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Perez non si arrende: «La SuperLega è solo in stand-by: ci sono ancora Juve, Milan e Barcellona. Gli attacchi? Sembra tutto orchestrato»

L'ideatore della SuperLega è ancora sicuro di riuscire a rilanciare il progetto dissoltosi dopo le uscite di quasi tutte le squadre fondatrici

Non si arrende il presidente del Real Madrid Florentino Perez, aggrappato al progetto ormai naufragato della SuperLega dopo le defezioni prima delle sei squadre inglesi e poi dell’Inter. Ed è proprio nella conta dei superstiti che Perez vede ancora lo spiraglio per la sopravvivenza del piano del torneo d’élite. In un’intervista alla radio spagnola Cadegna Per, il promotore della SuperLega insiste che il progetto è in «stand-by, esiste ancora», anche perché sono ancora della partita squadra come «Juventus e Milan, che non se ne sono andate. Stiamo tutti insieme – ha aggiunto – riflettiamo, lavoriamo». In realtà anche il fronte spagnolo non è più compatto dalla sera del vertice d’urgenza del 20 aprile, visto che l’Atletico Madrid ha fatto sapere che non aderirà al torneo. In bilico è rimasto il Barcellona, che avrebbe dovuto sottoporre la decisione all’assemblea dei soci. Secondo Perez i blaugrana ci sono ancora, almeno stando a quello che gli avrebbe assicurato il presidente Joan Laporta. Perez dice poi che in giornata potrebbe spiegare meglio le buone ragioni del suo progetto, convinto del fatto che su quel piano: «Abbiamo lavorato per anni. Forse – ammette – non siano riusciti a spiegarlo». Un’idea incompresa quindi che ha scatenato però le reazioni durissime di mezza Europa, dai vertici della Uefa e delle federazioni nazionali, passando per leader politici come il francese Emmanuel Macron, l’italiano Mario Draghi e non ultimo Boris Johnson che sembra aver dato la spallata decisiva. Un movimento di massa sospetto, secondo Perez: «Non ho mai visto una tale aggressività da parte del presidente Uefa e dei presidenti dei campionati nazionali. Sembrava qualcosa di orchestrato, che volessimo uccidere il calcio, che avessimo appena sganciato una bomba atomica. Mentre stavamo semplicemente cercando di salvarlo il calcio».

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