In Alabama i lavoratori di Amazon dicono «no» alla nascita di un sindacato interno. Ma è polemica sulle pressioni dell’azienda
Sede Amazon di Bessemer, Alabama, Stati Uniti. I dipendenti del colosso digitale hanno scelto di non dotarsi di un sindacato interno: l’ennesima conferma di come, negli Stati Uniti, le associazioni dei lavoratori fatichino a prendere piede nell’industria tecnologica. I risultati del referendum tenutosi tra gli impiegati dello stabilimento di Bessemer sono schiaccianti: dei 3.041 voti totali, 1.798 hanno bocciato la nascita del sindacato. Solo 738 le preferenze a favore, mentre le restanti schede sono state contestate, in gran parte da Amazon. Il loro conteggio, tuttavia, è inutile, visto che i voti contrari superano in larga misura la metà delle schede.
Scongiurato, per i vertici di Amazon, un pericoloso precedente: la nascita di una “union” nella sede di Bessemer sarebbe stata un incentivo per i lavoratori degli altri stabilimenti americani. Persino lo scandalo degli autisti che lavorano per l’azienda, costretti a orinare nelle bottiglie per restare in linea con le tabelle di marcia, non è servito a convincere la maggior parte dei circa 5.800 dipendenti di Bessemer. Il processo referendario, partito lo scorso febbraio e seguito con interesse da tutto il mondo, non si è svolto in un clima sereno.
Ci sarebbero state presunte pressioni da parte dell’azienda per convincere i lavoratori a schierarsi contro la nascita di una “union”. «Non è vero – ha dichiarato l’azienda in una nota -. I nostri dipendenti hanno scelto di votare contro il sindacato». Nella replica alle accuse dei sindacalisti, Amazon ci tiene a specificare: «Con noi lavorano più di un milione di persone e abbiamo creato 500mila posti di lavoro da quando è scoppiata la pandemia. Nonostante ciò, siamo solo una piccola frazione della forza lavoro statunitense. Ci sono 40 milioni di americani che guadagnano meno del salario di ingresso ad Amazon».
Se la maggior parte dei voti, arrivati per posta tra febbraio e marzo, fosse stata favorevole all’adesione alla Retail, Wholesale and Department Store Union, i lavoratori dello stabilimento di Amazon sarebbero diventati il gruppo più numeroso ad avere una rappresentanza sindacale, in una singola elezione del National Labour Relations Board, dal lontano 1991. Ad ogni modo, la vicenda non è ancora conclusa: i sindacalisti hanno annunciato un appello contro le elezioni che, a loro dire, sarebbero state influenzate indebitamente dall’azienda. «Non lasceremo che le bugie, gli inganni e le attività illegali di Amazon rimangano incontrastate, motivo per cui stiamo formalmente procedendo contro le azioni eclatanti e palesemente illegali intraprese da Amazon durante il voto sindacale».
Leggi anche:
- Coronavirus, la Fda ha approvato i tamponi nasali di Amazon: test a tappeto per i lavoratori. L’inizio di un nuovo business?
- Sciopero Amazon, migliaia di dipendenti in presidio in tutta Italia: «Carico di lavoro esagerato» – Il video
- Amazon, oggi il primo sciopero dei lavoratori: «Chiediamo più tutele e ritmi di lavoro sostenibili»
- Chi è Andy Jassy, il nuovo Ceo di Amazon con cui Jeff Bezos traccia la rotta verso i servizi cloud
- Dal +60% di Amazon al +41% di Netflix: come è cambiata la classifica delle multinazionali più ricche nel 2020