Esclusivo – Sputnik-V come AstraZeneca. Anche Mosca indaga sui presunti decessi legati al vaccino: ecco i documenti
Abbiamo bisogno dei vaccini anti Covid19 per tornare alla normalità, purché questi soddisfino i requisiti di efficacia e sicurezza. Abbiamo visto, grazie alle email trafugate ai responsabili dell’EMA sul caso Pfizer, quanto sia necessario un rigoroso processo di controllo per qualunque tipo di prodotto nonostante qualunque pressione mediatica e politica, così come abbiamo visto quanto possa essere letale una pessima comunicazione sui presunti eventi associati ai vaccini. Il prezzo della trasparenza è questo, il fatto di fornire i dati e di effettuare un sistema di farmacovigilanza pubblico ha un effetto collaterale che i russi stanno cercando di evitare con Sputnik V (Гам-КОВИД-Вак) .
Ci sono molti interessi sul prodotto di Gamaleya, sostenuto a livello statale dal Russian Direct Investment Fund (RDIF) e a livello politico prima ancora che scientifico. Molti sono i dubbi causati dalla mancanza dei dati e informazioni utili, tanto che in Italia stiamo cercando di fornirceli da soli grazie a uno studio condotto dall’Università di Ferrara attraverso 10 mila volontari dalla Repubblica di San Marino ai quali è stato somministrato il vaccino russo. Chi ce lo dice che la prima dose non sia l’equivalente di un AstraZeneca o di un Johnson & Johnson in fatto di efficacia? Speriamo che sia così, per il bene di tutti, ma c’è ancora un’informazione che non viene affatto fornita. Abbiamo qualche dato sulle presunte “reazioni avverse”? Quanti sono i presunti decessi post vaccino in Russia? Non lo sappiamo, ma grazie a un whistleblower siamo in grado di parlare di alcuni casi associati a Sputnik V. Dobbiamo fare, però, una doverosa premessa.
Non è intenzione di questo articolo creare un altro caso AstraZeneca o Johnson & Johnson contro il vaccino Sputnik V. Lo abbiamo spiegato più volte, in tutti i modi, che per i presunti casi di trombosi associati ai due vaccini non è stato confermato un nesso causale. Non solo, vista l’estrema rarità dei casi potrebbe essere addirittura impossibile e che ancora oggi entrambi i prodotti rispondono senza dubbio a un ottimo rapporto rischi-benefici nella lotta contro la Covid19. Teniamo a precisare, con decisione, che la mancanza di un nesso causale riguarda anche i casi associati al prodotto di Gamaleya riportati in questo articolo.
I giovani
Il primo caso riportato nei documenti diffusi dal whistleblower riguarda un giovane della regione Tver’ nato nel 1993 (27 anni). Aveva ricevuto la prima dose del vaccino lo scorso 25 febbraio 2021. Appena 15 minuti dopo la somministrazione, Vladimir aveva riscontrato problemi nella respirazione e un forte gonfiore al collo. Una reazione allergica, secondo quanto riportato nel rapporto del Rospotrebnadzor, l’agenzia responsabile del controllo dei farmaci nella Federazione russa.
Anastasia, nata nel 1995 (25 anni), aveva ricevuto la prima dose del vaccino lo scorso 24 febbraio 2021 nella regione di San Pietroburgo. Appena un minuto dopo la somministrazione si era ritrovata in stato confusionale, seguito da convulsioni e la perdita di conoscenza per circa 20 secondi. In serata, la giovane riscontrava brividi, debolezza, mal di testa e febbre a 39 gradi. Ospedalizzata lo stesso giorno, la diagnosi riportata nel documento cita «disturbi del sistema nervoso» (G90.8).
La trentenne Ksenia, nata nel 1990, aveva ricevuto la prima dose del vaccino il 27 febbraio 2021. Anche per lei c’è stata una reazione allergica, avvenuta 7 ore e 45 minuti dopo la somministrazione, riscontrando gonfiore al viso e al collo, sensazione di intorpidimento e respiro affannoso. Chiamato il pronto soccorso, le hanno somministrato dei farmaci in endovena, ottenendo dei risultati positivi nell’arco di circa un’ora, e tenuta sotto osservazione dagli operatori sanitari.
L’insegnante
Natalya Pavlovna Trifonov insegnava in una scuola elementare di Velikie Luki, una piccola cittadina della regione di Pskov, autrice di libri per i bambini e vincitrice di un concorso nazionale come miglior docente del Paese. Il 29 gennaio 2021, il quotidiano locale Pln-pskov.ru le aveva dedicato un articolo sul suo caso riportando il nome dell’evento: la sindrome di Guillain-Barré.
Tutto è successo a seguito della vaccinazione, ma senza citare quale! L’autore del pezzo è stato particolarmente attento, nonostante questa mancanza, invitando i complottisti a stare alla larga dal caso spiegando che si tratterebbe di un evento estremamente raro che «potrebbe svilupparsi a seguito di qualsiasi altro vaccino» (su Epicentro dell’Iss c’è un’articolo dedicato alle vaccinazioni antinfluenzali). Oggi, grazie ai documenti diffusi da un whistleblower, sappiamo che Natalya aveva ricevuto uno dei vaccini in uso nella Federazione russa: Sputnik V.
Secondo il documento trafugato dalla Rospotrebnadzor, Natalya Pavlovna Trifonov aveva ricevuto la prima dose del vaccino Sputnik V il 22 dicembre 2020. Il sopraggiungere di alcune reazioni come l’ipertensione, problemi respiratori, la riduzione della forza muscolare e la paralisi l’avevano costretta all’ospedalizzazione, dove le è stata confermata la sindrome di Guillain-Barré. C’è stata anche un’altra complicanza: la polmonite.
I presunti decessi
Negli allegati del whistleblower troviamo da una parte i casi relativi alle reazioni allergiche, oltre a quello particolare della docente, mentre dall’altra ci sono dei documenti riguardanti alcuni decessi. Nel primo si parla di Margherita, nata nel 1947 (74 anni), che aveva ricevuto la prima dose del vaccino il primo marzo 2021. La sera aveva riscontrato una febbre a 37.5 seguita nei giorni successivi da debolezza e difficoltà respiratorie. Chiamato il pronto soccorso il 3 marzo alle ore 18, dopo 27 minuti gli operatori sanitari avevano dichiarato il decesso della donna. In un documento del 17 marzo 2021 viene riportata un’insufficienza cardiaca, mentre le indagini sul caso non vengono dichiarate concluse.
C’è un caso riguardante una donna nata nel 1969 (51 anni) che a seguito della seconda dose del vaccino Sputnik V, quello con l’altro adenovirus, è morta il 4 marzo 2021. Per Speranza (Nadezhda), questo il suo nome, il documento parla di convulsioni, schiuma dalla bocca, il viso le era diventato di color blu e aveva perso i sensi. Viene riportata come diagnosi «complicanza post vaccino» Lo stesso caso viene citato in un altro documento, redatto diversi giorni dopo, dove vengono riportati una «tromboflebite degli arti inferiori» ed «embolia polmonare». Sempre secondo l’ultimo documento a nostra disposizione, per il caso di Speranza si attendono sviluppi a seguito di ulteriori analisi post-mortem.
Conclusioni
Nei documenti rilasciati dal whistleblower vengono riportati anche altri episodi, ma alcuni di questi riguardano casi di decessi Covid19 di persone che erano state vaccinate nel pieno periodo dell’incubazione, oppure di un caso relativo a un uomo di 56 dedito all’alcol morto a seguito di uno shock anafilattico. Tutti eventi avvenuti a seguito della somministrazione del vaccino Sputnik V per i quali, come nei casi segnalati nella farmacovigilanza europea e americana, andrebbe indentificato un nesso causale.
Se va tutto bene il vaccino russo potrebbe essere efficace come gli altri già in uso in Europa e negli Stati Uniti, ma non per questo è immune da casi e associazioni a presunte reazioni avverse gravi o addirittura decessi. C’è bisogno di trasparenza, sia dal punto di vista dei dati della sperimentazione che quelli relativi alla farmacovigilanza come avviene tutt’oggi per AstraZeneca e Johnson & Johnson, altrimenti si entra in un gioco di pura propaganda e geopolitica di cui non abbiamo bisogno durante questa pandemia.