L’errore sui colori delle Regioni che ci farà richiudere sempre, Battiston: «Così abbiamo più morti degli altri»
I 21 parametri attualmente utilizzati per monitorare l’andamento della pandemia di Coronavirus «non bastano». E l’indice Rt, il valore che indica il numero di persone potenzialmente contagiabili per ogni caso positivo registrato, e che ha maggior peso nel cambio di colore e delle restrizioni delle diverse Regioni o Province autonome, a detta del fisico dell’Università di Trento Roberto Battiston semplicemente non può essere sufficiente a far scattare le misure perché poi siano efficaci.
Secondo l’ex presidente dell’Agenzia spaziale italiana, nella variazione delle misure restrittive definite settimanalmente dalla Cabina di regia sulla base dei dati forniti dall’Iss e dal Ministero della Salute, non si tiene conto della «prevalenza», vale a dire del «numero di persone attualmente positive» che, stando al bollettino di ieri, si attesta a 533.005 unità. Un dato non trascurabile secondo il professore dell’Università di Trento, «perché è da questo che si generano i nuovi morti», come spiegato in un’intervista al Corriere della Sera.
L’importanza del dato sugli “attualmente positivi”
Secondo Battiston, per riuscire a contenere meglio l’epidemia bisognerebbe partire anzitutto dalla prevalenza e, a seguire, considerare «il numero dei nuovi infetti”, da cui deriva «il numero di morti». Ciò già avviene in Francia, Germania e Spagna ogni qual volta vengono decise le aperture e chiusure: «ecco perché sono più severi nelle chiusure rispetto al nostro Paese» e, allo stesso tempo, «contano un meno morti» rispetto all’Italia. Certo, per rimodulare le misure restrittive recentemente è stato introdotto il parametro dell’incidenza media settimanale. Un valore che, se supera la soglia di 250 casi ogni 100 mila abitanti, comporta lo slittamento della Regione direttamente in zona rossa della Regione.
L’errore delle riaperture di settembre
Ma anche questo parametro, a detta di Battiston, «non basta» e anzi, rappresenta una soglia che «andrebbe rivista e ribassata», perché già «a 250 la situazione diventa esplosiva». Il “vantaggio” che si era riuscito a raggiungere la scorsa estate, quando la «situazione di infetti attivi era molto bassa, pari a circa 15 mila attualmente positivi», spiega Battiston, è stato vanificato dalle riaperture di settembre «senza prendere le precauzioni più elementari», come «l’uso obbligatorio della mascherina per tutti, e provvedimenti specifici per le scuole e per i mezzi pubblici».
Foto d’archivio in copertina: ANSA//ANGELO CARCONI
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