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Caso Grillo, dietro lo strappo dell’avvocato di Lauria spunta Fabrizio Corona. La lite dopo l’intervista in tv: «Quelle cose non dovevi dirle»

30 Aprile 2021 - 13:44 Redazione
Il ragazzo ha raccontato che prima del presunto stupro Silvia si era "scolata" una bottiglia di vodka, piena per un quarto. Il che minerebbe la possibilità di sostenere che fosse consenziente

Perché Paolo Costa, l’avvocato che fino a ieri difendeva Vittorio Lauria, uno dei tre ragazzi indagati assieme a Ciro Grillo per stupro di gruppo ai danni della 19enne Silvia, ha improvvisamente deciso di rimettere il suo mandato? Ufficialmente per «divergenze sulla condotta extraprocessuale». Una locuzione sufficientemente vaga per alimentare diversi retroscena, che hanno tutti però un elemento in comune: lo strappo è stato provocato dall’intervista rilasciata da Lauria alla trasmissione televisiva Non è l’Arena. A raccogliere la voce del ragazzo, secondo il quotidiano La Verità, sarebbe stato Fabrizio Corona. Lauria sarebbe infatti un «grande fan» dell’ex fotografo, appena tornato agli arresti domiciliari, e lo avrebbe «ricontattato dopo aver trovato sul cellulare un suo messaggio».

Un altro quotidiano, la Repubblica, sottolinea come durante l’intervista mandata in onda da Massimo Giletti, l’indagato avrebbe commesso un errore che potrebbe costare molto a tutti i ragazzi sotto inchiesta e che avrebbe spinto il legale a fare un passo indietro. Una frase in particolare, che descriverebbe quali fossero le condizioni della 19enne quando sono avvenuti i fatti contestati: «Non l’abbiamo costretta a bere, è lei che l’ha presa (la bottiglia di vodka, ndr). Per sfida lei l’ha bevuta tutta, gocciolandola, ma non era tanta, era un quarto di vodka… noi non riuscivamo a berla, e lei ha detto “dai che ce la faccio” e se l’è bevuta».

Il punto, però, è che se la ragazza aveva effettivamente bevuto molto, forse fino a ubriacarsi, continuando a farlo anche nella casa di Porto Cervo in cui si sarebbe consumata la violenza sessuale dopo la serata trascorsa al Billionaire, diventa difficile sostenere che non si trovasse in quella condizione di inferiorità psichica e fisica che, secondo la legge, non le consentiva un consenso cosciente. Se anche fosse vero che i quattro ragazzi non l’hanno costretta a bere, come lei invece racconta, avrebbero comunque potuto approfittare del suo stato di minorata difesa. E tanto basterebbe per integrare il reato di violenza sessuale di gruppo.

«Gli avevo detto di non rilasciare interviste», ha detto ancora l’avvocato Costa per spiegare perché ha rimesso il mandato, «ma lui lo ha fatto lo stesso. Mi dispiace anche per i miei colleghi, con cui avevamo fatto un gran lavoro». L’elemento del tasso alcolico potrebbe inoltre fare il paio con quello della superiorità fisica: «3 vs 1», dicono i ragazzi in un messaggio intercettato. Infine, come scrive oggi il Fatto Quotidiano, per due dei quattro indagati il rapporto sessuale al centro dell’inchiesta sarebbe stato il primo in assoluto. Mentre come riportato ieri da La Verità, l’amica della vittima avrebbe dichiarato agli inquirenti di aver saputo da Silvia che in passato aveva già subito un’altra violenza, quando avrebbe abusato di lei un amico con il quale stava trascorrendo un periodo di vacanza in campeggio in Norvegia, episodio che comunque la ragazza non avrebbe mai denunciato. Tutti elementi che i magistrati saranno chiamati a valutare.

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