Che fine farà il cashback? Nel Recovery Plan del governo Draghi il bonus non c’è. Ecco cosa può succedere ora
Il Recovery plan si prepara all’esame di oggi, 23 aprile, del Consiglio dei ministri. Tra i punti che potrebbero rendere la discussione particolarmente tesa con il Movimento 5 Stelle c’è l’assenza, nel documento del Pnrr di Mario Draghi, del cashback. Cioè la riforma – nata nel pieno della crisi economica generata dal Coronavirus – che prevede la restituzione del 10%, fino a un massimo di 150 euro ogni sei mesi, delle somme per acquisti con carta di credito o bancomat. E che è stata fortemente voluta dal governo Conte II.
La misura, per ora prevista fino al 30 giugno 2022, potrebbe ora essere ridimensionata. In questo senso potrebbero essere fatte delle correzioni (c’è l’ipotesi di una eliminazione del super cashback di 1.500 euro) o essere adottati accorgimenti per evitare i micro pagamenti. Correttivi sono stati invocati anche dalla Corte del Conti. La proroga della misura è tutta da decidersi: l’obiettivo ultimo del cashback era contrastare l’evasione fiscale, ma – spiega il Corriere della Sera – quel netto aumento dei pagamenti elettronici nei piccoli esercizi che era atteso non c’è stato. Come riferisce il Sole 24 Ore, l’assenza della misura – che non era ben vista dalla Ue – tra quelle finanziabili con i soldi del Recovery non significa necessariamente che il cashback sarà abbandonato. Resta l’opzione di recuperare i quasi 5 miliardi necessari facendo ricorso a fondi nazionali. Appuntamento decisivo, in questo senso, sarà la prossima legge di bilancio.
La posizione di Lega e Forza Italia
Lega e Forza Italia continuano il pressing per cancellare la misura e utilizzare il denaro in altro modo. Il sottosegretario all’Economia, Claudio Durigon, in quota Lega, aveva chiesto di dirottare i fondi (già stanziati) per finanziare il decreto Sostegni. «Dobbiamo rivedere le risorse del cashback e portarle in un ambiente che serve più a ristoranti, commercianti, dobbiamo mettere a sistema delle idee di garanzie per imprese e commercio che siano adeguate a una ripartenza vera». Salvo poi fare retromarcia il 24 marzo scorso, durante un’interrogazione alla Camera, spiegando che il programma «ha costituito un segnale positivo per i pagamenti digitali soprattutto per la percentuale della quota dei pagamenti elettronici sul numero totale di transazioni».
Le ultime novità
Solo un mese fa, con l’aggiornamento dell’app IO, venivano annunciate le ultime novità relative ai rimborsi. Il meccanismo ora prevede anche l’utilizzo delle carte associate a grandi catene di distribuzione e ai supermercati italiani. Per intenderci, quelle che si usano per le raccolte punti, sconti e iniziative promozionali. Così facendo, è venuta meno la contrapposizione tra queste “carte fedeltà” e le carte elettroniche di pagamento degli istituti di credito-bancari, le uniche per cui inizialmente era attiva la possibilità di rimborso del 10% di quanto speso.
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