Roma, primarie del centrosinistra per il sindaco. Il Pd in pressing per far scendere in campo Zingaretti
Fissare delle scadenze per prendere tempo. Fare dei nomi sperando che ne vengano fuori altri. Il tavolo delle primarie del centrosinistra per le elezioni comunali di Roma si insedia oggi, 20 aprile, alle 21. I candidati avranno un mese di tempo per formalizzare le candidature. Trenta giorni per convincere Nicola Zingaretti a scendere in campo: per la quota del Partito democratico che gestisce le questioni romane, l’ex segretario è la migliore opzione possibile. Anche secondo i sondaggi – l’ultimo è quello di Winpoll – il presidente della Regione Lazio è la carta migliore del centrosinistra per vincere il ballottaggio.
Il 20 giugno, a un mese dalla chiusura delle candidature, si celebreranno le primarie. Finora hanno annunciato la partecipazione tre indipendenti: il presidente del terzo municipio Giovanni Caudo, il ricercatore Tobia Zevi e il consigliere regionale del Lazio del movimento Demos Paolo Ciani. Il soggetto politico a sinistra del Pd, Liberare Roma, parteciperà ai lavori che porteranno alle primarie, ma ha una voce più critica sulla competizione nel centrosinistra: «Le primarie non sono un concorso di bellezza per guadagnare visibilità. La coalizione democratica e progressista deve dotarsi di regole ambiziose: non basta dire “sono candidato o candidata”, serve un programma minimo e alcune migliaia di firme di sostegno alla candidatura».
Carlo Calenda chiude, invece, alla competizione che si gioca in casa Pd: «Non voglio fare il sindaco dipendendo da Bettini, Mancini e Astorre». Correrà con il suo partito, Azione, appoggiato da Italia Viva e + Europa. E almeno sotto i pini della Capitale, tramonta il sogno del neosegretario Dem, Enrico Letta, di ricompattare il centrosinistra. Un’altra lista che si muove in quest’area politica è quella de La Giovane Roma. Lo staff fa sapere che non parteciperanno alle primarie, ma Federico Lobuono, candidato sindaco, è molto vicino all’area bettiniana del Pd: il 21enne è stato invitato a intervenire alla maratona con cui Bettini ha lanciato la sua corrente. Non è da escludere che se i Dem arrivassero al ballottaggio, la sua lista appoggerebbe il candidato del centrosinistra.
I candidati del Pd: la sorpresa Morassut
Alle ultime primarie del Pd per Roma – nel 2016 – votarono circa 43mile persone. Roberto Giachetti si impose su Roberto Morassut per poi per perdere al ballottaggio contro Virginia Raggi. Era un’epoca politica fa: adesso Giachetti è un deputato di Italia Viva, mentre Morassut, anch’egli deputato ma in quota Dem, ha aderito a Le Agorà, recentissima corrente Dem lanciata da Goffredo Bettini e che si ispira al socialismo e al cristianesimo. Benché non ci sia stata alcuna uscita ufficiale, una fonte di Open rivela che il suo nome è in lizza per partecipare alle primarie. Una sua candidatura pubblica, tuttavia, non avverrà oggi: né lui né l’altro papabile, Roberto Gualtieri, hanno voglia di bruciarsi prima che si dirima l’affaire Zingaretti.
L’emergenza quote rosa
Al momento, l’unico nome femminile che sembrerebbe confermato per le primarie del centrosinistra è quello di Monica Cirinnà. La senatrice si è candidata a prendervi parte già dallo scorso settembre. In un’intervista a Open aveva detto che «il Pd romano è ancora più devastato rispetto a quello nazionale. Assistiamo spesso alla pratica di danneggiare in modo subdolo e sotterraneo chi dà la propria disponibilità, con limpidezza, per una causa comune. Se ci saranno le primarie, comunque, ribadisco che ci sarò». Cirinnà è stata la più attiva sostenitrice delle primarie allargate al tutto centrosinistra anche quando si temeva che dai vertici del partito arrivasse la candidatura singola di Roberto Gualtieri.
La prurigine di Gualtieri
L’ex ministro dell’Economia era il candidato più forte del Pd, indiscutibile. Dopo le dimissioni di Zingaretti dalla segreteria, però, il nome del presidente del Lazio ha guadagnato quotazioni per la corsa al Campidoglio. Si è innescato un meccanismo per cui Zingaretti, in ogni occasione pubblica, smentisce con forza una sua candidatura alle primarie. Nel privato, invece, le negazioni ci sono, ma sono più temperate. Gualtieri lo sa e scalpita affinché il suo ex segretario prenda una decisione definitiva: se Zingaretti si candida, è probabile che Gualtieri faccia un passo indietro. Andare allo scontro con il presidente del Lazio, invece, sarebbe un suicidio politico per l’ex ministro. Gualtieri, dicono persone informate sul Pd romano, «soffre della sindrome della ruota di scorta»: sarebbe seccato dal fatto di essere la seconda scelta per i vertici Dem.
Le pressioni su Zingaretti
L’accelerazione del Pd nel convocare il primo tavolo per le primarie, tuttavia, nasconde in realtà la necessità di guadagnare del tempo. Il telaio del Pd è in movimento: i vertici stanno tessendo la trama per cercare di vincere le elezioni capitoline. E vincere, stando ai sondaggi, non può prescindere dal convincere Zingaretti a candidarsi. L’ex segretario, sia per la gestione della pandemia nel Lazio sia per le dimissioni in favore di Letta e le accuse al sistema correntizio del Pd, si è conquistato il favore dell’elettorato romano di centrosinistra. Vive a Prati, ma è apprezzato anche nelle periferie. Ha un seguito dentro e fuori dal partito, soprattutto nell’elettorato 5 stelle, avendo difeso strenuamente Giuseppe Conte e portato nella sua giunta due assessore del M5s, Roberta Lombardi e Valentina Corrado.
La ragnatela di Bettini
E se Zingaretti – del quale Bettini è consigliere fidato – rifiutasse davvero tutte le avances per la candidatura? È presto per trarre conclusioni: benché tutto sembri muoversi per le primarie romane, in realtà il giocatore principale – il Pd – sta aspettando Zingaretti e, quindi, la mossa del suo padre politico, Bettini. Il quale ha preparato comunque il terreno per perpetuare la sua influenza nella politica romana. Morassut, Cirinnà e Gualtieri – i papabili Dem per le primarie – hanno firmato il manifesto della sua corrente, Le Agorà. La ragnatela di Bettini, poi, va oltre lo stesso Pd. Ciaccheri di Liberare Roma è il delfino dell’europarlamentare Massimiliano Smeriglio, anch’egli firmatario del manifesto bettiniano. 4 Hopes 4 Rome, realtà giovanile vicina a Liberare Roma, ha ottimi rapporti con Leggi Scomodo, rivista giovanile che fa politica sul territorio. E l’entourage di Leggi Scomodo, a sua volta, ha relazioni con il Cinema America, il cui presidente, Valerio Carocci, è vicino al Pd regionale. Una ragnatela, appunto, dalla quale non possono sfuggire le primarie del centrosinistra.
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