Le frecciate di Conte: «Caduto per Renzi? No, colpa di tutti i partiti. Draghi? A parte i vaccini, il resto sarà complicato da gestire con questa maggioranza»
Le dimissioni, lo scorso 26 gennaio, erano inevitabili: il secondo governo di Giuseppe Conte sarebbe andato incontro a una sfiducia sulla mozione Bonafede. Ma per l’avvocato del popolo, oggi leader in pectore del Movimento 5 stelle, le motivazioni che hanno portato al suo trasloco da Palazzo Chigi sono riconducibili ad «alcuni settori economici e politici – che volevano – voltar pagina», dice al Corriere della Sera. «Non ho elementi, invece, per dire se ci fossero anche degli incroci internazionali – aggiunge Conte -. Può essere che in questa operazione Renzi si sia prestato».
Ed è la prima volta che l’ex premier risparmia il leader di Italia Viva da ogni responsabilità della crisi di governo. Anzi, individua in tutte le forze di maggioranza – Movimento 5 stelle incluso – i colpevoli della caduta del suo esecutivo: «Per mesi ci fu un’opera di logoramento. Ogni giorno si parlava solo di rimpasto. Si arrivò al punto che la questione venne sollevata in parlamento dall’allora capogruppo del Pd Marcucci. Il fatto è che i partiti maggioranza avevano scaricato su di me il problema».
A quale problema fa riferimento Conte? «I partiti volevano che fossi io a cambiare i ministri. Alcuni di loro venivano presi pubblicamente di mira. Tutto questo indebolì il mio governo». Su questo humus di criticità, secondo l’avvocato, ha potuto prendere piede l’offensiva di Renzi, il quale «visto che i sondaggi di Italia Viva non decollavano, ruppe. Non so se puntasse davvero a questa soluzione della crisi: un politico non accetta facilmente di cedere il potere a un tecnico».
Il rapporto con Draghi
Il nome di Draghi, dice, veniva ventilato da tempo. E smentisce anche le sue presunte antipatie nei confronti dell’ex presidente della Bce. «Chiamami quando vuoi, sono a tua disposizione» è la frase che Conte gli avrebbe detto nella fase del passaggio di consegne tra lui e l’attuale premier. L’avvocato racconta di essersi preoccupato per l’eccessivo entusiasmo sul suo successore, perché «l’idea che un uomo da solo possa risolvere le cose falsa la realtà». E sospende il giudizio sul nuovo esecutivo: «È difficile gestire una maggioranza con un perimetro molto largo. Finché si tratta del piano vaccinale… Ma quando si scenderà nelle questioni economiche e sociali diventerà complesso».
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