Coronavirus, Usa: «Nessuna relazione causale tra trombosi e Johnson&Johnson». Continua la disparità sui vaccini: ai Paesi poveri solo lo 0,2% delle dosi
USA
Il verdetto dalla Fda: Johnson&Johnson è sicuro
Le analisi sono state fatte dalla Food and Drug Administration (Fda), l’ente che regola i farmaci negli Stati Uniti omologo della nostra Aifa. Al termine delle verifiche sui casi di trombosi registrati dopo l’inoculazione del vaccino Johnson&Johnson, la Fda ha spiegato con una nota che non è possibile stabilire nessun nesso causale tra i due eventi. A riportare il comunicato è l’agenzia stampa Reuters.
«Fda è a conoscenza dei casi di persone con gravi coaguli di sangue – a volte collegati a bassi livelli di piastrine nel sangue – dopo la somministrazione di J&J” e ha sottolineato “che queste condizioni possono avere molte cause diverse».
Nella giornata di ieri anche l’Ema ha avviato una serie di verifiche su questo vaccino, sempre per i casi di trombosi: «Dopo la vaccinazione con il Janssen sono stati segnalati quattro casi gravi di coaguli di sangue insoliti con piastrine basse. Un caso si è verificato in uno studio clinico e tre casi durante la campagna vaccinale negli Stati Uniti. Uno di questi è stato fatale».
OMS
Oltre 700 milioni di dosi già distribuite nel mondo. Di queste l’87% è andato a Paesi con reddito alto o medio-alto
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha esortato i leader dei Paesi sviluppati a condividere le dosi di vaccino, come l’accordo Covax avrebbe previsto. La difficoltà di produrre il vaccino ha diminuito infatti il numero di dosi destinate ai Paesi più poveri. Secondo i dati dell’Oms al momento sono state distribuite in tutto il mondo oltre 700 milioni di dosi di vaccino: l’87% è andato a Paesi ad alto o medio-alto reddito, lo 0,2% a Paesi a basso reddito.
April 9, 2021
Il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus ha commentato: «In media nei Paesi ad alto reddito ha ricevuto il vaccino una persona su 4. In quelli a basso reddito una su 500. Covax si aspettava di distribuire quasi 100 milioni di dosi entro la fine di marzo, ma a causa di una marcata riduzione dell’offerta, siamo stati in grado di distribuire solo 38 milioni di dosi. Speriamo di essere in grado di recuperare il ritardo durante aprile e maggio».
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