Caso Open Arms, Salvini rinviato a giudizio per il sequestro di 147 migranti
Il gup di Palermo Lorenzo Jannelli ha rinviato a giudizio il leader della Lega Matteo Salvini. Il senatore del Carroccio risponde quindi di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per avere impedito, secondo la Procura illegittimamente, alla nave della ong catalana Open Arms, con 147 migranti soccorsi in mare, di attraccare a Lampedusa nell’agosto 2019. Per giorni i profughi rimasero davanti alle coste dell’isola. «Rinviato a giudizio. “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”. Articolo 52 della Costituzione. Vado a processo per questo, per aver difeso il mio Paese? Ci vado a testa alta, anche a nome vostro. Prima l’Italia», ha scritto Salvini su Twitter. «Felici per tutte le persone che abbiamo tratto in salvo durante la Missione 65 e in tutti questi anni. La verità nel Med è una, siamo in mare per raccontarla», ha invece dichiarato la ong Open Arms. A chiedere il rinvio a giudizio c’erano anche anche 23 parti civili: 9 migranti, 12 associazioni (fra cui Open Arms, Emergency, Arci, Legambiente, Giuristi Democratici) e 2 comuni (Palermo e Barcellona). Il 15 aprile il segretario della Lega aveva recapitato al giudice per le udienze preliminari oltre 100 pagine di memoria difensiva, ma per la procura «la questione è tutta amministrativa e non politica» e «c’è materia da approfondire in un processo». I pm hanno fatto riferimento anche al Comitato Onu per i diritti umani, che a gennaio 2021 aveva condannato l’Italia per «essere intervenuta in ritardo per soccorrere un’imbarcazione che addirittura non si trovava all’interno delle nostre acque territoriali».
Il processo
Il processo comincerà il 15 settembre davanti ai giudici della seconda sezione penale del tribunale di Palermo. Il caso Open Arms venne sbloccato dall’intervento della Procura di Agrigento che, dopo avere accertato con un ispezione a bordo le gravi condizioni di disagio fisico e psichico dei profughi trattenuti sull’imbarcazione, ne ordinò lo sbarco a Lampedusa. La difesa di Salvini nel corso dell’arringa ha però sostenuto che la decisione del senatore, dettata dall’esigenza di tutelare i confini nazionali e che comunque fosse stata presa dall’intero Governo. Inoltre, secondo l’avvocato Giulia Bongiorno, difensore del leader della Lega, alla Open Arms era stata offerta la possibilità di attraccare sia a Malta che in Spagna: la ong avrebbe rifiutato entrambe le opzioni dirigendosi verso Lampedusa.
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