La sottosegretaria Floridia contro i sindaci che non riaprono le scuole: «Indecoroso, chiederò provvedimenti» – L’intervista
L’obiettivo era quello di evitare un nuovo fai-da-te sulla scuola, ma è stato mancato anche stavolta. A poche ore dal rientro in classe, previsto per il 7 aprile, diversi sindaci d’Italia avevano già comunicato ai loro concittadini che, a causa dei numeri dei contagi di Covid sul territorio, avrebbero fatto slittare ancora il ritorno alla didattica in presenza. Il decreto del governo Draghi toglie la possibilità ai presidenti di Regione e ai sindaci di prendere decisioni difformi a quanto stabilito a livello nazionale, a meno che non ci siano situazioni particolarmente emergenziali. Se la situazione epidemiologica lo richiede, le amministrazioni possono intensificare le misure restrittive, comprese quelle che riguardano la scuola. Alla luce dei primi stop locali – motivati proprio dai casi di Covid registrati sul territorio – , la sottosegretaria M5s all’Istruzione Barbara Floridia ha fatto però sapere che il Ministero lavorerà per arginare la «deriva indecorosa» (così l’ha definita) degli enti locali. «Mi piacerebbe conoscere i dati – ha commentato – per capire se effettivamente, come vuole la norma, siano situazioni di grave pericolo».
Le scuole hanno riaperto il 7 aprile e ci sono già i primi sindaci che hanno fatto slittare la data di inizio. Dal Ministero farà qualcosa per evitare un nuovo fai-da-te territoriale?
«Le scelte fatte da alcuni Presidenti di Regione e da alcuni sindaci sono sbagliate. Chiederò che vengano presi dei provvedimenti ulteriori per arginare queste incaute scelte di alcuni che vanno contro il fondamentale diritto all’istruzione, che come Istituzioni dobbiamo garantire non negare. Sono certa che si troverà un ulteriore freno a questo indecoroso fai-da-te».
Parlando di scuole in presenza: perché il protocollo di sicurezza del 6 agosto non è stato aggiornato? Non abbiamo bisogno di nuove linee guida contro le varianti (come i due metri di distanza, aerazione artificiale obbligatoria, mascherine FFP2, etc.)?
«Abbiamo chiesto al Ministro Roberto Speranza se e quali misure ulteriori siano necessarie per tenere alto lo standard di sicurezza che già abbiamo nelle scuole. Così da aggiornare, se necessario, i protocolli di sicurezza. Di certo intanto abbiamo già stanziato cospicue risorse nel decreto sostegni per impianti di aerazione, per implementare i dispositivi di sicurezza oltre che figure sanitarie a disposizione delle scuole».
A marzo, quando sono state chiuse le scuole, il Cts aveva dichiarato che la variante B117 si diffonde di più velocemente tra bambini e ragazzi. Lei ritiene che le scuole, così come sono, siano sicure?
«Nel verbale del Cts si parla di una maggiore contagiosità della variante inglese. Il riscontro di un aumento di contagi nelle scuole, sempre però rimasto con soglie molto basse, si è rivelato falsato perché i bambini, le studentesse e gli studenti, erano semplicemente più monitorati. Si erano fatti più tamponi. In realtà all’interno delle scuole, su un campione di 7 milioni sulla popolazione scolastica, a contagiarsi di più è il personale scolastico, quindi gli adulti. Le basti sapere che solo il 2% dei focolai parte dalle scuole, mi concentrerei sul restante 98%. Nel frattempo la campagna di vaccinazione del personale scolastico è giunta quasi al termine. Un risultato incoraggiante».
Alcuni esperti sostengono che la chiusura di marzo non è stata decisa per il rischio varianti ma per il fatto che non si sia riusciti in a metterle in sicurezza. Cosa risponde?
«Fin da settembre, grazie alle risorse stanziate dal precedente Governo, dal lavoro svolto dallo stesso e dalla comunità scolastica in estate, le scuole sono state fra i luoghi più sicuri nella giornata di uno studente. Oggi stiamo continuando a lavorare sulla sicurezza nelle scuole, come detto, con nuove risorse e una campagna di vaccinazione che procede spedita. Tutti i dati confermano che ciò che avviene dentro le scuole non è causa dell’aumento dei contagi. Non sono solo studi italiani a dirlo, anche all’estero si è rilevato lo stesso dato. Come abbiamo detto più volte – e come ha ribadito lo stesso presidente del Consiglio Mario Draghi – il problema è ciò che avviene fuori da scuola. Perché, dunque, punire proprio gli studenti, quei giovani che rappresentano il futuro del nostro Paese, già troppo penalizzati da questa emergenza?»
Non sarebbe auspicabile organizzare screening periodici nelle scuole per evitare la formazione di cluster?
«Sarebbe l’ideale fare screening, certamente con cadenze frequenti, ma vorrei che fossero utilizzati i test salivari. Sono meno invasivi e più pratici. Anche molti genitori con cui parlo dicono di sentirsi più sereni con i test salivari».
Quando si potranno avere dei dati aggiornati sui contagi nelle scuole?
«È stato fatto un lavoro importante con la ministra Lucia Azzolina e l’intera comunità scolastica nella raccolta dati e sono stati messi a disposizione per essere analizzati. Mi auguro che il ministro Patrizio Bianchi prosegua su questa strada».
Immagine di copertina: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
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