Regione Lombardia si tuffa nel linguaggio inclusivo. Ma esagera con l’asterisco e inventa “l’artist*”
Che siano gli asterischi o la schwa (ə), buttarsi in forme di linguaggio che evitino il maschile universale è sempre una buona cosa. Ma ancora meglio sarebbe capire dove vanno messi. La Regione Lombardia, in un tentativo di avvicinarsi al linguaggio queer, è caduta in una gaffe grammaticale. Eh sì, perché in una call for artists pubblicata su Instagram, il/la social media manager ha tagliato la vocale finale del sostantivo, già di per sé “neutro”, scrivendo: «Sei un giovane artist* o fai parte di un collettivo artistico?». La parola “artista”, infatti, al singolare si declina allo stesso modo sia al femminile che al maschile, prestandosi inoltre, grazie alla sua forma ambigenere, ad andare oltre il binarismo M/F.
L’errore non è ripetuto nelle altre immagini, dove invece sembra essere passato meglio il concetto: si legge «Open call per giovani artist*» e la domanda «Sei residente o domiciliat* in Regione Lombardia?». Insomma, sempre meglio fare che non fare. Ma per evitare di accumulare ulteriori critiche agli esperimenti sul linguaggio inclusivo, sarebbe meglio prestare un po’ più attenzione alle regole grammaticali che ancora ci piacciono. Certo, posto che si sia in buona fede: qui il rischio di queerbaiting politico (cioè il cavalcare le battaglie della comunità Lgbtq+ ai fini del consenso, senza appoggiare politicamente le battaglie contro l’omotransfobia) è alle stelle.
Immagine di copertina: Screen dal profilo Instagram della Regione Lombardia
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