La conferenza stampa di Draghi: «Riapriamo dal 26. Prima scuole e attività all’aperto. È un rischio calcolato»
Dopo ore di confronto, i ministri e il premier Draghi, riuniti in cabina di regia anche con il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, e il coordinatore del Cts, Franco Locatelli, sembrano aver trovato un punto d’incontro sulle riaperture. È lo stesso presidente del Consiglio a chiarire quanto emerso durante un incontro in cui sono emerse forti tensioni tra il fronte più aperturista, quello composto dal leghista Giancarlo Giorgetti, Maria Stella Gelmini ed Elena Bonetti, e quello più cauto guidato dal ministro della Salute Roberto Speranza, insieme a Dario Franceschini e Stefano Patuanelli per il M5s.
«Si dà la precedenza alle attività all’aperto e alle scuole»
«La decisione di oggi anticipa al 26 di questo mese l’introduzione della zona gialla, ma introduce un cambiamento rispetto al passato. Si dà la precedenza alle attività all’aperto e alle scuole», ha dichiarato il presidente del Consiglio Mario Draghi in conferenza stampa. «Con la decisione di oggi – ha aggiunto il premier – il governo ha preso un rischio ragionato e fondato sui dati che sono in miglioramento, ma non in modo drammatico. Questo rischio che incontra le aspettative dei cittadini si fonda su una premessa: quei provvedimenti – dalle mascherine al distanziamento – che governano il comportamento nelle attività riaperte vanno osservati scrupolosamente». Se infatti i comportamenti saranno osservati e la campagna vaccinale continuerà ad accelerare «non ho dubbi che la possibilità che si torni indietro è molto bassa». Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha inoltre annunciato che dal primo giugno riapriranno le palestre, mentre dal primo di luglio via libera agli eventi fieristici.
«Riaperture risposta al disagio di categorie e giovani»
«Queste aperture sono una risposta al disagio di categorie e giovani e portano maggiore serenità nel Paese, pongono le basi per la ripartenza dell’economia», ha sottolineato il premier. «Mi aspetto che avremo un rimbalzo molto forte nei prossimi mesi e poi dovremo attestarci su un sentiero di crescita. Il rimbalzo è certo, non è sicuro esattamente quanto forte sarà. Ma dobbiamo lavorare sulla sfida di assicurare che dopo la ripresa dei prossimi mesi continueremo a crescere e tenere alto il livello dell’occupazione, dopo tantissimi anni in cui purtroppo la situazione è stata diversa».
«Speranza? Lo stimo e l’ho voluto io»
Nell’annunciare le riaperture, il premier Draghi è tornato anche sulle accuse rivolte dalla Lega al ministro della Salute: «Le critiche al ministro Speranza dovevano trovare pace fin dall’inizio perché non erano né fondate né giustificate: ho già detto – mi secca doverlo dire in sua presenza – che lo stimo e l’ho voluto io nel governo».
Spostamenti consentiti tra le zone gialle
Per quanto riguarda gli spostamenti tra Regioni, Draghi ha annunciato che saranno nuovamente consentiti tra le zone gialle e con un pass per quei territori che avranno colori diversi.
«Nominati 57 commissari per opere pubbliche strategiche»
Il premier è anche intervenuto sul Recovery Plan specificando come il piano nazionale di ripresa e resilienza sarà composto di 191,5 miliardi circa, di cui 69 a fondo perduto, 122 prestiti, più 30 del fondo di accompagnamento al Pnrr. «Se la crescita si traduce in quel che ci aspettiamo sarà una crescita sostenibile e rispettosa dell’ambiente», ha aggiunto Draghi. Lo ha detto il premier Mario Draghi in conferenza stampa. Sulle opere pubbliche «il ministro Giovannini ed io abbiamo nominato 57 commissari», ha chiarito Draghi. «La domanda che uno si fa è: ma quando le vedo queste opere? Giovannini questo pomeriggio spiegherà il cronoprogramma con la data di apertura dei cantieri», ha dichiarato il premier. Intervenendo invece sul Def e lo scostamento di bilancio, Draghi ha parlato di «una scommessa sul debito buono».
Parlando in particolare dei 40 miliardi previsti dallo scostamento di bilancio, ciò che secondo Draghi merita attenzione non è «solo la cifra ma il percorso di rientro dal deficit, che è poco meno del 12%, solo nel 2025 si vedrà il 3%. Questa è una scommessa sulla crescita: se la crescita sarà quello che ci attendiamo da tutti questi provvedimenti, dal piano di investimento, dal Pnrr, dalle riforme, pensiamo che non servirà una manovra correttiva negli anni a venire. Il processo si traduce in un’uscita dal debito per effetto della crescita».
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