Renzi contro Report: «Servizio da manuali di complottismo». E su Conte: «Lo farei cadere di nuovo, è stato giusto così»
Matteo Renzi ha dato la sua versione dei fatti circa l’incontro in autogrill con il dirigente dei servizi segreti Mauro Mancini, al centro dell’inchiesta mandata in onda ieri dalla trasmissione televisiva Report, su Rai 3. Secondo il leader di Italia Viva, infatti, quel servizio «andrebbe studiato nei manuali di complottismo». Renzi, nella sua e-news, prima afferma di essere «tra i pochi politici che rispondono sempre alle domande di Report». Poi spiega perché, secondo lui, quel servizio non sarebbe stato corretto: «L’intervista che ho rilasciato dura un’ora ed è stata tagliata in tutti i passaggi più significativi. Per gli appassionati, il video si trova sul mio canale YouTube. Trasparenza è la mia parola d’ordine, altro che storie. I tagli li ha fatti la redazione».
Entrando nel merito della vicenda, Renzi afferma che nella storia raccontata da Report ci sarebbero «molti punti oscuri». Innanzitutto perché a filmare con uno smartphone l’incontro con Mancini sarebbe stata «una donna che di mestiere fa l’insegnante» e che si sarebbe fermata in autogrill perché il padre stava male. La signora, però, a un certo punto «si insospettisce perché vede un tipo “elegante ma losco” che si aggira nervoso in attesa di qualcuno». Poco dopo arriva Renzi e la signora decide di filmare l’intera chiacchierata: «Dopo 40 minuti, Renzi e il signore elegante ma losco si salutano e la prof chiusa dentro la macchina riesce a registrare le parole di commiato “lei sa dove trovarmi”, che sembrano quasi una minaccia. Il fatto che la signora riesca a distanza di metri, col finestrino chiuso, a sentire le parole, senza neanche leggere il labiale perché i due indossano una mascherina, è straordinario: fortunati gli studenti che possono contare su una professoressa dalle orecchie bioniche».
Prosegue Renzi: «La signora avrebbe custodito il video per quattro mesi, poi improvvisamente sputa il rospo e passa un video di 40 minuti alla redazione di Report, perché ha riconosciuto nel signore elegante ma losco un famoso dirigente dei servizi segreti italiani, del quale non esistevano foto da anni. Ma lei lo riconosce, bravissima. Un segugio implacabile. E fortuna vuole che il padre della prof si senta male solo a Fiano Romano: se si fosse sentito male fuori da Palazzo Chigi, chissà quante volte avrebbe visto il dirigente dei servizi andare in visita da Conte. Chissà. E allora Report capisce che è il momento di dire la verità al popolo italiano. Meno male che c’è il servizio pubblico a svelare le trame dei politici italiani all’autogrill. Rimane il dubbio che il giornalismo di inchiesta dovrà chiarire: è stato un Camogli o una Rustichella a segnare la dolorosa fine del governo Conte?».
Renzi rivendica quindi la scelta di aver fatto cadere il governo Conte: «Ero consapevole del fatto che mandare a casa Conte, Bonafede, Arcuri e compagnia avrebbe provocato più di una reazione. A vari livelli. L’ho fatto lo stesso perché lo ritenevo giusto per il Paese. Lo rifarei domattina, senza paura. Se oggi c’è Draghi e non Conte, non è per un complotto ordito all’autogrill, come qualcuno vorrebbe far credere, ma è il risultato di una scelta politica, fatta con coraggio e libertà – all’inizio in solitaria – da un partito che si chiama Italia Viva. Io vado orgoglioso di quanto abbiamo fatto. E lotterò in tutte le sedi (credetemi: tutte) perché la nuova generazione che si avvicina alla politica possa impegnarsi senza temere mai le fake news, il fango, l’aggressione mediatica ad personam. Viva la politica e abbasso il complottismo».
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