Guerra M5s, la stoccata di Casaleggio: «Spero non attacchino Rousseau per abbattere la regola dei due mandati»
Domani, 12 aprile, saranno passati cinque anni dalla morte di Gianroberto Casaleggio. Ai microfoni di Lucia Annunziata, Davide Casaleggio, presidente dell’Associazione Rousseau, ha esordito parlando del padre: «Il suo pensiero era centrato sull’uomo, pensava che ci fosse bisogno di un nuovo umanesimo, olivettiano per quanto riguarda le aziende. E anche un umanesimo tecnologico, con le macchine che aiutano l’uomo e non lo sostituiscono. E un umanesimo ambientale ed ecologico». «Mio padre – ha continuato il presidente di Rousseau – non pensava di fondare un movimento politico, ma era indignato dai fatti che leggeva, essendo un grande lettore. Si indignava per questi fatti perché erano determinati da interessi diversi da quelli dei cittadini: da Paesi stranieri o addirittura interessi personali. Il Movimento 5 stelle non aspirava ad arrivare al governo, è stata un’evoluzione naturale».
Arrivando alle questioni attuali, e dunque alla fase di rottura che stanno vivendo i 5 Stelle dell’associazione Rousseau, Casaleggio ha fornito la sua versione di ciò che sta accadendo: «C’è un grande dibattito su grandi tematiche politiche, che è anche giusto ci sia. Altra questione è entrare nel merito delle regole e mettere in difficoltà finanziaria Rousseau per mettere sul tavolo il terzo mandato o le candidature dal basso». Un’accusa, neanche troppo velata, ai vertici del Movimento. «Penso che oggi c’è stato un intento di mettere in difficoltà finanziaria Rousseau e spero che il motivo non sia quello di mettere sul piatto le regole che hanno caratterizzato il Movimento. A pensare far male si fa peccato ma…», ha ribadito il presidente dell’associazione che gestisce la piattaforma digitale dei grillini.
«Penso che non sia la direzione giusta che il Movimento diventi un partito, con un’organizzazione dell’altro secolo – ha detto, in chiusura, Casaleggio -. Mio padre ha sempre pensato ai 5 Stelle come movimento, ben diverso dall’organizzazione di partito del Novecento. Forse non sono più di attualità neanche i movimenti. Oggi si parla di platform society. È il momento, per il Movimento, di virare nella direzione giusta – ha concluso – verso una struttura di movimento olocratica, dove il potere è diffuso su tutta l’organizzazione».
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