L’attacco di Fedez è andato a segno: il suo discorso è diventato virale su tutte le piattaforme. E Salvini non regge il confronto
È una cavalcata. Che Fedez avesse qualche familiarità con i social si poteva già intuire. I suoi esordi sono stati su YouTube, con una serie di video autoprodotti. La sua consacrazione su Instagram, dove ha oltre 12 milioni di follower. La sua ultima primavera su Twitch, piattaforma in cui è arrivato da poco ma con cui è riuscito a inserirsi senza troppe difficoltà nella community di streamer italiani. Con il suo intervento sul palco del Primo Maggio la sua eco sui social è arrivata a un altro livello. È stato un attacco senza precedenti alla Lega, finora regina politica dei social.
Il messaggio di Fedez sul ddl Zan ha attraversato tutti i media: è partito dalla televisione e poi è rimbombato su tutte le piattaforme social. Matteo Salvini non ha potuto fare molto per fermarlo, nonostante negli anni il leader della Lega abbia trasformato i social in una delle chiavi più importanti del suo successo. È il politico europeo più seguito su Facebook, con una pagina che è arrivata a oltre 4,8 milioni di like. È il politico italiano più seguito su Instagram, con 2,3 milioni di follower e ha anche un canale TikTok, oltre che Twitter e Telegram. Per ora niente Twitch. Nonostante questo, il confronto con i post di Fedez nelle ultime ore va in un’unica direzione.
In 12 ore il post di Fedez con il suo intervento contro la Lega ha sfiorato 1,5 milioni di like con migliaia di riprese da altri influencer. Il suo tweet con la telefonata a Ilaria Capitani, vicedirettrice di Rai3, ha superato i 50 mila retweet, sempre in mezza giornata. Risposte più timide dalla community di Salvini. Il post di risposta su Facebook, suo terreno privilegiato, ha superato di poco le 3 mila condivisioni. Totalizzando, quando scriviamo, circa 40 mila like. Il post su Instagram in cui accusa Fedez di aver fatto pubblicità occulta alla Nike con il suo cappellino è arrivato a 81 mila like. Confronto impari.
Il rapporto tra Fedez e la politica
L’attenzione di Fedez verso la politica e l’attualità ha radici ben più antiche del Ddl Zan e della campagna per le vaccinazioni contro il Covid in Lombardia. Nell’ottobre 2011 Fedez aveva 22 anni, compiuti da qualche settimana. La sua carriera era appena iniziata. Alle spalle qualche singolo e l’ep Penisola che non c’è, una manciata di canzoni prodotte da Jt e Dj Harsh che gli avrebbero permesso di entrare in Tanta Roba, l’etichetta appena fondata da Gue Pequeno. Eppure si è era già fatto notare. Tanto che il quotidiano la Repubblica aveva deciso di dedicargli un’intervista su doppia pagina dal titolo Impegno Rap.
I primi testi di Fedez erano molto politici, a partire da Anthem pt.1: «I partiti sono finiti. Sia quelli delle libertà che quelli democratici e onestamente più che un Parlamento sembra un centro di villeggiatura per anziani aristocratici. La situazione è diventata critica da quando la politica parla solo di politica». Il video della canzone inizia con l’intervista a una donna di mezza età, disoccupata. Era la madre di Fedez, poi sarebbe diventata la sua manager.
Nella sua carriera Fedez ha avuto un lungo sodalizio politico con il Movimento 5 Stelle. Lo ha appoggiato pubblicamente e nel 2014 aveva composto anche Non sono partito, la canzone ufficiale dell’evento lanciato da Beppe Grillo Marcia su Roma. Avevano sollevato parecchie polemiche le parole sull’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: «Caro Napolitano te lo dico con il cuore. O vai a testimoniare oppure passa il testimone. Dove sono i nastri dell’inchiesta?». Il processo a cui era chiamato a testimoniare Napolitano riguardava la trattativa Stato-Mafia.
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