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Gli psicologi reagiscono all’attacco di Draghi: «Ha bisogno di colpevoli. Non siamo noi i furbetti del vaccino» – L’intervista

09 Aprile 2021 - 16:43 Davide Gangale
Laura Parolin, presidente dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia e vice presidente del Consiglio Nazionale dell'Ordine, replica al premier. E lo invita non solo a scusarsi, ma anche a mettere in pratica l'idea innovativa di un welfare di prossimità

«Mario Draghi ha additato noi psicologi come furbetti che saltano la fila in modo confuso e incoerente, dimentico del fatto che ha firmato pochi giorni fa un decreto legge in cui ha esplicitato l’obbligo di vaccinazione per tutti i professionisti sanitari, pena la sospensione dell’attività svolta in presenza. Forse è stato mal consigliato, di sicuro non si è ben coordinato con sé stesso». La dottoressa Laura Parolin, presidente dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia e vice presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, ieri ha assistito incredula alla conferenza stampa del presidente del Consiglio, che si è scagliato contro le Regioni: «Smettetela di vaccinare chi ha meno di 60 anni, i giovani, i ragazzi… psicologi di 35 anni perché sono operatori sanitari anche loro. Queste platee di operatori sanitari che si allargano in questo modo… ma con che coscienza un giovane salta la lista e si fa vaccinare?».

Draghi è poi tornato sull’argomento per precisare: «Quando ho fatto l’esempio degli psicologi di 35 anni, non volevo dire che il personale sanitario in prima linea non debba essere vaccinato. Quello che non vogliamo è che queste platee si allarghino improvvisamente includendo tantissima gente che non è in prima linea. La responsabilità su questo è di tutti». Ma ormai lo scivolone era fatto e come tale è stato percepito dall’intera comunità delle psicologhe e degli psicologi e certamente da Parolin. Secondo cui, tuttavia, «la cosa più drammatica è che un’uscita del genere svela una mancanza di conoscenza della funzione della nostra categoria, del lavoro degli psicologi e delle psicologhe».

«È come se Draghi avesse bisogno di qualcuno a cui dare la colpa per una campagna che ancora stenta a decollare»

L’episodio mostrerebbe da una parte il perdurare di una «comunicazione maldestra sulla campagna vaccinale», problema che sembra accomunare il governo Conte e l’attuale esecutivo e che di certo «non aiuta a rassicurare i cittadini». Dall’altra «è come se Draghi avesse bisogno di qualcuno a cui dare la colpa per una campagna che ancora stenta a decollare. Ha scelto la categoria dei furbetti, ma allo stesso tempo ha additato una figura professionale dimenticandosi di quello che fa nella vita uno psicologo di 35 anni».

E che cosa fa, esattamente? «Lavora in strutture pubbliche e private a contatto con tantissime tipologie di fragilità. Famiglie, minori, donne vittime di violenza, scuole, comunità di recupero. Tutelare l’operatore è un modo per tutelare la sua utenza, che è molto ampia e comprende anche bambini, disabili e anziani». C’è poi un altro punto da chiarire: fare psicoterapia online è possibile, ma non tutti gli psicologi fanno psicoterapia. Basti pensare per esempio a quelli che lavorano nelle Rsa, nei consultori e in contesti di comunità come le scuole: «Tutte prestazioni che vengono fornite in presenza, tant’è che il governo ha introdotto l’obbligo di vaccinarsi. Perché il lavoro della maggior parte degli psicologi si deve svolgere in presenza, non è possibile farlo a distanza con bambini, disabili e anziani».

«La pandemia ha messo in luce un aumento significativo del disagio psicosociale comprovato anche da evidenze scientifiche»

Che un presidente del Consiglio dimentichi che la salute «è qualcosa di più dell’assenza di sintomi», prosegue Parolin, è particolarmente grave: «La pandemia di Coronavirus ha messo in luce un aumento significativo del disagio psicosociale comprovato anche da evidenze scientifiche. Mi aspetterei quindi che la classe dirigente del nostro Paese ricordasse che progettare politiche nel campo della salute significa includere anche gli aspetti psicologici e sociali».

L’isolamento, la paura del contagio, la perdita dei propri cari e in molti casi l’angoscia causata anche dalla perdita di un reddito e dalla disoccupazione, stanno lasciando un segno profondo nella popolazione. L’ultima indagine sullo stress degli italiani, condotta dall’Istituto Piepoli per il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi e datata settembre 2020, indica che 8 cittadini su 10 accusano livelli elevati di disagio. Mentre tra i ragazzi fino ai 18 anni il lungo isolamento sta provocando ansia, crollo dell’autostima e autolesionismo, come documentato dal Corriere della Sera.

La revisione del sistema sanitario nazionale deve passare per un potenziamento dei servizi di salute mentale

Ciò che chiedono gli psicologi, quindi, è che la politica nel suo insieme inizi a rispondere concretamente ai bisogni espressi dalla collettività. E la revisione del sistema sanitario nazionale non può che passare per un potenziamento dei servizi di salute mentale: «Occorre riprendere in mano il territorio, che tutti in questi mesi abbiamo visto essere scoperto. Nel piano Colao per rilanciare il Paese veniva citata l’idea di un welfare di prossimità. Sarebbe importante che qualcuno adesso iniziasse a pensarci, prevedendo la creazione di unità sanitarie multidisciplinari all’interno delle quali inserire psicologi delle cure primarie, capaci di fare prevenzione e interventi precoci».

Una scelta giusta «non solo per motivi etici», per evitare cioè che le cure psicologiche siano accessibili soltanto a chi può permettersele. Ma anche perché è dimostrato che l’intervento precoce «diminuisce il rischio di ospedalizzazione e dunque si rivela lungimirante anche dal punto di vista del contenimento della spesa sanitaria».

Ma sarebbe auspicabile che da parte della presidenza del Consiglio arrivassero una rettifica e delle scuse ufficiali? Risponde ancora Parolin: «Sì, è auspicabile che arrivino delle scuse. Ma è più importante intervenire con soluzioni concrete, iniziando a mettere in campo una riforma del sistema sanitario nazionale e dello stato sociale. E in ogni caso, assieme alle scuse, vorrei che venisse esplicitato che pronunciare una frase così maldestra significa trascurare i problemi delle cittadine e dei cittadini».

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