Il Giappone scaricherà in mare le acque contaminate della centrale Fukushima: protestano Cina e Corea del Sud
L’acqua di raffreddamento dei reattori conservata nelle cisterne della centrale nucleare di Fukushima verrà riversata nell’Oceano Pacifico. A renderlo noto è stato il governo giapponese guidato dal primo ministro Yoshihide Suga, dopo anni di discussione sul tema e la costituzione di un’apposita commissione presso il ministero dell’Economia e dell’Industria nipponico che ha deciso che l’operazione di sversamento risulta essere «praticabile e realistica».
La carenza di spazio per contenere le acque nei serbatoi di Fukushima
Dopo il terremoto che ha colpito la costa nord-orientale del Giappone nel 2011, i reattori di Fukushima si sono difatti fermati. Il sisma innescò uno tsunami che travolse l’impianto nucleare, facendo fondere ed esplodere tre reattori della centrale, causando così il peggior disastro nucleare dai tempi di Chernobyl. Nel corso degli anni successivi, le acque si sono andate via via accumulando nelle oltre 1.000 cisterne presenti intorno all’impianto. E la Tokyo Electric Power Co (Tepco), società che gestisce la centrale, ha previsto di sversare in mare oltre un milione di tonnellate di acque contaminate stoccate. Secondo le stime, infatti, entro il 2022 nei serbatoi disponibili non vi sarà più spazio per contenere l’acqua impiegata nello smantellamento della centrale.
Il processo di decontaminazione delle acque di Fukushima
L’acqua, nel corso degli anni, è stata trattata dal sistema ALPS (Advanced Liquid Processing System) che è in grado di rimuovere parte della contaminazione radioattiva. Il sistema prevede infatti di poter decontaminare 62 dei 63 elementi radioattivi presenti nell’acqua. L’unico elemento che resterebbe è il trizio, isotopo radioattivo dell’idrogeno, già presente nell’atmosfera e nell’ambiente acquatico, ma caratterizzato da un livello medio di pericolosità per gli esseri umani.
Le proteste per la decisione di Tokyo
Ma l’ipotesi di riversare le acque contaminate è stata contestata dall’Associazione nazionale dei sindacati dei pescatori lo scorso anno ha chiarito: «Siamo assolutamente contrari al rilascio delle acque contaminate, che non incontrerebbe alcuna comprensione da parte del popolo». Ma in risposta all’ipotesi avanzata da Tokyo, oltre a pescatori e associazioni ambientaliste, ha provocato nei giorni scorsi proteste da parte dei Paesi vicini. La Corea del Sud ha convocato l’ambasciatore giapponese Koichi Aiboshi presentando una protesta formale. In Cina, invece, il portavoce del ministero degli Esteri ha riferito che il Giappone dovrebbe «immediatamente rendere disponibili in maniera volontaria, precisa, stringente, accurata, aperta e trasparente tutte le relative informazioni e assumere decisioni prudenti dopo piena consultazione con i Paesi vicini».
La reazione dell’Unione Europea
Anche dal fronte europeo è stata avanzata la richiesta di «garantire la massima sicurezza dell’operazione di sversamento in piena conformità con i suoi obblighi nazionali e internazionali». Un portavoce della Commissione Ue ha difatti ribadito quanto sia «importante la piena trasparenza in questo tipo di operazioni», aggiungendo che «l’Europa continuerà a monitorare la situazione, restando in contatto con i nostri omologhi giapponesi».
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