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Dopo il Cts, Miozzo pronto a mollare anche la Scuola: «Le Regioni vanno per conto loro. Sono molto stanco»

28 Aprile 2021 - 09:28 Maria Pia Mazza
L'ex coordinatore del Cts e attuale consulente del Miur valuta di lasciare l'incarico per il ministro Bianchi, ormai rassegnato al fatto che ogni decisione sulle norme anti Covid viene poi disattesa da governatori e sindaci

Dopo aver lasciato il Cts, Agostino Miozzo pensa di lasciare anche l’incarico di consulente del Ministero della Scuola. «Sono molto stanco, penso che il mio ruolo abbia perso ormai di significato», confessa in un’intervista a Il Messaggero. A dare (forse) il colpo di grazia all’operato di Miozzo sono state le ultime riaperture scolastiche, con le regioni che son andate in ordine sparso, con tassi di presenza molto bassi in alcune aree. «Sulla scuola non è possibile che vi siano regioni o comuni che vanno per conto loro, senza applicare le decisioni del governo. Serve uno sforzo per ripartire e andrebbero effettuati molti più tamponi. Qualcuno lo fa, molti altri no», commenta. 

Miozzo, strenuo sostenitore delle lezioni in presenza, ritiene infatti «inaccettabile che nei territori ci sia chi contrasta le indicazioni di un governo di emergenza nazionale, in cui è rappresentato l’80% dei partiti». Ma non è solo una questione di lezione in presenza o meno. Anche i mancati tamponi per il tracciamento del Coronavirus nelle scuole non sono stati implementati su tutto il territorio nazionale: «Andrebbero eseguiti molti più test tra i ragazzi, molti più controlli – ribadisce -. Ci sono esempi virtuosi, dall’Alto Adige al Lazio, vi sono comuni e regioni che stanno eseguendo tamponi a campioni nelle scuole. Perché non lo si fa ovunque?». Ma non è ancora detta l’ultima parola su questo addio, manca ancora il confronto con il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi.

Il Cts piegato alla politica

Ma Miozzo si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa. Rivendica la «coerenza» delle scelte «indipendenti» fatte dal Cts all’inizio della pandemia. Ma con l’andar del tempo, osserva ancora Miozzo «oggi è tutto differente: conta molto di più la politica, le decisioni sono solo politiche. Il Cts dà solo una consulenza, è cambiato il contesto». Un cambiamento che in questa fase, però, può essere corretto: «è giusto che il decisore politico si prenda le responsabilità delle scelte, gli scienziati devono solo mettere in guardia sulle possibili conseguenze». 

Sulle riaperture seguire le regole «in modo feroce»

A preoccupare ora Miozzo sono però le riaperture, ma soprattutto «la convinzione strisciante tra la gente che non vi sia più pericolo di contagio». «Apriamo, certo – chiosa -. Ma le regole che ci sono facciamole rispettare in modo puntuale, perfino feroce. Il Ministero dell’Interno ha fatto moltissimo e lo ha fatto bene. Ma ora deve decuplicare i controlli, multare chi sgarra. Solo così il Paese può permettersi le riaperture». 

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