Oscar 2021, chi vincerà? I sette film da tenere d’occhio
Tutto è pronto per la 93esima edizione degli Oscar, che si terrà nella notte tra il 25 e il 26 aprile dopo essere stata posticipata di due mesi a causa dell’emergenza Coronavirus. I candidati come miglior film sono The Father, Il processo ai Chicago 7, Nomadland, Mank, Minari, Una donna promettente, Judas and the Black Messiah e Sound of Metal. Tra questi, Nomadland è dato per favorito sia come miglior film, sia per la migliore regia.
The Father
The Father è diretto da un regista esordiente, il 41enne francese Florian Zeller. Ma l’attore protagonista è il celeberrimo Anthony Hopkins, che interpreta un anziano padre affidato alle cure di sua figlia, interpretata da Olivia Colman. Girato in gran parte all’interno di un’unica casa, il film racconta il sempre più grave decadimento della memoria cui va incontro il personaggio interpretato da Hopkins. Secondo il critico cinematografico Owen Gleiberman, The Father «riesce a metterci nella testa di qualcuno che la sta perdendo e mentre lo fa ci rivela che quella testa è un luogo di apparente razionalità e coerenza». Il lungometraggio è candidato al premio per il miglior film e poi a quelli per miglior attore, miglior attrice non protagonista, miglior sceneggiatura non originale, miglior montaggio e miglior scenografia.
Il processo ai Chicago 7
La genesi di questo film risale al 2006, quando Steven Spielberg ne parlò ad Aaron Sorkin, che lo ha scritto e diretto. Racconta la storia vera di sette uomini, un gruppo di attivisti contro la guerra del Vietnam accusati di aver cospirato per causare lo scontro tra manifestanti e Guardia nazionale avvenuto il 28 agosto 1968 a Chicago, in occasione delle proteste alla convention del Partito democratico. Il processo che ne scaturì divenne un simbolo dei movimenti pacifisti. Disponibile su Netflix, Il processo ai Chicago 7 è candidato anche ai premi per miglior attore non protagonista, miglior sceneggiatura originale, migliore fotografia, miglior montaggio e migliore canzone.
Nomadland
Nomadland è un film scritto, diretto, coprodotto e montato dalla regista cinese Chloé Zhao, che l’ha adattato da un libro del 2017 della giornalista Jessica Bruder. Girato nell’arco di quattro mesi tra South Dakota, Nebraska, Arizona, Nevada e California, ha per protagonista una donna interpretata da Frances McDormand che, vedova e senza lavoro, si mette a girare per gli Stati Uniti a bordo di un furgoncino, conoscendo diverse altre persone nella sua stessa situazione, e molti dei personaggi che appaiono nel film interpretano se stessi, a cavallo tra realtà e finzione. Nomadland sarà disponibile su Disney+ dal 30 aprile ed è candidato anche ai premi per miglior regista, attrice, sceneggiatura non originale, fotografia e montaggio.
Mank
Mank è un film in bianco e nero diretto da David Fincher, che ci fa rivivere le atmosfere della Hollywood degli anni ’30 e ’40 dal punto di vista dello sceneggiatore Herman J. Mankiewicz. Il personaggio è interpretato da Gary Oldman durante due diversi periodi: il primo negli anni ’30, per l’appunto, e il secondo durante la stesura della sceneggiatura di Quarto potere (1941). Il film appoggia la tesi avanzata da Pauline Kael e successivamente screditata, secondo cui la paternità della sceneggiatura di Quarto potere sarebbe da attribuire interamente a Mankiewicz e non anche a Orson Welles. La pellicola vuole essere un omaggio al cinema ed è molto ricca di dettagli per gli appassionati, ma non è detto che riesca a coinvolgere un pubblico più largo. Non è quindi un caso se, pur essendo il film che ha raccolto più nomination in assoluto (miglior film, regista, attore, attrice non protagonista, fotografia, colonna sonora, scenografia, costumi, trucco e sonoro), in pochi sarebbero disposti a scommettere su una sua effettiva vittoria.
Minari
La famiglia sudcoreana di Minari non è certo quella di Parasite. Se al centro del film di Bong Joon-ho c’era la lotta di classe, in quello di Lee Isaac Chung il tema portante è il sogno americano, l’inno alla natura, alla fede e alla frontiera. I due film non potrebbero essere più diversi: Parasite è infatti radicato in una sorta di neorealismo coreano dove i poveri (letteralmente) puzzano, Minari nasce invece nel segno dell’inclusione. Chung, figlio di immigrati coreani cresciuto in Arkansas, racconta la sua personale frontiera attraverso la vita ordinaria di una famiglia, la sua, che colpisce al cuore e diventa piano piano la famiglia di tutti. Il film uscirà nelle sale italiane il primo giorno di riapertura dei cinema il 26 aprile, all’indomani della notte degli Oscar, poi arriverà su Sky a inizio maggio. È candidato ai premi per miglior regista, attore, attrice non protagonista, sceneggiatura originale e colonna sonora.
Pinocchio e La vita davanti a sé
Infine, un po’ di Italia. Pinocchio di Matteo Garrone è candidato all’Oscar per i costumi di Massimo Cantini Parrini e per il make-up di Mark Coulier, Dalia Colli e Francesco Pegoretti. Mentre Laura Pausini è candidata come interprete della miglior canzone originale (Io sì) nel film La vita davanti a sé di Edoardo Ponti. Sulla trama del primo c’è poco da dire, la favola pubblicata da Carlo Collodi nel 1883 è nota in tutto il mondo. Ma il Pinocchio di Garrone è una versione per adulti, a tratti anche macabra, molto fedele alle atmosfere originali e ben lontana dalla trasposizione disneyana del 1940. Quanto a La vita davanti a sé, la pellicola è l’adattamento cinematografico del romanzo omonimo del 1975 scritto da Romain Gary, già portato sul grande schermo nel 1977. Nei panni di madame Rosa, ex prostituta, c’è Sofia Loren. L’incontro con Momò, un turbolento bambino orfano di origine senegalese, li porterà a rendersi conto di essere anime affini, legate da un destino comune che cambierà le loro vite per sempre.
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