ai contributi dei genitori («rischiando così di aumentare le differenze tra i vari istituti», sottolinea Gissi), ma ora una parte dei 300 milioni stanziati nel dl Sostegno dovrebbero essere incanalati in interventi di questo tipo ed è «l’occasione per puntarci».
«Al Cts è stato dato questo ruolo di natura più scientifica e meno politica – ricorda Gissi- e speriamo che questi due mesi possano essere usati per uno studio specifico sui contagi, anche in virtù dei nuovi sistemi di purificazione dell’aria che potrebbero ridurre i rischi legati a un ambiente chiuso e affollato». Uno studio che può essere portato a compimento, però, solo con una strategia di tracciamento continua e non «estemporanea»: «La cosa fondamentale è avere degli studi Ministeriali che siano in grado di dimostrare che i bambini e i ragazzi non si contagiano a scuola».
I nodi da chiarire: dalle mascherine FFP2 al richiamo per gli insegnanti
«Ci piacerebbe capire quanto siano efficaci e, in caso, se non sarebbe il caso di inserirli nelle misure di nuove linee guida», spiega Gissi. Quello dei purificatori sarebbe uno strumento utile anche a fronte della difficoltà, a classi piene, di mantenere i due metri di distanza richiesti dalla variante B117 – ma anche nel momento delle mense, quando i bambini saranno obbligati a togliere la mascherina per mangiare. E a proposito di dispositivi di protezione individuale, sarebbe il caso anche di stabilire quali mascherine utilizzare: basteranno quelle chirurgiche o bisognerà puntare sulle FFP2? In caso, bisognerà pensare a un piano di distribuzione simile a quello messo a punto da Domenico Arcuri lo scorso anno.
«Sicuramente ci sono molti esperti che si stanno pronunciando, ma noi vorremmo che ci fosse un documento istituzionale, così da non lasciar spazio a interpretazioni», ha aggiunto Gissi. Da affrontare ci sarà anche il tema della seconda dose agli insegnanti: molti docenti sono chiamati a fare il richiamo a giugno, nel periodo degli esami di maturità. «C’è il rischio che si debbano assentare per gli effetti collaterali, come febbre, oppure che debbano spostare il vaccinazione», sottolinea. «Ci piacerebbe che si arrivasse preparati almeno su questo fronte».
Immagine di copertina: Ansa/Matteo Corner
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