Altri guai per Ciro Grillo e i suoi amici: i pm valutano anche l’accusa di revenge porn
Nell’inchiesta sul presunto stupro di gruppo che vede coinvolti come indagati Ciro Grillo e i suoi amici Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria potrebbe entrare un nuovo capo d’accusa: quello di revenge porn, che punisce la diffusione illecita di immagini sessualmente esplicite senza il consenso di chi vi è ritratto. I pm di Tempio Pausania, secondo quanto riportato da il Fatto Quotidiano e da Il Giornale, starebbero infatti valutando anche questo reato. Al centro dell’ipotesi c’è il video agli atti dell’inchiesta che per l’accusa mostrerebbe la violenza sessuale ai danni di Silvia, mentre per la difesa mostrerebbe un rapporto consenziente. Lo stesso video di cui ha parlato Beppe Grillo su Facebook, facendo esplodere il caso a livello mediatico.
Quelle immagini, tuttavia, secondo quanto raccontato a Non è l’Arena su La7 da un’amica di Ciro Grillo, non sarebbero rimaste riservate, ma al contrario sarebbero state mostrate a persone che non avrebbero dovuto vederle. Lei stessa ha ammesso di averle viste e proprio in seguito alla sua ammissione la famiglia di Silvia ha lamentato sulle pagine del Corriere della Sera l’uso del video «come se nostra figlia fosse un trofeo», annunciando di voler agire per via legale anche sotto questo profilo. In ogni caso, come ricorda il Giornale, la legge che punisce il revenge porn è entrata in vigore il 9 agosto 2019, dunque poco meno di un mese dopo la data del presunto stupro. Bisognerà dunque capire per quanto tempo i fotogrammi “incriminati” siano circolati e chi effettivamente possa averli diffusi. Nel frattempo, l’avvocato di Lauria ha deciso di rimettere il suo mandato, ufficialmente per «divergenze sulla condotta extraprocessuale» del suo assistito.
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