Dal turismo vaccinale selvaggio ai falsi certificati all’estero, il green pass è a prova di furbetti e NoVax?
Un green pass per viaggiare, per sperare e per riattivare il turismo. In tempi di pandemia, per la quale stiamo iniziando a sperare di intravvedere la luce in fondo al tunnel, si cerca di tutelare tutti i sacrifici fatti fino ad oggi per tornare alla normalità. Per ottenere questa sorta di “passaporto” bisogna soddisfare alcuni requisiti, tra i quali la certificazione dell’avvenuta e completa vaccinazione anti Covid19, ma cosa succede se la somministrazione è avvenuta all’estero? E se non è mai avvenuta? Ecco, il dubbio che qualcuno possa cercare di fare il furbo c’è ed è fondato.
Prendiamo in considerazione il green pass europeo, avendo a disposizione il testo della proposta nel sito l’Unione. L’intenzione è chiara, non si vuole violare il diritto di circolazione nel territorio degli Stati membri e la vaccinazione non è affatto un requisito obbligatorio per ottenere il «passaporto». Infatti, per ottenerlo basterebbe anche un risultato negativo al test o dimostrare che si è guariti dalla Covid19, due requisiti opzionali che permettono a chi non ha avuto ancora l’occasione di vaccinarsi di poter viaggiare nel territorio europeo.
Cosa succede se il vaccino viene somministrato all’estero? Siamo consapevoli dell’esistenza del turismo vaccinale, promosso anche nei canali social del vaccino russo Sputnik V. C’è chi, avendone la possibilità, ha già intrapreso la via della somministrazione all’estero come il leghista Alessandro Ravaglioli: «Una cifra pari a 26 euro. Ho colto l’occasione, quando ho saputo che c’era questa possibilità. Tra l’altro al mio arrivo in clinica non c’era praticamente fila, e in pochi minuti mi hanno somministrato la dose. Tanti altri stranieri che vivono a Mosca hanno fatto come me» ha dichiarato in un’intervista a Il Resto del Carlino.
La proposta europea parla chiaro, per il rilascio del green pass ai vaccinati ci vuole una certificazione di avvenuta somministrazione anche in uno Stato terzo a determinate condizioni: «il presente regolamento dovrebbe prevedere l’accettazione dei certificati rilasciati da paesi terzi a cittadini dell’Unione e loro familiari, se la Commissione ritiene che tali certificati siano rilasciati secondo norme equivalenti a quelle stabilite dal presente regolamento». La Russia, in questo caso, dovrebbe eventualmente rispettare certe condizioni affinché possa sfruttare un eventuale turismo vaccinale, ma bisogna tenere sempre in considerazione l’esistenza dei furbetti e in particolare dei NoVax.
Ammettiamolo, il delinquente di turno lo si trova sempre in un modo o nell’altro e bisogna prevedere ogni loro eventuale mossa per arginare il fenomeno ed evitare che qualcuno diventi il prossimo «paziente zero» di una futura Codogno. Un articolo del 27 novembre 2020 della BBC riportava l’arresto in Kenya di diverse persone accusate di aver presentato dei falsi certificati di test Covid19 per poter viaggiare negli Emirati Arabi. In un altro volo diretto a Dubai avevano riscontrato circa 100 passeggeri con altrettanti falsi certificati, metà di loro erano risultati positivi nei test effettuati in aeroporto.
In un articolo del 6 aprile del Corriere si è parlato di un boom di prenotazioni dall’Italia per ottenere il vaccino Sputnik V nei Balcani. Dove? In Serbia, dove il vaccino è gratuito e a disposizione di stranieri con o senza permesso di soggiorno, grazie al fatto che le scorte a disposizione superano quelle necessarie per i cittadini residenti. Tuttavia, lo 25 scorso marzo vennero arrestati due volontari che, durante il loro servizio nella Fiera di Belgrado, avevano inserito nei database i nominativi di coloro che non si erano mai presentati nel centro vaccinale dove operavano. Le perquisizioni avevano riscontrato due certificati di fatto falsificati, il che apre un vaso di Pandora sulle possibilità che potrebbero avere NoVax o furbetti di turno per poter viaggiare senza aver per forza ricevuto un vaccino.
Se le autorità dei Paesi terzi all’Unione europea decidessero di adeguarsi al regolamento previsto, fornendo una certificazione adeguata per l’ottenimento del documento utile agli spostamenti, potrebbe profilarsi un altro canale utile ai furbetti. A marzo vennero riscontrati diversi annunci sul Dark Web per la vendita di falsi certificati vaccinali, con prezzi del tutto abbordabili. Quanto siamo sicuri che in un Paese straniero, conforme al regolamento Ue, non ci siano degli operatori che per 250 euro si prestino a iscrivere nel registro statale il nome di un europeo e inviargli la documentazione acquistata nel mercato nero? C’è da dire che nemmeno i furbetti sono al sicuro e potrebbero venire truffati ricevendo un certificato palesemente contraffatto, ottenendo un “pass” del tutto diverso una volta beccati.
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