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Ritorno a scuola, il governo valuta i test salivari a tappeto: i pro, i contro e le differenze con gli altri test

20 Aprile 2021 - 11:28 Juanne Pili
Quanto sono affidabili gli strumenti diagnostici che potrebbero essere introdotti a scuola? Una piccola guida

Il Ministero della salute sta vagliando la possibilità di introdurre i test antigenici rapidi in classe, per rilevare gli alunni positivi al nuovo Coronavirus, non attraverso i tamponi oro-naso faringei o nasali (ONPS), ritenuti invasivi, bensì con campioni di saliva raccolta autonomamente dagli interessati. Rimane al vaglio l’accertamento di una «affidabilità» per lo meno compatibile con quella dei test diagnostici ottenuti nella modalità classica. Il termine «affidabilità» è però fuorviante. L’efficienza del test diagnostico dipende dalla sua sensibilità unitamente al contesto in cui viene eseguito. Vedremo alla fine altri esempi di test diagnostici la cui utilità varia a seconda del contesto.

Nel caso della scuola ci aspettiamo una popolazione di alunni con una bassa probabilità di essere positivi. Per un test diagnostico come quello antigenico questo significa che sussiste la possibilità di trovare dei falsi positivi (che vanno comunque sempre accertati con l’analisi RT.PCR), ma non falsi negativi. L’ultima parola spetterà comunque alle singole Regioni. L’idea di base per ripartire con la scuola in sicurezza è quella di utilizzare un test rapido, in una modalità che permetta di ottenere un esito affidabile nel giro di pochi minuti, secondo quello che è stato definito «modello Lazio e Bolzano», che come vedremo sono le zone in cui sono stati già utilizzati i test salivari con un certo successo. In generale possiamo considerare che – malgrado la sensibilità nei bambini sembri essere più bassa rispetto agli adulti – gli alti numeri sui soggetti testati ripetutamente ogni settimana, ci danno un quadro abbastanza attendibile.

Differenza tra test antigenico e analisi RT-PCR

Ricordiamo che in caso di positività dovrà sempre essere necessario avere una conferma col test RT-PCR, finora il più efficiente in assoluto nell’accertare la concreta presenza di SARS-CoV-2, in quanto ne riconosce direttamente la traccia genetica. Come spiegavamo nella nostra Guida ai test diagnostici, il test antigenico consiste nel mettere il campione a contatto con una superficie dove sono presenti appositi anticorpi, che andranno quindi a legarsi con eventuali glicoprotenine Spike (S), ovvero gli antigeni del virus, quelle molecole presenti attorno al suo capside che vengono riconosciute dal Sistema immunitario.

Va notato però che in alcuni pazienti, SARS-CoV2 si è rivelato proliferare soprattutto nelle cellule polmonari, senza lasciare traccia nelle vie respiratorie, cosa che può creare falsi negativi, una probabilità che preoccuperebbe maggiormente in situazioni dove la probabilità di incontrare dei positivi è più alta. Per questo non avrebbe senso usare gli antigenici in un ospedale. Un ragionamento, che pur sembrando contro-intuitivo è statisticamente corretto.

I dubbi iniziali sulla affidabilità dei test salivari

Sussistevano non pochi dubbi sulla affidabilità dei test condotti su campioni salivari, così diversi dai metodi standard già accertati. Questi possono avere una utilità di insieme dal punto di vista epidemiologico, andando a vedere quindi i dati a livello di popolazione.

Va detto non di meno, che è fondamentale avere delle diagnosi in tempi brevi, senza la presenza di personale specializzato, magari con test che permettano di essere ripetuti più volte, specialmente per gli individui che presentano sintomi o fanno parte di categorie maggiormente a rischio.

«Da parte nostra c’è una proposta concreta sul tavolo. Poi sarà il governo a decidere. Volendo si potrebbe partire tra due o tre settimane – spiega Sergio Abrignani, immunologo dell’università di Milano e membro del Cts, in una intervista sul quotidiano la Repubblica – i test salivari non sono invasivi come i tamponi nasali. Sono antigenici, quindi rapidi, e molto semplici da eseguire. Danno il risultato in cinque minuti. Non sono ovviamente precisi come i tamponi molecolari, ma per gli screening su grandi numeri sono un aiuto valido. Possiamo pensare a test ripetuti una o due volte alla settimana su tutti gli studenti. A settembre, quando abbiamo iniziato a pensarci, avevano una sensibilità del 40% – rileva – ora è salita al 94-95%. Vengono usati anche in alcune aziende per il personale che non può lavorare da casa».

Alcuni dati promettenti

Esistono già dei dati incoraggianti, provenienti da diverse ricerche, come quella pubblicata su Medical Virology lo scorso 21 aprile:

«La saliva sembra essere associata a una sensibilità simile all’ONPS per la rilevazione della SARS ‐ CoV ‐ 2 mediante vari test», spiegano i ricercatori.

Lo studio non riguarda specificamente il test antigenico, ma quello PCR con campioni salivari, per rilevare la presenza genetica del virus, e presenta comunque dei limiti. 

Gianni Rezza, capo della prevenzione per il Ministero salute e membro del Comitato Tecnico Scientifico, si è detto ottimista, ritenendo che i test salivari siano ormai «affidabili quanto i tamponi». Proprio in Italia è stato pubblicato uno studio intitolato Salivary SARS-CoV-2 antigen rapid detection: a prospective cohort study, condotto da un team di ricercatori guidati da Mario Plebani, direttore del Dipartimento interaziendale di Medicina di Laboratorio. I ricercatori hanno coinvolto un gruppo di 234 pazienti e sembra aver dato esiti promettenti nei soggetti con alta carica virale, anche col test antigenico rapido.

L’anno scorso un team di ricercatori dell’ospedale Spallanzani di Roma ha analizzato 337 campioni salivari di 164 pazienti. I risultati hanno fornito le basi per il progetto pilota condotto nelle scuole del Lazio nell’ottobre 2020.

Secondo i ricercatori, il campione salivare si sarebbe dimostrato «altrettanto valido rispetto al tampone naso-faringeo e al lavaggio bronco-alveolare attualmente utilizzati come “gold standard” per il rilevamento del Sars-Cov-2 attraverso sistemi Rr-Pcr». Una esperienza simile è stata condotta anche nelle scuole di Bolzano, fin dal dicembre 2020, auspicando che i test salivari possano presto sostituire i tamponi molecolari.

Altri test diagnostici utilizzati per SARS-CoV-2

Tra i test utilizzati per rilevare la positività al nuovo Coronavirus, la cui affidabilità dipende relativamente al contesto in cui vengono fatti, il più noto è sicuramente quello sierologico che non richiede un tampone, bensì un campione di sangue. Rileva indirettamente la potenziale presenza del virus nel presente o in passato, in quanto vede esclusivamente gli anticorpi neutralizzanti.

Il sierologico, come l’antigenico, è più affidabile con analisi di laboratorio, ma esistono anche versioni rapide, che compensano la ridotta affidabilità con una maggiore versatilità e ripetibilità nel breve periodo e rappresentano un particolare interesse per i monitoraggi di intere comunità.

Il test ELISA (Enzyme-Linked Immuno-Sorbent Assay) potrebbe essere definito l’inverso di quello antigenico. Non si tratta infatti di intercettare gli antigeni attraverso appositi anticorpi, al contrario è costituito da una piastra in cui vengono poste delle proteine virali, che si legheranno quindi agli eventuali anticorpi neutralizzanti. La necessità di disporre di antigeni che generino una risposta efficace rende questo genere di test ancora poco affidabile, se non utilizzato in contesti controllati dai ricercatori in laboratorio.

Altri testi più di nicchia detti NAATs basati sull’amplificazione isotermica utilizzando enzimi specializzati sono in grado di riconoscere le traccia genetica del virus, con una affidabilità paragonabile a quella dei test PCR condotti in laboratorio. Tuttavia resta una tecnica molto più costosa.

I test più sofisticati potrebbero essere quelli basati sulla CRISPR-Based Detection. Utilizzano la forbice molecolare CRISPR. Questa si è dimostrata piuttosto versatile, tanto da poter essere applicata anche nei test diagnostici. Questa tipologia di test viene utilizzata quando si vuole individuare con estrema precisione specifici geni del RNA virale. Non è quindi una tecnologia ritenuta affidabile per accertare la mera positività al patogeno, mentre ha una estrema utilità negli studi che interessano i genetisti.

Foto di copertina: ANSA / Telenews

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