«Cacciata di casa dalla famiglia perché lesbica»: la procura di Firenze indaga sul caso di Malika. E parte una raccolta fondi
Il pm Giovanni Solinas della procura di Firenze ha aperto un fascicolo sul caso di Malika Chalhy, la ragazza di 22 anni di Castelfiorentino che ha denunciato di essere stata «cacciata di casa dalla famiglia perché lesbica». I suoi genitori, dopo il coming out, le avrebbero detto: «Se torni ti ammazziamo, meglio 50 anni di carcere che una figlia lesbica». E gli inquirenti, dopo aver recuperato una relazione dei carabinieri risalente ad alcuni mesi fa, hanno ipotizzato il reato di violenza privata.
Intanto Malika, incassata la solidarietà del mondo politico e delle associazioni per i diritti civili, ha voluto ringraziare tutti coloro che le sono stati vicino con un post su Facebook: «Grazie. Per una parola, un gesto, un abbraccio virtuale. Vi leggo tutti, ma siete veramente tanti. Porto avanti questa battaglia con coraggio, per i ragazzi che stanno passando quel che ho passato e sto passando io, per i bambini del futuro, per quel che conta nella vita… l’amore. Vi chiedo soltanto di non dimostrare odio, offese e parole brutte verso i miei “genitori”, per quanto siano anche comprensibili. Vi abbraccio tutti».
Parole di vicinanza le sono state rivolte, tra gli altri, dal presidente del Parlamento europeo, David Sassoli: «La mia solidarietà a Malika, cacciata dalla famiglia e minacciata, senza la possibilità di tornare a prendere gli effetti personali. Questo accade perché è innamorata di una ragazza, e rivendica il diritto a vivere liberamente le scelte affettive». Anche la comunità di Castelfiorentino, con in testa il sindaco Alessio Falorni, ha dato vita a una catena di solidarietà. Infine la cugina di Malika, Yasmine, ha aperto una raccolta fondi sulla piattaforma Gofundme, dove chiunque può dare un contributo. In poche ore la campagna ha raggiunto il traguardo di 10 mila euro, con oltre 600 donazioni.