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Quanto sono efficaci coprifuoco e chiusure nel contrastare la diffusione della Covid-19? – Lo studio

30 Aprile 2021 - 07:41 Juanne Pili
Stime preliminari suggeriscono una buona efficacia del coprifuoco e delle chiusure. Ma chiudere le scuole non sembra servire granché per limitare i contagi

È piuttosto intuitivo il fatto che istituire dei lockdown possa ridurre la trasmissione del nuovo Coronavirus. Si potrebbe però obiettare facendo presente che queste chiusure totali mettono assieme un numero esagerato di interventi non farmaceutici (NPI). Parliamo quindi di tutte quelle pratiche utili a ridurre la diffusione del virus che non prevedano l’uso di farmaci. Vi troviamo anche l’uso di dispositivi di protezione individuale (DPI), l’osservanza della distanza di sicurezza, eccetera. Invece di «sparare nel mucchio» si potrebbe invece stimare quale efficacia hanno i singoli provvedimenti. Sta ricevendo nuova linfa vitale nei media uno studio britannico non ancora revisionato apparso sul portale di articoli preprint medRxiv lo scorso 26 marzo 2021.

Il paper si intitola Understanding the effectiveness of government interventions in Europe’s second wave of COVID-19. Riguarda appunto gli NPI, sulla cui efficacia è ancora difficile ottenere numeri certi. Vi hanno partecipato diversi ricercatori delle Università di Oxford, Bristol, Manchester, Cambridge, dell’Imperial College e del Francis Crick Institute. Nessuno di loro è un epidemiologo ma lavorano in ambiti nei quali la statistica e l’informatica sono a stretto contatto con materie riguardanti la salute pubblica. 

Coprifuoco e mascherine ridurrebbero l’Rt del 13%

I ricercatori guidati da Jan Markus BraunerSamir Bhatt hanno esaminato i dati riguardanti 114 aree subnazionali in 7 paesi europei (Austria, Repubblica Ceca, Inghilterra, Germania, Italia, Paesi Bassi, Svizzera). Dal momento che ogni governo ha regolato diversamente cosa chiudere e quando, gli autori hanno categorizzato 17 tipi di interventi adottati durante la seconda ondata pandemica, confrontandoli col numero di casi e decessi. I risultati confermano quanto ci si poteva già aspettare.

  • Le chiusure aziendali sono associate a un calo dell’indice Rt pari al 35%;
  • Su ristoranti, bar e locali notturni il calo è del 12%;
  • La chiusura di zoo, musei e teatri si associa invece a un effetto minimo, pari al 3%;
  • Il coprifuoco unito all’uso di mascherine ha avuto effetti moderati, quanto significativi, attorno al 13%.

Chiudere le scuole ha minore efficacia

Se da un lato la chiusura di specifiche attività risulta molto efficace, se si applicano i limiti più rigidi; dall’altro i ricercatori riscontrano minore efficacia nella chiusura delle scuole. Questo per loro suggerisce che un funzionamento  sicuro delle scuole è possibile, se si eseguono test diagnostici e tracciamenti rigorosi, prevenendo la mescolanza e adoperando classi più piccole.

«Le scuole nella seconda ondata europea operavano secondo misure di sicurezza che mancavano ad alcune altre organizzazioni – continuano i ricercatori – tra cui screening dei sintomi, test asintomatici, tracciamento dei contatti, sanificazione, ventilazione, distanziamento, riduzione delle dimensioni dei gruppi e prevenzione della mescolanza dei gruppi».

Limiti dello studio

Vi sono diversi fattori che rendono difficile il compito dei ricercatori. Durante la prima ondata non esisteva una cultura del distanziamento sociale e dell’uso di dispositivi di protezione individuale (DPI), come le mascherine. Durante la seconda ondata questi comportamenti erano già in atto. 

«Questi risultati sottolineano che le stime di efficacia dalla fase iniziale di un’epidemia sono misurate rispetto al comportamento pre-pandemico», spiegano i ricercatori.

Inoltre l’impiego degli NPI è stato di varia entità e in certi Paesi di durata molto limitata tra prima e seconda ondata. La consapevolezza del rischio e lo spontaneo adottamento di misure preventive da parte delle persone dopo la prima ondata, rendono la seconda più rappresentativa nello studio di strategie future.

«Recenti sondaggi suggeriscono che i modelli comportamentali si sono relativamente stabilizzati dall’estate del 2020 – continuano gli autori – indicando che fintanto che questi cambiamenti comportamentali rimangono in atto, le dimensioni degli effetti nella seconda ondata sono più rilevanti per potenziali ondate successive».

Infine, lo studio riguarda principalmente un parametro: Rt, ovvero l’indice di trasmissione. Questo da solo non basta a capire quanto è efficace l’adozione degli NPI. La cosa si fa più difficile considerando un singolo provvedimento rispetto agli altri. Sono gli stessi ricercatori ad auspicare un prossimo supporto da parte degli epidemiologi nel saper usare questo genere di stime unite ad altri fattori, nel contesto delle specifiche comunità in cui i vari lockdown e coprifuoco verranno adottati.

A tutto questo si aggiunge un’altra incognita, quella delle varianti Covid di maggiore preoccupazione (VOC). Stiamo evolvendo anche nel modo in cui tracciamo i casi e monitoriamo da casa positivi e congiunti. Resta aperta anche la questione riguardo al ruolo dei vaccini nel prevenire la trasmissione di SARS-CoV-2. Tali fattori possono falsare i dati in questo genere di studi, per quanto importanti nel far progredire futuri lavori di ricerca.

Foto di copertina: EPA/Ramon van Flymen | The curfew that has been imposed since 23 January to curb the spread of the Sars-Cov-2 pandemic coronavirus that causes the Covid-19 disease was discontinued on 28 April 2021 as part of a plan to gradually re-open the country from lockdown.

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