In Myanmar più di 600 morti. Il portavoce della giunta militare: «I manifestanti sono dei provocatori»
I generali si limitano a «salvaguardare» l’interesse del Paese mentre indagano su un’elezione «fraudolenta». Così, il maggiore Zaw Min Tun, in un’intervista rilasciata alla Cnn, ha parlato della situazione in Myanmar negando che la giunta abbia preso il potere con un colpo di Stato. Il primo febbraio, i militari hanno arrestato la leader eletta Aung San Suu Kyi. Da allora 600 persone sono state uccise nelle proteste che da settimane stanno infiammando il Paese. La leader birmana, agli arresti domiciliari da inizio febbraio, è accusata tra le altre cose di concussione. «Quello che è successo è stato a causa della corruzione a livello nazionale», ha detto Zaw Min Tun. «Aung San Suu Kyi è una persona molto nota sia in Myanmar che nel mondo e non la accuseremmo mai senza alcun motivo».
Per giustificare il colpo di stato, la giunta ha denunciato una frode elettorale nell’elezione dello scorso novembre. Zaw Min Tun ha riferito alla Cnn che la giunta aveva «prove concrete» che le elezioni erano state truccate, ma non ha voluto mostrarle ai giornalisti. La Cnn osserva come dall’incontro con il portavoce militare sia chiaro che la giunta voglia che il mondo creda che in Myanmar stanno agendo secondo la costituzione. Tuttavia, i più di 600 morti, di cui quasi 50 bambini, mettono seriamente in dubbio i motivi dietro all’azione guidata dai militari.
«Un diverso standard di democrazia»
«Il bagno di sangue è reale. Sta arrivando, più persone moriranno», ha detto al network un inviato speciale delle Nazioni Unite. «È tempo che il mondo prevenga un altro genocidio, un’altra pulizia etnica, un altro massacro». All’alto numero di morti tra i civili, il generale Tun ha risposto puntando il dito contro i manifestanti che ha definito dei provocatori: «Stavano impedendo ai dipendenti pubblici di andare al lavoro», si è giustificato Tun, dichiarando che la folla stava usando pietre e fionde contro i lavoratori. Alla domanda se stesse seriamente paragonando le fionde con i fucili d’assalto, Zaw Min Tun risposto che le forze di sicurezza stavano usando «una forza minima». Tun ha ammesso che ci saranno morti quando reprimeranno le rivolte «ma non spareremo senza disciplina».
Sui 50 minori uccisi nelle proteste, Zun ha accusato nuovamente i manifestanti: «Istigano i bambini a partecipare alle rivolte e a volte vengono colpiti dalle forze di sicurezza. Non c’è motivo per cui spareremmo ai bambini, i terroristi stanno cercando di farci sembrare cattivi». Sul futuro, Tun ha dichiarato alla Cnn che le elezioni si terranno, osservando però che la versione militare della democrazia forse non sarebbe riconosciuta come un sistema liberale in occidente. «Il Paese democratico che stiamo costruendo è quello adatto alla nostra storia e geografia. Lo standard di democrazia in Myanmar non sarà uguale a quello dei Paesi occidentali».
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