Verso la riapertura dei ristoranti. «Molta confusione sulle regole. Disposti a prendere multe» – La videointervista
Lui è Paolo Polli, ristoratore di Milano, proprietario di “Ambaradan”, una pizzeria in zona Sempione, che lunedì 26 aprile riaprirà i battenti per accogliere i clienti anche a cena, dopo mesi di stop a causa della pandemia del Coronavirus. C’è eccitazione, sì, ma anche tanta paura e incertezza: «Il decreto Covid non ci permette, al momento, di accogliere clienti all’interno dei nostri locali. E se dovesse piovere? Io lunedì sera li farò entrare, poi, pazienza, pagherò la multa». Polli, che si dice contrario al coprifuoco (un orario, le 22, che «non consente di fare i doppi turni» e che rischia di concentrare «in un lasso di tempo ridotto un numero sempre più alto di assembramenti»), ha 4 locali di cui 3 chiusi. In alcuni casi fa anche il fattorino. Insomma, di necessità fa virtù. Quando serve. «Molti colleghi non riapriranno più i loro locali, adesso il rischio è di finire nelle mani della malavita o delle multinazionali. Nel mio caso sto cercando di vendere le mie attività, anzi di svenderle, è l’unica soluzione. Quando finirà tutto, invece, ripartirò con umiltà».
Polli: «I ristori? Una goccia nell’oceano»
Polli, poi, lamenta i pochi ristori ricevuti («una goccia nell’oceano»), si dice deluso dalla politica, tutta, da destra a sinistra, e dai due governi, specialmente quello Draghi: «Fa male vedere il mio locale ridotto così dopo i sacrifici di una vita», dice. Polli fa il ristoratore da 20 anni. Un calo, ci confida, del 90 per cento nell’asporto – l’unica cosa consentita fino ad ora – e del 75 per cento del fatturato complessivo. Lui, però, una soluzione ce l’ha: «Anziché fare tutte queste restrizioni, dateci la possibilità di effettuare i tamponi ai nostri clienti. Chi è positivo, non entra. Gli altri sì. Semplice. Basterebbe mettere diversi gazebi in tutta la città e noi lo abbiamo già testato mesi fa in un altro ristorante, sempre a Milano. 80 su 80 erano negativi».
Foto e video di OPEN
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