Mascherine in pista, tampone e menu digitali: ecco la ricetta salva discoteche. Bassetti: «Chi si diverte non è un peccatore»
I giovani non aspettano altro: l’arrivo della bella stagione, le discoteche, gli amici, un po’ di divertimento e tanta musica, nonostante la pandemia da Coronavirus. Un ritorno quasi alla normalità che, quest’anno più che mai, dovrà essere fatto in sicurezza, anche visti i precedenti. Per questo motivo l’Associazione italiana imprese di intrattenimento da ballo e spettacolo ha elaborato un protocollo (che ha ricevuto il via libera anche di Matteo Bassetti e Pier Luigi Lopalco), da sottoporre al Cts, che Open ha avuto modo di leggere in anteprima.
Cosa prevede il protocollo
In discoteca bisognerà indossare sempre la mascherina, pista compresa. Occorrerà presentarsi in anticipo con l’attestazione vaccinale o l’esecuzione di un tampone rapido antigenico effettuato massimo nelle 36 ore precedenti l’evento (si sta valutando se estenderlo alle 48 ore). La certificazione potrà essere presentata direttamente all’ingresso o con registrazione su sistemi digitali (come la piattaforma Mitiga). Attenzione, però: per evitare i “furbetti” del tampone, il protocollo prevede che questi debbano essere effettuati esclusivamente in strutture autorizzate dal servizio sanitario nazionale. Dunque, no test rapidi in farmacia.
Tamponi fuori dalle discoteche solo in casi eccezionali
In alternativa, sarà possibile fare tutto online: basterà acquistare il biglietto, comodamente da casa, tramite la piattaforma Ticketsms o similare, su cui verranno indicate anche le farmacie convenzionate o le strutture idonee ad effettuare i test. L’utente, a quel punto, andrà in farmacia o nell’area dedicata, si sottoporrà al tampone, e la farmacia (o il centro) notificheranno all’azienda dell’app la negatività al test. Così verrà emesso il biglietto. In casi eccezionali, laddove possibile, verranno allestiti all’esterno dei locali dei triage «con personale medico sanitario autorizzato a effettuare un tampone rapido» così da consentire l’accesso ai soli utenti negativi. Opzione – su cui i sindacati iniziano a esprimere qualche perplessità – da gestire solo «su prenotazione preventiva e per un certo numero di utenti limitato».
Nessun distanziamento, si entra solo con mascherina o visiera
Nel protocollo non è previsto distanziamento; il titolo di accesso dovrà essere nominale; precluso l’accesso a chi, negli ultimi 14 giorni, ha avuto contatti con soggetti risultati positivi al Covid o proviene da altri Stati a rischio. Si entra solo muniti di mascherina o di altro strumento di copertura di naso e bocca, come la visiera: e si dovrà tenere per tutto il tempo della permanenza nella struttura. Qualora il cliente ne fosse sprovvisto «sarà facoltà del locale del locale di mettere a disposizione eventuali mascherine e visiere». Nel caso di controllo della temperatura con termometro a infrarossi, «è indispensabile che gli strumenti siano allontanati da telefoni cellulari» – si legge – «in quanto sensibili a campi magnetici e umidità». A 37,5 gradi non si entra. Non c’è storia.
Materiale monouso, menù digitali
Le bevande saranno somministrate con materiale monouso, si dispone la separazione degli accessi di entrata e di uscita, arrivano i menù digitali, si favoriscono i sistemi digitali di pagamento. Queste sono le novità più importanti contenute nel protocollo elaborato dal prof. Antonio Cascio, direttore dell’Unità operativa di Malattie infettive e del Centro di riferimento regionale AIDS presso il policlinico Giaccone di Palermo, e dal dottor Enrico Alagna, medico specialista in Igiene e Medicina preventiva, medico emergenza Covid presso il dipartimento di Prevenzione ASP Palermo. Protocollo che è stato avallato dal prof. Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive al San Martino di Genova, e dal prof. Pier Luigi Lopalco, assessore alla Sanità della Regione Puglia.
Due eventi-test in Italia
L’obiettivo dell’associazione imprese di intrattenimento da ballo e spettacolo (Silb-Fipe), adesso, è quello di organizzare, anche in Italia, eventi-test in discoteche al chiuso, sul modello di Liverpool, con 1-2mila persone, «affinché – spiega a Open Maurizio Pasca, presidente Silb – i 2.800 locali al chiuso che non lavorano dallo scorso 23 febbraio, perché ingiustamente additati come untori, possano aprire almeno in autunno. Come avvenuto in altri Paesi europei quali Spagna, Inghilterra, Olanda e dove non c’è stato alcun contagio».
Senza discoteche, boom di party clandestini
«Noi in Italia – continua Pasca – arriviamo sempre dopo. Mi vergogno del mio Paese quando parlo con altri colleghi europei. I ristori? Insignificanti di fronte a esorbitanti affitti da pagare». Lui – che ha un locale nel Salento – ha ricevuto «28 mila euro di ristori a fronte di 1 milione di perdite». «Se non dovessimo riaprire nemmeno questa estate, il 40 per cento di noi chiuderà, il 30 per cento invece ha già chiuso. La gente è disperata, mi chiamano ogni giorno, non sanno come pagare l’energia elettrica. Molti cambiano persino lavoro», continua.
«Intanto la gente continua a divertirsi ugualmente – conclude Pasca – a fare feste abusive, a creare assembramenti. Non è forse meglio tenere i locali aperti dove ci sarebbe maggiore attenzione che lasciare affittare case, ville e palazzi in cui fare feste senza nemmeno pagare le tasse? La verità è che, da parte del governo, c’è poca attenzione verso l’economia del nostro Paese. Giuseppe Conte, la scorsa estate, ha persino delegato tutte le decisioni alle Regioni per non assumersi responsabilità». E i risultati si sono visti.
«In Italia il divertimento è peccato»
Duro il commento del prof. Matteo Bassetti a Open: «Ho firmato questo protocollo il 9 aprile. Da quel giorno è passato quasi un mese e ancora non è stato fatto nemmeno un test. Sembra quasi che non si voglia capire che le discoteche non sono solo divertimento per i giovani ma anche una grande opportunità di lavoro. Sembra quasi che chi si diverta sia un peccatore. È una cosa terribile, sono sconcertato e, intanto, continuiamo ad avere feste abusive. Questa è l’ipocrisia all’italiana».
Il protocollo, come dice Bassetti, è stato elaborato mesi fa ma è rimasto, per settimane, sul tavolo dell’Associazione italiana imprese di intrattenimento da ballo e spettacolo a causa di un ostruzionismo proprio da parte di alcuni imprenditori del settore: «Non era condiviso da tutti, secondo alcuni le norme che abbiamo proposto sono troppo restrittive. C’è persino chi si oppone all’acquisto del ticket online perché poi non può fare la selezione del pubblico all’ingresso», precisa Maurizio Pasca, presidente Silb.
Con questo protocollo, invece, «introduciamo il concetto del green pass e non facciamo altro che seguire i protocolli usati da altri Paesi del nord Europa per un ritorno alla normalità in sicurezza». Sull’obbligo di mascherina anche in pista, spiega: «Procediamo a step. All’inizio, e mi riferisco a giugno, sarà così. Poi da quest’estate, già da agosto, sarebbe auspicabile alleggerire le misure, consentendo ad esempio la permanenza nelle strutture anche senza mascherine». Ora «basta timore, siamo i più coraggiosi a chiudere e i più timorosi ad aprire. Guardiamo agli altri, penso alla Germania. È arrivato il momento di osare, di non avere paura. I consulenti sono tutti timorati, sembra che li scelgano con il lanternino».
Foto in copertina di Vincenzo Monaco