I numeri in chiaro, Pregliasco: «Trend in miglioramento. AstraZeneca? Sciocco rinunciare, si rischia la vita» – Il video
«La mortalità, che è il segnale più concreto e triste, ci dice che il Covid continua a circolare. C’è una tendenza al miglioramento, bene i dati di ricoveri e terapie intensive che, di fatto, sono in diminuzione. I numeri si stanno stabilizzando». A parlare a Open è il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’istituto Galeazzi di Milano. I numeri di oggi parlano di 17.221 casi in appena 24 ore, ancora 487 morti (ieri 627), oltre mezzo milione di attualmente positivi e 259 ingressi in rianimazione. In calo ricoveri e terapie intensive (-465 e -20); in lieve aumento, invece, il tasso di positività: oggi al 4,75 per cento.
Il caos AstraZeneca e i rischi «quasi inesistenti»
Dati a parte, la vera questione, che travolge tutto il mondo e che preoccupa il nostro Paese, resta quella del vaccino AstraZeneca. C’è una correlazione tra trombosi e somministrazioni di vaccino? «Schizofrenica è stata la comunicazione riguardo le problematiche di eventi avversi del vaccino AstraZeneca. L’Ema, che è stata troppo burocratica nella sua decisione e nella sua comunicazione, ha evidenziato elementi concreti che ribadiscono l’esiguità dei casi, 86 su 25 milioni di dosi. Un valore irrisorio che non deve di certo spaventare. Il vaccino è efficace, sicuro e i rischi di eventi avversi gravi sono quasi inesistenti, bassissimi. Sarebbe sciocco non farsi vaccinare, così si rischia di prendersi l’infezione o addirittura si rischia la vita», ha detto.
«Riaprire? Comporta rischi»
Nelle ultime ore si è discusso anche della possibilità di riaprire le attività economiche chiuse da mesi. Dai ristoranti ai bar fino alle palestre: la protesta di Roma, con tanto di scontri, è stata un vero e proprio campanello d’allarme di un disagio sociale crescente. «Serve una pianificazione di aperture, servono tempistiche – dice Pregliasco -. Soprattutto adesso che andiamo verso il bel tempo, quindi i locali all’aperto e un distanziamento interpersonale maggiore. Un lockdown, tra l’altro, sarebbe difficile da gestire, attuare, governare. L’Italia a colori è già una mediazione politica rispetto al lockdown puro». «Aprire o non aprire – continua il virologo – è una decisione politica perché, è bene che si sappia, ogni riapertura comporta una quota di rischio. C’è sempre un prezzo da pagare in termini di incremento del numero di casi». E, infine, avverte: «Che non si faccia un liberi tutti, altrimenti rischiamo una quarta ondata».
Foto in copertina di Vincenzo Monaco
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