In Evidenza Benjamin NetanyahuDonald TrumpGoverno Meloni
ESTERIAngela MerkelAstraZeneca (Vaxzevria)CoronavirusEMAGermaniaJohnson & JohnsonSanitàUnione europeaVaccini

Coronavirus, il 20 aprile il responso dell’Ema su Johnson & Johnson. Merkel si è vaccinata con AstraZeneca

16 Aprile 2021 - 15:59 Redazione
La Cancelliera tedesca ha ricevuto oggi la prima dose del preparato anglo-svedese: «Questa è la chiave per superare la pandemia», ha detto. La ministra francese Pannier-Runacher, invece, ha definito «probabile» l'interruzione dei contratti con l'azienda farmaceutica anglosvedese

EMA

È fissata per martedì 20 aprile la tanto attesa conferenza stampa dell’Agenzia europea del farmaco sul vaccino Johnson & Johnson. L’Ema ha fatto sapere che comunicherà i risultati della sua valutazione sul preparato anti-Covid19 di Janssen rispetto ai casi di eventi tromboembolici intercettati dall’inizio del suo utilizzo. L’agenzia europea ha convocato la conferenza stampa per le 5 di pomeriggio. Fino a questo momento il parere su Johnson & Johnson è stato basato sul principio che i benefici superano di gran lunga i rischi della somministrazione del farmaco. È opinione di molti esperti che sarà confermato lo stesso parere. Martedì il responso.

GERMANIA

EPA/HENNING SCHACHT | In foto Angela Merkel

Merkel ha ricevuto la prima dose del vaccino AstraZeneca

Angela Merkel si è vaccinata, a Berlino, con AstraZeneca. Ad annunciarlo è il portavoce Steffen Seibert su Twitter. La Cancelliera, nello specifico, ha ricevuto la prima dose del vaccino anti-Covid. «Sono contenta», ha dichiarato subito dopo l’iniezione. «Ringrazio tutti quelli che si impegnano nella campagna vaccinale. Il vaccino è la chiave per superare la pandemia», ha aggiunto. Poche ore prima, commentando l’attuale situazione epidemiologica, aveva detto in Parlamento: «Purtroppo dobbiamo dire di nuovo che la situazione è seria e cioè molto seria. La terza ondata della pandemia la fa da padrone». Preoccupano soprattutto le terapie intensive: «Non possiamo lasciare da soli i medici e gli assistenti sanitari. Da soli non possono vincere questa battaglia. Hanno bisogno del sostegno dello Stato, della politica, della società, di noi cittadini e di noi tutti».

UE

Facebook | Agnès Pannier-Runacher, ministra dell’Industria francese

La ministra francese Pannier-Runacher: stop ai contratti con Astrazeneca? «Probabile»

«La decisione definitiva non è stata ancora presa». Con queste parole la ministra francese dell’Industria, Agnès Pannier-Runacher, ha rimarcato che il rapporto futuro tra AstraZeneca e l’Unione europea è ancora in discussione. Ma, vista la decisione della Danimarca di abbandonare l’utilizzo del vaccino, «la cosa più probabile» è che l’Europa non faccia nuovi ordini, ha spiegato la ministra ai microfoni di Rmc. Le possibilità che l’Unione europea non rinnovi i suoi contratti con il gruppo farmaceutico anglo-svedese crescono di ora in ora.

USA

EPA/AMR ALFIKY | Il capo scientifico della task force anti Covid della Casa Bianca David Kessler

Potrebbe essere necessaria una terza dose di vaccino contro il Coronavirus

Negli Stati Uniti si valuta la possibilità di ricorrere a una terza dose di vaccino anti-Covid dopo 9 o al massimo 12 mesi dall’ultima somministrazione. L’ipotesi è stata illustrata dal capo scientifico della task force anti-Covid della Casa Bianca, David Kessler, che ha ipotizzato un richiamo «a partire dai soggetti più vulnerabili». Mentre è ancora allo studio la durata della protezione dei vaccini, stimata al momento dai Cdc a circa 9 mesi, la possibilità che sia necessaria una ulteriore dose oltre al ciclo previsto è stata avanzata anche dall’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla: «Ci sono vaccini come quello contro la poliomielite per cui una dose è sufficiente, e ci sono quelli contro l’influenza per i quali c’è bisogno di una ogni anno. Il virus Covid assomiglia più a quello dell’influenza», ha spiegato Bourla in un incontro al Cvs Healt Corp.

REGNO UNITO

EPA/ANDY RAIN | Uno dei centri per il vaccino a Londra

Preoccupa l’arrivo della variante indiana nel Regno Unito

Una variante, rilevata inizialmente in India, è stata riscontrata per la prima volta nel Regno Unito, dove sono emersi 77 casi fino al 14 aprile scorso. La variante indiana B.1.617 è sotto l’etichetta di «variante in esame» da parte degli esperti del sistema sanitario nazionale britannico. Come riporta il Guardian, secondo il prof. Paul Hunter, docente di medicina dell’Università dell’East Anglia, l’arrivo della variante indiana nel Regno Unito è potenzialmente preoccupante. Le ipotesi degli esperti, emerse in India, spiegano che la variante B.1.617 contiene due mutazioni nella proteina spike che potrebbero aumentarne la capacità di sfuggire al sistema immunitario e quindi contagiare più facilmente. «Queste due mutazioni che lavorano insieme potrebbero essere molto più problematiche delle varianti sudafricane e brasiliane – ha spiegato il prof. Hunter – e potrebbero essere ancora meno gestibili dal vaccino rispetto a quelle finora emerse».

Foto in copertina: EPA/PAVEL GOLOVKIN

Leggi anche:

Articoli di ESTERI più letti