Verso nuove regole sui colori, addio all’indice Rt: 6 regioni possono evitare l’arancione. Lunedì la cabina di regia sulle riaperture
Per il governo è arrivato il tempo di fare il «tagliando» sul «rischio ragionato» che ha dato il via, lo scorso 26 aprile, alle prime riaperture. E sempre sulla strada della «gradualità e prudenza» invocata dal presidente Draghi, onde evitare passi di falsa-ripartenza, nei prossimi giorni è prevista una prima riunione della cabina di regia, in vista del confronto con le Regioni, per definire se è possibile procedere con le nuove riaperture, nel rispetto dei dati sull’andamento dell’epidemia di Coronavirus. Le principali novità dovrebbero riguardare la revisione dei parametri che definiscono i colori, e di conseguenza le limitazioni e aperture, delle varie regioni e province autonome e il posticipo alle 23 del coprifuoco.
Riaperture, lunedì 17 maggio la cabina di regia
Si svolgerà lunedì 17 maggio, a quanto si apprende da fonti di governo, la cabina di regia tra le forze di maggioranza e il premier Mario Draghi per discutere delle riaperture.
Meno peso all’indice Rt e più attenzione alla pressione ospedaliera
Il Cts e i tecnici delle Regioni stanno lavorando a una revisione dei parametri da utilizzare per definire le restrizioni (e di conseguenza i colori) della suddivisione in fasce di rischio i territori. L’idea è quella di far pesare meno l’indice di trasmissibilità (Rt), dando invece maggior peso agli indici di pressione ospedaliera, in particolare sulle terapie intensive, e al tasso di vaccinazione delle persone a maggior rischio e ai fragili. Il passaggio in zona ad alto rischio avverrebbe se il livello di occupazione in area medica e in terapia intensiva arrivasse rispettivamente al 30% e al 20% (ora al 40 e al 30). Tre le fasce di incidenza: quella a maggior rischio sarebbe fissata a partire da 150 casi ogni 100 mila abitanti.
Attualmente, diverse regioni italiane oscillano tra zona gialla e zona arancione proprio a causa dell’indice Rt, pur avendo una situazione ospedaliera sostenibile, sia sul fronte dei ricoveri in area critica, sia nei reparti di degenza per soggetti con sintomatologia. Ed è proprio per questa ragione che si propenderebbe per dare maggior peso alle ospedalizzazioni che all’indice di trasmissibilità, evitando di fare passi indietro con il ripristino di nuove limitazioni. Rischiano al momento di cambiare colore da lunedì prossimo Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, provincia autonoma di Bolzano e provincia autonoma di Trento.
Il nodo del coprifuoco
La questione dello slittamento alle 23 del coprifuoco continua a tener banco. Mentre si fanno sempre più insistenti le pressioni delle Regioni per il posticipo di almeno un’ora della misura, da Roma, in via prudenziale, si preferiscono tenere, al momento, fissi i paletti, con la speranza di poterli progressivamente allentare sempre più con l’andare del tempo. Nell’esecutivo tutte le forze politiche, Draghi incluso, sono inclini per un iniziale spostamento alle 23. Resta da definire però la data in cui il coprifuoco verrà fatto slittare.
Al momento ci sono due ipotesi. La prima prevede il posticipo dell’orario già da lunedì 17 maggio, quando entreranno in vigore le nuove misure e le nuove riaperture. Nel secondo caso, invece, potrebbe invece slittare a partire dal 24 maggio. Quest’ultima ipotesi sarebbe caldeggiata in particolare dal ministro Speranza e dal Cts, non contrari alla proroga del coprifuoco, ma più inclini ad avere un approccio più prudenziale, in attesa di avere una panoramica più completa degli impatti delle prime riaperture.
Foto in copertina: ANSA/FABIO FRUSTACI
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