Via libera del governo al Recovery Plan. Approvato anche il Fondo da 30 miliardi per le infrastrutture
Il Consiglio dei ministri ha approvato la versione finale del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Recovery Plan), che domani verrà inviato alla Commissione europea, giusto in tempo per la scadenza fissata al 30 aprile. Una data non perentoria, ma come ha spiegato il premier Mario Draghi sarà conveniente rispettarla, per avere in tempi brevi un primo anticipo del 10% sul totale delle risorse europee messe a disposizione per l’Italia. Il governo ha dato il via libera anche al decreto legge che istituisce il Fondo complementare per le infrastrutture da 30,6 miliardi di euro. La riunione dell’esecutivo è durata circa 50 minuti, ma era di fatto il secondo tempo di una partita cominciata in mattinata e poi sospesa per un vertice con le Regioni sulle ultime limature da apportare al testo.
Salta l’obbligo di smart working nella Pubblica amministrazione
Il governo ha discusso anche del decreto proroghe, che contiene una novità importante per la Pubblica amministrazione. Il ministro Renato Brunetta ha infatti spiegato che per i lavoratori pubblici salta l’obbligo dello smart working al 50%: «Si torna alla normalità, facciamo tesoro della sperimentazione indotta dalla pandemia per introdurre da un lato una flessibilità coerente con il riavvio delle attività che stiamo vivendo, dall’altro la piena autonomia organizzativa degli uffici». Il testo del decreto, in sostanza, prevede che ogni realtà della Pubblica amministrazione possa organizzare il lavoro dei propri dipendenti assicurando che l’erogazione dei servizi rivolti a cittadini e imprese avvenga con regolarità, continuità ed efficienza, con un percorso di ritorno alla normalità «concordato con il Cts e compatibile con le esigenze del sistema dei trasporti».
Il nodo delle concessioni balneari
Per quanto riguarda invece le spiagge, nel decreto proroghe non c’è una norma dedicata alle concessioni balneari. E se da un lato l’Unione europea chiede all’Italia di allinearsi una volta per tutte alla direttiva Bolkestein con il Pnrr, il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, ha spiegato che al momento «non serve nessuna proroga», perché «una norma esiste già, anzi due: una per la proroga al 2033 (contenuta nel cosiddetto decreto rilancio del governo Conte, ndr) e un’altra che congela le concessioni causa Covid». Per il leghista si tratterebbe quindi di un «falso problema» e «l’unico messaggio che mi sento di mandare è che l’estate è tranquilla per tutti, gestori e utenti». Il Commissario europeo al mercato interno, Thierry Breton, ha tuttavia recentemente definito la proroga automatica delle concessioni balneari al 2033 «incompatibile» con il diritto comunitario, sottolineando come le norme italiane attualmente in vigore «non solo violano il diritto dell’Ue, ma compromettono anche la certezza del diritto per i servizi turistici balneari, scoraggiano gli investimenti e ostacolano la modernizzazione di un settore fondamentale per l’economia italiana».
Verso un nuovo stop alle cartelle esattoriali
Resta infine da sciogliere il nodo del nuovo stop alle cartelle esattoriali. L’invio è sospeso fino a domani, ma il governo sta valutando un ulteriore rinvio alla fine di luglio, in coincidenza con la prevista fine dello stato d’emergenza. La misura, che potrebbe rivelarsi particolarmente costosa per le casse dello Stato, potrebbe confluire nel decreto Sostegni bis, che sarà varato all’inizio della prossima settimana.
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