Verso le nuove regole del Cts sulle riaperture da maggio: dove aprono i ristoranti a cena, coprifuoco a mezzanotte, le quote per concerti e cinema
Il pressing su Mario Draghi per accelerare con le riaperture arriva da più fronti: dai titolari delle attività commerciali – ieri, 13 aprile, hanno assediato Roma -, dagli operatori del settore cultura e persino dagli alleati di governo del centrodestra. Al momento, sembra prevalere la linea della prudenza del ministro della Salute Roberto Speranza, ovvero nessun allentamento fino a maggio. Resta alto il livello di rischio causato dal diffondersi delle varianti del Coronavirus. Il presidente del Consiglio, tuttavia, ha chiesto al Comitato tecnico scientifico di redigere nuovi protocolli: per i settori più colpiti potrebbero arrivare regole meno rigide per consentire una riapertura più sostanziale. E, contestualmente, l’esecutivo lavora a un nuovo scostamento di bilancio per garantire ulteriori ristori.
Sono due gli scenari plausibili per le prossime settimane. Il primo, che combacia con la linea della cautela invocata dagli scienziati, è quello di aspettare il primo maggio – come già stabilito dal decreto Covid vigente – per il ripristino delle zone gialle, con le conseguenti riaperture. La seconda strada, battuta dalla Lega e dagli alleati di centrodestra, è quella di anticipare almeno di una settimana la ripartenza nelle aree del Paese in cui l’indice Rt si mantiene sotto la soglia dello 0,8. Entrambe le soluzioni non potrebbero prescindere da un’accelerazione della campagna vaccinale: entro la metà del prossimo mese, è prevista la somministrazione della prima dose al 75% degli over 70.
Cena al ristorante e coprifuoco a mezzanotte
Draghi, al momento, rifiuta di tracciare road map precise della ripartenza: prima dovranno migliorare i dati epidemiologici. Le modalità delle riaperture, però, sono al vaglio di tecnici e governo. Per i ristoranti – che in zona gialla potranno ripristinare il servizio al tavolo -, si sta valutando di procedere con gli allentamenti delle restrizioni favorendo, in un primo momento, le attività con i dehors. Ormai è dimostrato che il Sars-CoV-2, all’aperto, si trasmette con minore facilità, mentre negli spazi chiusi il rischio aumenta a causa della sospensione dell’aerosol. Resta improbabile il recepimento, da parte del Cts, del protocollo della Federazione italiana pubblici esercizi, la quale sarebbe intenzionata a chiedere l’apertura al pubblico dei ristoranti anche nelle ore serali.
Sarà, piuttosto, consentita la consumazione al tavolo a pranzo in quei ristoranti che introdurranno la prenotazione obbligatoria, sistemeranno i tavoli in modo che la distanza di almeno un metro per i clienti non conviventi sia rispettata. Il distanziamento potrebbe essere ridotto per quegli esercenti che installano barriere fisiche tra i tavoli. Il limite di commensali ammessi allo stesso tavolo, infine, dovrebbe essere fissato a quattro. La produttività serale di alcune attività – per i ristoranti, ad esempio, ci sarebbe un riscontro nel numero di cene d’asporto – potrebbe essere favorita dal governo prorogando l’inizio del coprifuoco dalle 22 attuali a mezzanotte.
Ripartono cinema, teatri e concerti
Capitolo a parte per il settore culturale. Il ministro Dario Franceschini si sta spendendo in prima persona per elaborare un nuovo protocollo con il Cts. Sono previsti allentamenti per il comparto a partire da maggio. Nelle regioni in zona gialla, il tetto massimo di capienza di teatri, cinema e sale da concerto potrebbe essere elevato dal 25% dei posti totali al 50%. Il limite di spettatori, negli spazi chiusi, potrebbe essere fissato a 500 – ora è a 200 -, mentre nelle arene e nei luoghi la soglia massima potrebbe passare dai 400 attuali ai mille. Per il pubblico pagante, resterebbe in vigore l’obbligo di indossare una mascherina di tipo ffp2.
Il nodo sui tamponi per gli spettacoli
Resta da chiarire la questione dei tamponi. Dal ministero per i Beni culturali fanno sapere che nessuno avrebbe proposto di imporre il tampone, effettuato 48 ore prima dell’evento, agli spettatori. Costringere il pubblico a pagare almeno 20 euro per lo screening è ritenuto «un elemento di discriminazione sociale e un disincentivo alla partecipazione» dall’Associazione generale italiana dello spettacolo. Non è da escludere, però, che la somministrazione del test sia prevista per qualche genere di spettacolo, magari per sperimentare alcune tipologie di eventi con la partecipazione di un numero più alto, rispetto alle soglie standard stabilite dal protocollo, di persone.
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