Cresce la tensione nel Donbass, la Russia avverte gli Stati Uniti: «State fuori dalla Crimea»
«Abbiamo avvertito gli Usa che dovrebbero stare lontano dalla Crimea e dalla nostra costa sul Mar Nero per il loro stesso bene». È questo l’ultimo avvertimento lanciato da Mosca a Washington a seguito dell’escalation di tensioni nella regione orientale del Donbass. All’ammassare, da parte della Russia, di truppe al confine con l’Ucraina, gli Stati Uniti hanno risposto inviando navi da guerra nel Mar Nero. Un’azione che Mosca ha visto come una provocazione. Da circa un mese sia Washington che Kiev accusano Mosca di aver violato il cessate il fuoco nel Donbass, la regione che si è di fatto annessa alla Russia nel 2014 in via unilaterale senza un riconoscimento da parte di Kiev. Negli ultimi anni Mosca ha continuato a sostenere militarmente i separatisti del Donbass con armi e combattenti.
Gli accordi per il cessate il fuoco
Gli accordi firmati a Minsk tra i separatisti filo-russi e l’amministrazione di Kiev prevedevano un cessate il fuoco e lo scambio di prigionieri. In aggiunta, la firma consentiva al governo ucraino di apportare un emendamento costituzionale che avrebbe fornito uno status speciale al Donbass. Ma l’attuazione di quegli accordi è stata ostacolata da molteplici violazioni del cessate il fuoco per le quali le due parti hanno continuato ad accusarsi nel corso degli ultimi anni. Da un mese, la tensione è però al massimo. «Il considerevole ammasso militare della Russia è ingiustificato, inspiegabile e profondamente preoccupante. La Russia deve porvi fine, fermare le sue provocazioni e ridurre immediatamente l’escalation», ha dichiarato il 13 aprile Jen Stoltenberg, segretario generale della Nato.
Qual è il ruolo della Turchia?
«Crediamo che la crisi attuale vada risolta con mezzi pacifici e diplomatici sulla base dell’integrità territoriale ucraina e del diritto internazionale», ha invece dichiarato nei giorni scorsi Recep Tayyip Erdogan. Il presidente turco ha incontrato la scorsa domenica il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un incontro in cui Ankara ha rafforzato il suo ruolo di mediatrice all’interno della crisi ucraina. Sin dal 2014, la Turchia si è opposta all’annessione, anche a causa della presenza in Crimea dei tartari, una popolazione di etnia turca anch’essa contraria al risultato del referendum. Per Ankara la Crimea rappresenta poi un’importante zona di influenza visto il suo affacciarsi sul Mar Nero. Come membro della Nato, e visto anche il suo rapporto ambiguo con la Russia, anche in Libia, la posizione di mediazione portata avanti da Ankara non è stata ostacolata nè dall’Europa né dagli Stati Uniti.
Lo scontro Usa-Russia
Intanto, proprio dal fronte americano, il presidente Joe Biden ha chiesto alla controparte russa, Vladimir Putin, di allentare le tensioni. Washington ha ribadito «l’incrollabile impegno degli Usa verso la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina». Al momento però non sembra che né Kiev, né Mosca vogliano arrivare a un vero scontro. Ma la tensione rimane alta per un conflitto che a partire dal 2014 ha fatto più di 13 mila vittime.
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