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Un video mostra le verità sulle bare di Bergamo nei camion militari? No! Foto sbagliate e false informazioni

04 Maggio 2021 - 18:26 David Puente
Tornano a circolare audio anonimi sui decessi a Bergamo e la gestione delle salme da parte dei militari. Ecco quanto abbiamo verificato

Sabato primo maggio 2021 riceviamo una segnalazione via WhatsApp riguardo a un video di una chat Messenger dove un uomo racconterebbe la sua “verità” sulle bare di Bergamo relative ai decessi Covid19. Per farlo, condivide delle foto a prova del suo racconto. Il video è stato pubblicato il 28 aprile in un tweet e da un sito chiamato 100 giorni da leoni, il titolo è La verità sulle bare di Bergamo. Il video ma i contenuti non sono corretti. Per tutte le segnalazioni di notizie da verifiare, il numero di riferimento della sezione Fact-Checking è +39 3518091911.

L’autore degli audio, inoltrati in una chat Messenger, risulta al momento anonimo e potrebbe trattarsi di chiunque. L’unico elemento presentato come “provante” sono degli scatti fotografici che sembrano rivelare qualcosa di mai visto e che porterebbe qualcuno «alla rovina». In realtà sono foto pubbliche, diffuse nel marzo 2020 dai media.

Per chi ha fretta

  • L’audio è di un completo anonimo, potrebbe essere stato confezionato da chiunque per sostenere qualunque cosa
  • Le foto condivise non sono una prova e non sono nemmeno nuove, essendo state pubblicate nel 2020 dai media del Friuli Venezia Giulia
  • Le foto, infatti, non sono state scattate a Bergamo ma a Gemona del Friuli durante lo scarico nel centro crematorio locale
  • Non risultano «bare colanti» a causa della putrefazione dei corpi
  • Nell’audio si sostiene che le bare erano destinate a Trento, ma in tale località non è presente alcun forno crematorio
  • Nell’audio si sostengono diverse teorie diffuse in passato sui «medici assassini», dal 2020 ad oggi del tutto infondate

Analisi

Di seguito il video diffuso via Whatsapp e i social:

Ecco la trascrizione della prima parte degli audio. Alcune parole risultano poco comprensibili, visto che l’autore a volte non si esprimeva in maniera chiara, quelle più plausibili sono state evidenziate con le parentesi quadre. Gli asterischi segnano un momento in cui l’audio viene censurato dall’autore del video.

Le bare vennero accumulate, accatastate, aspettarono più di qualche giorno per trovare e individuare il forno crematorio che accettasse di [prestarsi] al gioco schifoso e… tranne **** … ovviamente perché, comunque sai, stesso partito, hanno fatto i loro giochetti sporchi, e… però… e… i corpi all’interno andavano in putrefazione e non essendoci la zincatura hanno cominciato a colare al di fuori delle bare. Quando chiamarono le pompe funebri per… ehm… per portarli via, questi si sono rifiutati ovviamente. Dicevano “Ma a me poi il camion… la macchina chi me la paga? Devo rifare tutto l’interno della macchina con una cosa del genere!”. L’esercito mandò giù 40 camion, no? 40 camion, e caricarono su questi 40 camion 81 bare. Quindi, tutta questa sceneggiata avvenne nell’arco temporale di un mese di moria anomala. Quasi un mese, 26 giorni per la precisione, che su Bergamo 80 persone su Bergamo muoiono sempre nell’arco di 26 giorni, ok? Gli anziani! E…caricarono queste 81 bare su questi 40 camion. Io ho le fotografie, se vuoi te le giro, dei camion militari con una bara, o massimo due, ce n’era qualche d’uno che ne aveva tre, i più grossi. E misero in piedi questa pagliacciata, questa sceneggiata vergognosa che è stata la loro vittoria iniziale che sarà quella che li trascinerà sul fondo, perché [a me] quelle fotografie ce le abbiamo!

Alcune di queste risultano essere state pubblicate in un tweet del 28 aprile dall’utente @in4_p4 con il seguente commento: «Ma le foto dei camion con 3 4 bare per far scena?».

Le foto non sono state scattate a Bergamo ma a Gemona del Friuli. Le troviamo pubblicate in una galleria fotografica di Telefriuli il 26 marzo 2020 e riguardano le 20 salme giunte da Bergamo per la loro cremazione negli impianti friulani.

Un’altra foto la troviamo pubblicata il 27 marzo 2020 a UdineToday:

Nel sito del TGR della Rai troviamo una foto scattata a Cervignano, non presente nel video, dove si vedono le bare contenute all’interno di uno dei mezzi:

L’annuncio del loro arrivo risale al 25 marzo 2020:

Le autorità della Provincia di Bergamo hanno contattato il primo cittadino di Gemona, Roberto Revelant, per chiedere la disponibilità alla cremazione delle salme dei defunti a causa del coronavirus all’interno del forno crematorio di Gemona.

[…]

Le salme dei defunti saranno trasportate tramite i mezzi militari provenienti da Bergamo. Nella parole di vicinanza del primo cittadino di Gemona viene citata la grande solidarietà dimostrata anche dalla provincia di Bergamo durante i tragici fatti che hanno colpito il Friuli nel 1976.

In Friuli erano giunte 50 salme, di cui 20 a Gemona e 30 a Cervignano:

Sono giunte agli impianti di cremazione di Cervignano del Friuli e Gemona una cinquantina di bare provenienti da Bergamo con camion militari scortati dai carabinieri. Sono 30 le salme destinate alla cremazione a Cervignano, mentre le rimanenti 20 sono arrivate a Gemona, dove ad accogliere la mesta colonna di automezzi dell’esercito c’erano il sindaco con la fascia tricolore e un mazzo di rose rosse recante la scritta «Gemona del Friuli».«La Comunità di Gemona e il Friuli si uniscono al vostro che è il nostro dolore. Un grande abbraccio a tutta Bergamo» ha scritto sulla propria pagina facebook il primo cittadino di Gemona, Roberto Revelant.

L’autore degli audio sostiene che nei camion ci fossero al massimo 3 bare. Osservando le immagini, notiamo che all’apertura dei mezzi ci sono tre bare in fila in prima linea e altre, in un’altra foto, in seconda linea. Questo per far comprendere che all’interno dei mezzi ce ne potevano essere tranquillamente più di tre, mentre le foto con i mezzi quasi vuoti potevano essere state scattate dopo aver scaricato le prime al loro interno.

Il racconto riportato negli audio in merito alle «bare colanti» non trova fondamento nelle stesse immagini condivise dall’individuo. Queste, così come le altre riportate da Ansa il 18 marzo 2020 scattate all’interno della chiesa del cimitero di Bergamo dove erano in attesa di essere caricate nei camion, non presentano problematiche del genere.

Ciò che potrebbe risultare strano è il numero delle salme inviate in Friuli, visto che all’epoca si parlava di circa una sessantina di bare trasportate con i mezzi militari. Contattato gli uffici del solo Comune di Bergamo, tra marzo e aprile 2020 sono state trasportate più di 500 unità nei forni crematori di diverse città italiane che si erano rese disponibili a fornire il proprio aiuto.

Una delle foto scattate dai dipendenti comunali di Bergamo all’interno della chiesa del cimitero. Questo scatto, insieme ad altri, fanno parte di una mostra fotografica del Comune.

In merito alla questione delle «bare colanti», dal Comune di Bergamo ci spiegano che non erano stati registrati casi di percolazione. Non solo, le salme erano state poste all’interno della chiesa del cimitero con l’aria condizionata alzata al massimo proprio per creare un clima ancora più freddo di quello già presente a marzo. C’è da dire, inoltre, che il Comune non faceva altro che seguire il volere dei familiari e che non c’era alcuna intenzione o decisione dall’alto per imporre tale operazione. Se non fosse stato possibile procedere con la cremazione, le bare sarebbero state sepolte come è avvenuto in altri comuni lombardi.

La richiesta di verifica giunta a Open.

C’è un ulteriore elemento errato riportato nell’audio dell’anonimo divulgatore. Ecco il passaggio anomalo:

Per nascondere tutto questo hanno fatto questa porcata delle bare senza zincatura per portarli a cremare a Trento.

Secondo un servizio di RaiNews del 3 ottobre 2020, a Trento non è ancora presente un forno crematorio:

«In attività, si stima, il prossimo anno. Intanto, anche a causa del Covid, chi sceglie la cremazione deve rivolgersi ad altre regioni».

[…]

Nel frattempo sono sempre di più le persone che preferiscono la cremazione alla sepoltura, una domanda in aumento che oggi trova risposta solo in una convenzione con il comune di Mantova. Ma la pandemia, che ha messo in sovraccarico molti forni crematori del nord, ha costretto a rivolgersi anche a Bologna e in Friuli.

Proseguiamo con la seconda parte dell’audio, già in parte anticipata per citare il fatto di Trento. Ecco la trascrizione:

Concludendo, la motivazione è stata che li hanno fatti morire perché li hanno obbligati a fare i vaccini in maniera anomala. Li hanno fatti morire perché gli hanno messo dentro i malati Covid dentro le RSA e li hanno fatti morire perché li hanno curati in maniera completamente errata. Si potevano curare tranquillamente, ma hanno deciso di intubarli e hanno curato delle polmoniti bilaterali interstiziali che non esistevano mentre la gente moriva di trombi, di tromboembolie, mini tromboembolie, bruciandoli i polmoni con l’ossigeno. Per nascondere tutto questo hanno fatto questa porcata delle bare senza zincatura per portarli a cremare a Trento e hanno dovuto attendere troppo tempo e han dovuto chiamare i camion militari in modo che li portassero via. Questo è quello che è successo a Bergamo.

Le teorie dei «medici assassini» e dell’ossigeno utilizzato per «bruciare i polmoni» è già stata trattata diverse volte dalla sezione Fact-checking di Open, hanno origine da persone come Pasquale Bacco (ne abbiamo parlato qui, qui e qui) che dal 2020 ad oggi non risulta che abbiano fornito alcuna prova a riguardo. In merito al tema della ventilazione meccanica, dell’intubazione e della posizione prona ne avevamo parlato qui e qui. In merito alla questione delle trombosi, tirata in ballo ad esempio da Stefano Montanari, era già noto fin dall’inizio dello scoppiare dell’epidemia come riportato in un documento del Ministero della Salute (datato 12 gennaio 2020) per la gestione clinica dell’infezione respiratoria acuta grave nei casi di sospetta infezione da nuovo coronavirus (ne abbiamo parlato qui).

Conclusioni

L’audio presente nel video, così come le foto, non possono essere considerate prove di un complotto ai danni della cittadinanza per nascondere chissà quale crimine. L’autore dell’audio sostiene di avere foto e di avere in mano un report compromettente, lo invitiamo a contattarci scrivendo una email a verifica@open.online se è sicuro di ciò che afferma. Ci troverà a disposizione per analizzarne il contenuto.

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