Dalla Germania alla Slovacchia: così la corsa al vaccino russo Sputnik V agita mezza Europa
Il vaccino russo Sputnik V non è stato ancora approvato dall’Agenzia europea per i medicinali (Ema), il verdetto finale richiederà tempo e il risultato non è garantito, ma diversi Stati membri dell’Unione europea, e addirittura alcuni governi regionali, stanno portando avanti negoziati bilaterali per garantirsi le prime consegne. L’argomento sta diventando sempre più controverso, con alcuni Paesi europei che a causa di una campagna vaccinale che non decolla stanno diventando dipendenti dalla Russia. Intanto, il Cremlino non perde tempo. Ieri il ministro degli esteri russo Sergey Lavrov si è lamentato dicendo che il lungo processo di approvazione di Sputnik V nell’Ue sta causando malcontento in Europa. Anche i governi regionali sono impazienti, e cercano accordi scavalcando le capitali. Isabel Díaz Ayuso, governatrice della Comunità di Madrid (regione che comprende città e dintorni), ha negoziato per ottenere il vaccino russo contro la volontà del governo spagnolo. In Italia, il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha detto di essere pronto a comprarlo subito se riceverà il via libera dell’Ema, rivendicando di essere stato il primo a proporlo e l’autonomia regionale. Nel Lazio c’è un accordo per la produzione presso lo Spallanzani, mentre il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ha chiuso un accordo in attesa del verdetto dell’Ema. Il premier Mario Draghi ha messo in guardia le Regioni, ma l’idea ormai è in circolazione.
L’annuncio del governatore della Baviera
Mercoledì è arrivata la notizia più rilevante. Il governatore dello Baviera, Markus Söder, ha annunciato un contratto per produrre in loco e garantire 2,5 milioni di dosi a quello che è il secondo Land più popoloso della Germania. La mossa ha fatto parlare nel governo di Angela Merkel. Söder è influente, potrebbe essere il candidato Cancelliere della CDU/CSU alle elezioni di settembre. Il giorno dopo, il ministro della Salute, Jens Spahn, ha confermato che tratterà direttamente con la Russia nel caso Sputnik V venga approvato dall’Ema. «Bisogna evitare però che diventi un dibattito su una fata morgana», ha detto Spahn, sottolineando che «prima serve il semaforo verde dell’Ema, e la Russia deve consegnare dati». Perciò, anche la reale volontà di Berlino non è ancora chiara. Il vaccino russo tormenta gli Stati membri. L’Austria sembra essere vicina a un accordo e il cancelliere Sebastian Kurz è pronto a farsi vaccinare in caso di approvazione dell’Ema. Nella Repubblica Ceca, il premier Andrej Babis ha sostituito il ministro della Salute (il quarto dall’inizio della pandemia) contrario a pre-ordinare dosi senza il via libera dell’Ema.
Babis ha poi detto che aspetterà il verdetto dell’agenzia. Confusione, schizofrenia, il Covid-19 ha mandato i governi nel panico. Col senno di poi, la decisione dell’Ungheria di utilizzare la legge di emergenza per usare subito lo Sputnik V appare perlomeno coerente, anche se discutibile. Ma il vaccino russo può diventare anche la causa di una crisi di governo, o peggio, come in Slovacchia. Due settimane fa il premier Igor Matovic si è dimesso dopo che si è saputo dell’acquisto di 200 mila dosi di Sputnik V all’insaputa degli altri membri del governo. Le dosi erano nel Paese in attesa di essere distribuite in base al principio dell’emergenza, ma l’agenzia del farmaco slovacca (Sukl) ha rifiutato di dare il via libera citando i dati mancanti, l’incoerenza del dosaggio e riscontrando che le dosi ricevute non avrebbero le stesse proprietà dichiarate nei test pubblicati da Lancet.
Pressione sull’Ema oltre il livello di guardia
La Russia respinge le accuse bollandole come fake news. Addirittura, Mosca ha chiesto a Bratislava di restituire i vaccini, affermando che gli slovacchi hanno violato il contratto testando i vaccini in un laboratorio non accreditato per lanciare una campagna diffamatoria. Così, lo sbarco del vaccino russo in Europa è già diventa la fonte di una crisi internazionale, e ormai è evidente che la pressione sull’Ema ha superato il livello di guardia. Se la Russia vuole vendere i suoi vaccini all’Ue la fiducia è tutto, ma se per costruirla ci vuole tempo, per distruggerla basta un attimo. I dubbi possono essere risolti solo con un processo di approvazione riconosciuto da tutti. Secondo il Financial Times, l’Ema farà un’indagine per verificare se gli studi russi hanno rispettato le norme etiche e scientifiche concordate a livello internazionale. Mosca però non è disposta ad accettare sospetti e un allungamento dei tempi. Prepariamoci all’inasprimento della polarizzazione tra chi è pro e contro il vaccino russo, con un potenziale divisivo di cui non si sentiva il bisogno.
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