La strada stretta sulle riaperture dal 20 aprile per bar e ristoranti all’aperto, a maggio l’ipotesi su teatri e cinema con tamponi al pubblico
«Le aperture vanno fatte per rispondere alla crisi economica e sociale, ma devono essere ben ponderate in funzione dei numeri». Raffredda gli entusiasmi il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Franco Locatelli, riguardo a una possibile distensione delle restrizioni prima che scada il decreto Covid vigente. Le pressioni, però, arrivano da ogni fronte: cittadini, membri dello stesso governo insistono per anticipare le riaperture. In cima alla lista ci sono i ristoranti, poi cinema, musei e teatri e, per ultimi, bar e palestre. Una possibile data per far ripartire alcune attività sembrerebbe quella di lunedì 19 aprile: circola nei palazzi romani l’ipotesi di concedere qualche allentamento tra una settimana.
Ma prima bisognerà ascoltare il parere del Cts, il quale dovrebbe riunirsi già domani, 12 aprile. Tuttavia, è stato ribadito più volte sia da Palazzo Chigi sia dal commissario Francesco Paolo Figliuolo che per le riaperture non si considererà soltanto la curva dei contagi, ma anche il progresso della campagna vaccinale. Sarà il monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità, la cui pubblicazione è prevista per il 16 aprile, a restituire un quadro aggiornato della situazione epidemiologica. Sulla base di quei dati, poi, si finalizzerà il nuovo decreto Covid che entrerà in vigore a maggio.
Ristoranti e luoghi di cultura
Prima del nuovo decreto, alcune deroghe potrebbero entrare in vigore già nel mese di aprile. Come stabilito nel precedente provvedimento, in Italia non ci potranno essere zone gialle fino a maggio. Per quelle zone del Paese dove ci sono dati da zona gialla, però, potrebbe essere consentita l’apertura dei ristoranti che sono in grado di erogare il servizio con i tavoli all’aperto. Anche teatri, cinema e arene potrebbero assistere a un ammorbidimento delle misure restrittive. Lo scorso febbraio, il ministro per i Beni culturali Dario Franceschini aveva promesso che il 27 marzo sarebbe ripartito il settore.
Poi, i dati sono peggiorati e i sipari sono rimasti chiusi. Franceschini starebbe avviando un’interlocuzione con i membri del Cts per elaborare un nuovo protocollo in grado di far riprendere le attività del settore dello spettacolo il prima possibile. Tra le misure che saranno valutate dai tecnici, quella del tampone fatto dai partecipanti non più di 48 ore prima dell’evento, l’obbligo di indossare mascherine di tipo ffp2 e distanziamento di un metro. Queste regole servirebbero ad ampliare la platea prevista a febbraio, con 200 persone presenti nei luoghi chiusi e 400 negli spazi aperti. Per i musei, invece, si starebbe pensando di far ricorso a percorsi obbligatori e visite a tempo.
Stadi e sport
Più complicata la questione relativa agli stadi. Se non al 30%, si sta ragionando per una riapertura al pubblico per il 25% della capienza. Il problema di difficile soluzione, tuttavia, non è tanto il distanziamento da garantire sugli spalti, ma evitare che all’ingresso e all’uscita dalle strutture si creino assembramenti. Il ritorno del pubblico al quale si lavora riguarderebbe principalmente il calcio e il tennis. Contemporaneamente, sono i gestori di palestre e piscine a chiedere di ripartire. Il Cts avrebbe aggiornato i protocolli, resta da stabilire se saranno consentite soltanto le lezioni individuali oppure corsi per piccoli gruppi, garantendo comunque il distanziamento e limitazioni per l’utilizzo degli spogliatoi.
Via libera per i bar solo all’aperto
Più prudenza, infine, per quanto riguarda i bar, soprattutto per le dinamiche di assembramento che innescano. L’ipotesi al vaglio è comunque, come per i ristoranti, quella di favorire i locali che hanno a disposizione spazi all’aperto – sospendendo magari la tassa per l’occupazione del suolo pubblico – e consentire le somministrazioni fino al primo pomeriggio, scongiurando così gli assembramenti nell’ora dell’aperitivo. Le riaperture, tuttavia, non potrebbero essere anticipate ad aprile se non ci fosse un’accelerazione nella campagna vaccinale. «La prospettiva verso il futuro» che vorrebbe imprimere Mario Draghi nel prossimo decreto dipende dall’immunizzazione degli anziani.
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