La Germania dopo Merkel si gioca tra l’esperto Laschet e l’astro verde Baerbock: chi vincerà?
Sono giornate eccezionali per la politica tedesca. Il partito dei Verdi ha nominato Annalena Baerbock come candidata Cancelliera, la leadership della CDU ha deciso in una caotica videoconferenza durata sei ore che il candidato Cancelliere sarà Armin Laschet, e infine il governatore della Baviera e leader della CSU, Markus Söder, ha riconosciuto la vittoria e la candidatura di Laschet. «C’è la responsabilità per il Paese ma c’è anche la responsabilità per l’Union» ha detto Söder, aggiungendo di essersi già congratulato con Laschet. Il primo partito della Germania ha una caratteristica particolare, ha un gemello bavarese. La CDU/CSU infatti è l’unione (la Union appunto) di due partiti distinti. La CDU è presente in tutto il Paese tranne che in Baviera, la CSU è presente solo ed esclusivamente in Baviera. La CDU non si candida nelle circoscrizioni elettorali bavaresi, la CSU si candida solo ed esclusivamente in quelle.
I due partiti hanno organizzazioni distinte, ma alle elezioni politiche il candidato alla cancelleria è uno solo. Avendo una rappresentatività di gran lunga superiore, normalmente è la CDU a esprimere il candidato, che negli ultimi anni è sempre stata Angela Merkel. Stavolta però la Cancelliera non si ricandida, e il suo successore non risulta altrettanto convincente, né capace di mediare le diverse anime della CDU/CSU. La partita quindi si era aperta, in molti nella CDU pensavano che Laschet era un candidato troppo debole, mentre il bavarese Söder era più carismatico e riscuote di un ampio consenso nel Paese. Alla fine però Laschet ha prevalso, sarà lui il candidato Cancelliere della CDU/CSU alle elezioni del 26 settembre.
Chi è Armin Laschet
Laschet, 60 anni, è nato ad Aquisgrana. Studia legge e scienze politiche a Monaco e Bonn, e prima di essere eletto al Bundestag (il parlamento) è stato il curatore di un giornale cattolico. Successivamente ha fatto l’europarlamentare e il ministro nel governo del Renania Settentrionale-Vestfalia, lo stato più popoloso della Germania (18 milioni di abitanti), diventandone governatore nel 2017, carica che ricopre tuttora. Da punto di vista del pensiero politico è vicino a Merkel, già prima di diventare leader della CDU era considerato il suo naturale successore. Ma la sua popolarità è stata compromessa dal Covid-19, dal modo in cui è apparso esitante e contraddittorio nell’affrontarla – uno dei tanti leader «apriamo, chiudiamo, apriamo». Al contrario, proprio grazie alla gestione della pandemia nella sua Baviera, Söder si è guadagnato la reputazione di leader capace di affrontare una crisi, e il suo consenso è cresciuto anche nel resto del Paese.
La CDU oggi è un partito diviso
Laschet ha il sostegno di alcuni degli uomini più potenti della CDU, come Wolfgang Schäuble, ex ministro delle finanze (un falco/frugale tra i più severi dell’eurozona) e attualmente presidente del Bundestag. Ma altri membri dell’esecutivo altrettanto influenti, come Peter Altmaier, ministro dell’economia e stretto alleato della Merkel, hanno favorito Söder intaccando l’autorità di Laschet. Anche la potente ala giovanile della CDU, la Junge Union, era dalla parte di Söder. Con queste divisioni non sarà facile ricompattare la CDU/CSU dietro Laschet, in una campagna elettorale dove dovrà competere contro un astro nascente come la carismatica Annalena Baerbock dei Verdi.
Wolfgang Schäuble, uno dei burattinai della consultazione di lunedì sera, aveva detto che Söder e Laschet avrebbero parlato in una conferenza stampa congiunta, ma Söder era da solo quando ha concesso la vittoria a Laschet. Tuttavia, il bavarese è un politico esperto ed è consapevole che i partiti divisi non vincono le elezioni, e sa che non poteva forzare la sua nomina. Un commentatore politico tedesco ha detto: Helmut Kohl era impopolare, ma il suo partito era popolare. Angela Merkel era popolare, ma il suo partito molto meno. Laschet è sicuramente un personaggio gioviale, ma come politico ora è un leader impopolare di un partito impopolare. La sua strategia sembra poggiare sull’idea che la CDU/CSU sarà (come sempre) il primo partito di queste elezioni, e anche se con un margine di vantaggio più piccolo del solito, detterà le regole nella formazione di una coalizione.
Per la CDU/CSU ora si prospetta una vittoria modesta
Entrambe le presunzioni sono incerte. Viste le schermagli di questi giorni e il modo in cui si è gonfiata e poi sgonfiata la bolla del consenso durante la pandemia (dal 40% al 26,6%), anche questo obiettivo – oggettivamente modesto per gli standard della CDU/CSU – potrebbe non essere raggiunto. Nel frattempo, i Verdi si concentrano sulla politica e sulle proposte politiche. Baerbock ha presentato un programma radicale ma centrista, innovativo, incentrato sulla modernizzazione. Si tratta di una proposta molto più concreta e attraente rispetto a quella più idealista del 2017. L’attenzione si concentra sugli investimenti nelle tecnologie ambientali e sulla digitalizzazione. Il fascino di questa agenda va ben oltre la tradizionale base elettorale dei Verdi. Giunti a questo punto, è corretto pensare che le possibilità di Baerbock di diventare Cancelliera siano reali, almeno pari a quelle di Laschet. Le elezioni tedesche di settembre sono diventate molto più interessanti di quanto non lo fossero prima, nonostante rappresentino l’ultimo atto dell’era Merkel.
La competizione con i Verdi di Baerbock
Sarà una competizione, e viene descritta come tale, tra una giovane donna dei Verdi che è diventata uno dei politici più promettenti (ma inesperti) sulla scena tedesca, e un uomo dell’apparato della CDU esperto ma radicato nel secolo scorso. Söder sarebbe stato un candidato più innovativo, capace di ottenere il consenso di una parte dei potenziali elettori dei Verdi. Ciò non significa che adesso gli elettori indecisi voteranno in massa per i Verdi, ma potrebbero astenersi o disperdere il voto in altri partiti.
Il successo di Merkel dipendeva in larga misura da quella che lei chiamava «mobilizzazione asimmetrica», ovvero la capacità di mobilitare i propri elettori più degli altri partiti. Questa volta, la mobilitazione asimmetrica potrebbe funzionare contro la CDU. Nei prossimi mesi le quotazioni di Laschet dovrebbero riprendersi, ma dal giorno in cui è diventato leader della CDU i suoi indici di gradimento non sono mai decollati.
L’europeismo percepito e l’europeismo reale
Alcuni capi della CDU elogiano il suo europeismo. Laschet è stato europarlamentare e coordinatore dei rapporti franco-tedeschi per il suo partito. Ma come insegna l’esperienza di Helmut Kohl, l’europeismo non è semplicemente un atteggiamento o uno stato d’animo, ma la capacità e la determinazione di fare riforme per l’integrazione comunitaria resistendo all’opposizione interna. Laschet sarà capace di affermarsi sulle opposizioni interne in favore di un cambiamento? Non sembra neanche volerlo.
Negli anni ’90 la grande scelta di Kohl è stato l’euro, una scelta controversa. L’equivalente oggi sarebbe la riforma delle regole fiscali dell’eurozona, quelle che trasformerebbero il Next Generation EU in uno strumento permanente. I Verdi sono favorevoli e promettono una riforma, la CDU invece vuole mantenere le regole esistenti. Per l’Italia e per la Francia, il miglior Cancelliere possibile dopo Merkel potrebbe essere una giovane donna alla guida di uno partito ambientalista.
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